domenica 20 dicembre 2015

DIARIO VIOLA: Buon Natale, Fiorentina

Per la Fiorentina, in questo girone di andata, vale la Legge di Murphy a rovescio: se qualcosa può andar bene, lo farà. E’ andata bene anche oggi, e soprattutto va bene la sosta che arriva a chiudere questo 2015 con i viola al secondo posto, in gran parte per merito e un po’ anche per fortuna.
Avversario di giornata è il Chievo, provinciale terribile di default e assai di più adesso che viene da una striscia di risultati positivi e da una condizione invidiabile. Il contrario della Fiorentina, che viene dalla peggior settimana della stagione e che mostra una grande stanchezza di testa, alla quale si stanno gradualmente allineando anche le gambe. C’è il rischio di lasciare sul terreno di gioco altri punti, come già accaduto con Empoli, Sassuolo e Juventus. Punti che a questo punto – ci si perdoni il bisticcio di parole oltre che l’accostamento dei Campioni d’Italia alle provinciali – potrebbero risultare fatali, con l’Inter in fuga e le altre che non mollano un colpo.
Paulo Sousa in settimana è stato chiaro su tante cose, dalla situazione della squadra a quella di alcuni singoli, in primis il ragazzo prodigio in difficoltà Giuseppe Rossi. Il rischio è che sia stato fin troppo chiaro, in un ambiente tradizionalmente delicato come quello viola. Anche Marcos Alonso è stato abbastanza chiaro, rifiutando (per ora) un rinnovo al raddoppio del contratto che è probabilmente il massimo che la Fiorentina attualmente può offrirgli. Si prepara un nuovo tormentone primaverile, in una società ed in una tifoseria che non se li è mai fatti mancare, per la verità.
Comunque sia, in campo contro l’unico quartiere di Verona con cui la Fiorentina non è gemellata vanno i soliti undici, i fedelissimi. Gli altri si accomodano in panchina. Tutti hanno nello sguardo la luce giusta, o così sembra. La patria viola è in difficoltà e deve essere salvata da una prestazione senza discussioni, nel gioco e nel risultato. A prescindere dal Chievo, dai mugugni interni ed esterni e dall’attenzione di tutti fatalmente attirata – se non spostata – dalle imminenti vacanze di Natale e dal successivo mercato di riparazione di gennaio, durante il quale proprio la Fiorentina pare che avrà da riparare malgrado tutto diverse cosette.
Difesa a 3 con Roncaglia al posto di Tomovic e Astori ormai inamovibile a fianco di Gonzalo. Centrocampo a quattro con Alonso schierato a sinistra, Bernardeschi a destra, Badelj e Vecino nel mezzo. Due trequartisti, Borja Valero e Ilicic, e un’unica punta Kalinic. Alla fine i numeri della partita diranno tante cose. Pochi attacchi sulle fasce, l’80% delle penetrazioni viola avverrà al centro dove la difesa clivense fa mucchio e randella senza remissione.
Alonso a sinistra va via una volta sola, all’inizio, e se il suo cross al centro fosse un po’ meno violento arriverebbe giusto sui piedi del centravanti croato. La partita offensiva dell’aspirante blaugrana finisce praticamente lì, quella di Bernardeschi dall’altra parte dura molto di più ma con Dainelli, Gamberini e Gobbi – la Sagra dell’Ex -  si passa male e si prendono anche tante botte. Nel mezzo, si nota subito come la condizione calante di Borja e Ilicic li porti a giocare un capellino meno di prima intenzione. Ed è sempre un capellino fatale, il passaggio smarcante parte sempre con un attimo di ritardo, quanto serve al Chievo per schierarsi.
Il Chievo ha appreso la facile lezione impartita da Empoli, Sassuolo e perfino Juventus (absit iniuria verbis). La Fiorentina va aspettata dietro e colpita in ripartenza. La prima parte è facile, la seconda un po’ meno per gli uomini di Maran. Che concluderanno il secondo tempo con una fila di zero nelle caselle dei tiri in porta, dei tiri comunque siano, degli assist e dei calci d’angolo nonché con una percentuale di possesso palla irrisoria.
Anche la Fiorentina però ha vita dura sulla tre quarti d’attacco.  Ci vuole la prodezza individuale, o la sciocchezza avversaria. Arrivano tutte e due. Dapprima Bernardeschi taglia dentro per Kalinic che arriva sulla palla con timing perfetto e tira senza pensarci su. Non sarebbe un tiro irresistibile, ma Bizzarri appartiene a quella generazione di portieri a cui certi fondamentali nessuno li insegna più. Si piega a parare il pallone a gambe aperte, lasciando un varco fatale. Fiorentina in vantaggio. Presto per dirlo, ma il più oggi è fatto. Grazie, dottor Murphy.
Anche Tatarusanu difetta in alcuni fondamentali, tra cui la gestione del pallone su retropassaggio dei compagni. Anche oggi i suoi rilanci abbassano considerevolmente la temperatura di un Franchi altrimenti soleggiato, gelando il sangue agli spettatori. Chi invece ha il piede caldo al punto giusto è Josip Ilicic, che vuole contendere a tutti i costi il titolo di cannoniere all’altro IC venuto dalla Croazia. Gran tiro in corsa parato da Bizzarri e gran tiro su punizione che manca il sette di un millimetro. Ma la Legge di Murphy a rovescio oggi si applica anche a lui. Al 32’ ha il tempo di aggiustarsi la palla sul piede benedetto, il sinistro, e stavolta Bizzarri la vede in fondo alla rete.
Il tempo finisce con alcune pregevoli azioni viola che non producono effetti soltanto perché la corsa e la lucidità non sono più quelle di qualche domenica fa. Si rientra in campo con un Chievo determinato a far vedere di esserci anch’esso. I primi minuti sono moderatamente preoccupanti perché la Fiorentina può solo difendersi, e con qualche difficoltà. Per fortuna che viene fuori l’altro aspetto di questo Chievo, vera e propria squadra a spartiacque: durissima da superare fino al primo gol, incapace di riprenderti dopo aver subito quel primo gol stesso.
Malgrado il sole sia tramontato dietro la Curva Ferrovia, i ragazzi di Maran riusciranno a produrre in tutta la ripresa un paio di tiracci ribattuti in mischia da compagni e/o avversari. Mai una conclusione veramente pericolosa che consenta al nostro Ciprian Tatarusanu di riscattare le magre recenti. Meglio così, il tempo passa senza troppi patemi, ma soltanto con la sofferenza indotta dalla fatica con cui i ragazzi di Sousa cercano di imbastire azioni di contropiede chiamando a raccolta energie che evidentemente non ci sono quasi più. Alonso ha l’indicatore della benzina in rosso, Borja Valero anche (pur nascondendolo con mestiere), Bernardeschi regge un po’ di più giusto perché ha vent’anni. Meno male che gli altri tengono tutti botta, in mezzo e dietro. Qualcuno la botta la prende anche. Ilicic dopo una testata sulla cervicale deve lasciare il posto a Mati Fernandez. Il cileno si rivelerà propizio per addormentare una partita che di brillante aveva già poco.
A dieci minuti dalla fine, Borja Valero si rende conto che si può anche tirare dalla distanza senza tentare di entrare in porta con il pallone. Gran tiro e grande Bizzarri in risposta, così come su Vecino pochi minuti dopo. Certo che se lo spagnolo avesse osato qualche conclusione in più nella sua carriera sarebbe stato un giocatore veramente completo ad altissimi livelli e Del Bosque avrebbe avuto vita davvero difficile come selezionatore iberico.
La standing ovation del Franchi quando esce se la merita comunque appieno. Mario Suarez entra al suo posto a svolgere il compitino di tenere insieme i reparti, cosa a cui assolve degnamente. Se c’è malumore tra quelli del “secondo livello” oggi non si nota, tutti fanno il proprio dovere remando verso il secondo posto in classifica. Perfino le telecamere di Sky smettono di cercare Pepito Rossi che ad un certo punto aveva cominciato il riscaldamento per poi tornare a sedersi in panchina.
Finisce il 2015 con la Fiorentina al secondo posto a pari merito con il Napoli, due punti avanti alla Juve e tre alla Roma. Stasera l’Inter dirà al campionato se continua la fuga o meno. Per restare alle cose di casa nostra, pare di poter dire che nel bene e nel male questa Fiorentina ha fatto se non un miracolo almeno gli straordinari a concludere l’annata dov’è adesso. Adesso i giocatori sono attesi da un riposo sicuramente meritato ed altrettanto sicuramente necessario, mentre la palla passa alla società che tra pochi giorni torna al mercato. Da cosa sono attesi Prade’ e compagni non c’è bisogno di ripeterlo.

Ci si creda o no, scudetto significa non dover mai dire mi dispiace.


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