giovedì 5 giugno 2014

La Repubblica italiana festeggia 200 anni della sua Benemerita

Nei secoli fedele, recita il suo celebre motto. Oggi l’Arma dei Carabinieri ha celebrato due secoli di servizio e fedeltà allo Stato italiano. Con la tradizionale cerimonia a Piazza di Siena a Roma è stata rievocata come ogni anno la carica dei Carabinieri a Cavallo a Pastrengo, la storica battaglia della Prima Guerra di Indipendenza che ebbe luogo il 30 aprile 1848 e durante la quale essi furono determinanti per salvare addirittura la vita al Re Carlo Alberto. La cerimonia del Bicentenario si è conclusa come di consueto con gli onori finali al Presidente della Repubblica.
L’Arma dei Carabinieri nacque per volontà di un Capo dello Stato in esilio. Nel 1814 Vittorio Emanuele I Re di Sardegna si trovava appunto nell’isola, costretto alla fuga dalle truppe di Napoleone che avevano invaso il Piemonte al pari del resto d’Italia. Per quanto esecrasse la Rivoluzione Francese ed il bonapartismo che l’aveva esportata in tutta Europa, il Savoia aveva avuto modo di ammirare l’efficienza di alcune sue istituzioni. Tra di esse, aveva desiderato di costituire nel suo regno un corpo di polizia moderno sul modello della Gendarmerie d’Oltralpe.
La data di nascita del nuovo corpo di pubblica sicurezza, inquadrato fin dall’inizio nel Regio Esercito savoiardo, fu appunto il 5 giugno 1814. I gendarmi presero il nome di Carabinieri dall’arma che ebbero in dotazione e che hanno mantenuto fino al 1990, anno in cui è stata sostituita dal più moderno fucile d’assalto Beretta AR 70/90. Erano inizialmente un corpo d’élite (era richiesto alle reclute perfino saper leggere e scrivere, cosa che per l’epoca era ristretta veramente ad una minoranza) classificato di fanteria leggera, che si distinse fin da subito nella lotta al brigantaggio in Sardegna.
Al rientro a Torino dopo la sconfitta di Napoleone, Vittorio Emanuele rilasciò il 13 luglio 1814 le “regie patenti” che istituivano definitivamente il Corpo dei Reali Carabinieri con funzioni di polizia sia civile che militare. L’8 maggio 1861, due mesi dopo la proclamazione del Regno d’Italia, il Corpo fu elevato al rango di Arma (al pari di Fanteria, Cavalleria ed Artiglieria) in considerazione del crescente prestigio acquisito durante le campagne risorgimentali e la difficile normalizzazione delle zone del regno infestate dal brigantaggio. In breve tempo, l’importanza dei Reali Carabinieri crebbe al punto da farli considerare la prima Arma dell’Esercito, anzi l’Arma per antonomasia.
Da quell’epoca in poi, la storia dei Carabinieri è sempre stata profondamente legata a quella d’Italia, soprattutto nelle sue vicende più drammatiche. Sempre usi ad obbedir tacendo, e tacendo morir, come recita un altro dei loro motti. Se nella Prima Guerra Mondiale toccò loro recitare lo scomodo ruolo di polizia militare nei confronti del malcontento serpeggiante nelle trincee italiane contro quella che il Papa Benedetto XV aveva definito l’inutile strage, se durante il Ventennio Fascista toccò loro spesso provvedere ad assicurare il rispetto di norme odiosamente liberticide che ebbero il culmine nelle Leggi Razziali del 1938, fu a partire dall’8 settembre 1943 che i Carabinieri ripresero il loro posto nel cuore del popolo italiano, mantenuto indiscutibilmente fino ai giorni nostri.
Si calcola infatti che furono circa 2.700 i Carabinieri che subirono la deportazione per essersi rifiutati di collaborare con le milizie nazifasciste, o anche solo di eseguirne gli ordini. Tutti conoscono la storia di Salvo D’Acquisto, il Carabiniere che si sacrificò il 23 settembre 1943 a Torre di Palidoro nei pressi di Roma per salvare la vita a 22 condannati a morte civili durante una rappresaglia tedesca. Alle Fosse Ardeatine i Carabinieri vittime della tragica rappresaglia di Kesselring per l’attentato partigiano di Via Rasella a Roma furono addirittura 10.
Durante la storia repubblicana, l’Arma dei Carabinieri è sempre stata sentita dalla popolazione come una istituzione positiva, “su cui poter fare conto”, sempre e comunque. Per tutti gli atti di coraggioso altruismo compiuti al servizio del popolo italiano, l’Arma si è guadagnata nel tempo il soprannome eloquente di “Benemerita”.
Non è riuscito ad infangare il suo buon nome nemmeno il discusso periodo di comando di Giovanni De Lorenzo, il generale accusato di aver messo a punto ed aver cercato di attuare il cosiddetto Piano Solo, il colpo di stato che nell’estate del 1964 – proprio nell’anno del centocinquantesimo anniversario - avrebbe dovuto portare all’assunzione del potere da parte dei Carabinieri e dell’Esercito, con arresto di tutti gli esponenti dei partiti di sinistra, dei sindacati e di tutta una serie di organizzazioni ritenute “sovversive”. La gente preferisce ricordare le migliaia di circostanze in cui quotidianamente gli uomini - e da qualche anno anche le donne - con la fiamma d’argento sul berretto e la riga rossa sui pantaloni sono stati al suo fianco, per ordine pubblico o per calamità naturali, spesso a costo del sacrificio della propria vita.

Dall’anno 2.000 i Carabinieri sono stati elevati al rango di Forza Armata autonoma al pari di Esercito, Marina ed Aviazione, completando così un percorso che nei 200 anni appena trascorsi ne ha fatto una componente essenziale della nostra vita quotidiana, prima ancora che del nostro assetto istituzionale.

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