venerdì 15 febbraio 2013

Vivere e morire a Pretoria

La tragedia di Reeva Steenkamp e Oscar Pistiorius

FIRENZE - La scena è quella dei grandi thriller che ci hanno tenuti per anni avvinti alla poltrona. Patricia Cornwell, Michael Connelly o Brian De Palma non avrebbero saputo fare di meglio. E’ notte a Pretoria, nel quartiere residenziale dove abita il recordman paralimpico della corsa veloce Oscar Pistorius. L’uomo che ha tolto la paura al mondo, come è stato definito allorché ha vinto la sua battaglia per il riconoscimento dei diritti dei disabili anche in campo sportivo insieme a varie medaglie paralimpiche e ad una semifinale olimpica con i normodotati che vale più di tutto il resto, abita in una villa che come tutte quelle della sua zona è super sorvegliata.
Dovrebbe dormire sogni tranquilli, nel fiore dei suoi 26 anni e cullato dalle sensazioni lasciate dai suoi successi leggendari. E invece no. L’uomo che ormai il Sudafrica considera come una icona nazionale, forse al pari di Nelson Mandela, è solo nel buio. Circondato dai demoni che si agitano nella notte in una metropoli considerata tra le più infestate dalla violenza nel mondo.
Tormentato forse, sarà la polizia a stabilirlo in un prossimo futuro, dai demoni che turbano la sua anima fin dall’adolescenza, che per lui è stata problematica più del normale. "Quando la mia mamma si arrabbiava, diceva a mio fratello mettiti le scarpe! e a me mettiti le protesi!" racconta sempre, lasciando immaginare i sentimenti (ed i turbamenti) di un ragazzo che rispetto ai coetanei era destinato a restare sempre indietro.
Nelle prime ore di giovedi 14 febbraio, quando la notte è più fonda, i vicini sentono rumore di spari, e chiamano la polizia. La quale arriva poco dopo e trova una scena che se fosse tratta dall’opera di uno degli autori di cui si diceva sopra sarebbe la scena madre. Oscar Pistorius è sconvolto, accanto a lui la sua pistola che ha sparato da poco, quattro colpi. I proiettili sono tutti nel corpo che giace riverso a terra, sul pavimento di casa di Pistorius. Reeva Steenkamp, una delle più belle e famose modelle del mondo, di origine sudafricana e fidanzata con l’atleta, giace in una pozza di sangue, colpita anche alla testa e come viene subito constatato dai poliziotti ormai priva di vita.
Gli ingredienti del thriller d’autore ci sono tutti. Pistorius dichiara agli agenti che lo prendono in custodia che si è trattato di un tragico errore. La fidanzata era entrata in casa di soppiatto per fargli una “sorpresa di san Valentino”. Il suo fidanzato, paranoico a proposito della sicurezza come tutti i sudafricani che vivono nelle grandi città (il paese in questo senso è secondo solo agli Stati Uniti) e quindi armato a dovere, estrae da sotto il cuscino la pistola freddando con quattro colpi l’intruso. Salvo accorgersi troppo tardi che l’intruso è una intrusa, e che con quella di lei se n’è andata anche la propria vita.
La polizia prende in carico Pistorius, la magistratura inquirente non crede da subito alla sua storia. E lo incrimina. Il thriller diventerà presto un legal thriller. La storia è destinata a ricalcare quelle che hanno già appassionato l’opinione pubblica in passato: Carlos Monzon e O.J. Simpson per fare soltanto i due nomi più famosi. Un’altra icona, non soltanto per il Sudafrica, finisce nella polvere. Altre giovani vite spezzate, altro tormentone che si protrarrà per mesi tra innocentisti e colpevolisti. Sì, perché se allo stato attuale è sicuramente prematuro e avventato esprimere qualsiasi giudizio, si registra invece tra il popolo del web uno scatenarsi di prese di posizione che contrastano apertamente sia con l’uso corretto delle nuove tecnologie al servizio dell’informazione che con le battaglie di civiltà di gran moda quando si tratta di stigmatizzare gli USA e il loro sistema penale.
A giudicare da quanti si sono immediatamente pronunciati per la colpevolezza del campione sudafricano, c’è
da ringraziare infatti che nella maggior parte dei paesi del mondo la pena di morte non esista più, altrimenti Pistorius sarebbe già spacciato prima ancora di essere indagato e giudicato. Non c’è che dire, dai tempi di Girolimoni è passato quasi un secolo, è arrivato nel frattempo anche Internet. Eppure sembra ieri. Mentre la polizia indaga, il pubblico non può aspettare, ed un nuovo mostro è arrivato finalmente in prima pagina. E il garantismo è sempre di più una parolaccia.