mercoledì 30 dicembre 2015

VIOLA NELLA TESTA E NEL CUORE: DIEGO DELLA VALLE, TEMPO DI AUGURI E DI SPERANZE



Un altro anno si chiude, è tempo di bilanci e di auguri. E’ tempo di nuovo di fare gli auguri a Diego Della Valle per il suo compleanno che cade il giorno prima di San Silvestro, intendendo – come ci capita da quattordici anni a questa parte – di farli anche a quella delle sue proprietà che ci sta più a cuore: la Fiorentina.
Dopo 62 primavere festeggiate, il maggiore dei fratelli marchigiani a capo della holding omonima può ben dire di aver creato un impero su cui non tramonta quasi il sole. E’ proprio quel “quasi” però che stona, e non per tutti. Soltanto per coloro che hanno a cuore le sorti della squadra viola in quanto tifosi. O per usare una terminologia cara al mondo commerciale moderno (quello in cui – per dirla con le parole di uno dei più fedeli collaboratori proprio di Della Valle – non esistono più tifosi, ma piuttosto “clienti” interessati ad un prodotto), per gli afferenti al bacino di utenza dell’A.C.F. Fiorentina.
Dopo quattordici anni di patronato viola, Diego e Andrea della Valle ne hanno da raccontare tante. Da quando presero una squadra che non aveva nemmeno maglie, pantaloncini e scarpe (per non parlare di giocatori) per disputare una partita regolamentare, a quando si ritrovarono coinvolti in Calciopoli, proprio loro che il primo giorno di Lega Calcio avevano lanciato una campagna senza precedenti di moralizzazione di uno degli ambienti più immorali (o forse è meglio dire amorali) che ci sia. A quando infine si dovettero accorgere che in Italia è complicato tutto: da vincere uno scudetto a costruire un impianto sportivo, da andare d’accordo con i tifosi ad andare d’accordo con i politici, a far andare d’accordo i bilanci con gli obbiettivi sportivi.
Quello che purtroppo ad oggi non possono ancora raccontare a nessuno, malgrado la loro sia la presidenza più lunga della intera storia viola dopo quella del fondatore il marchese Ridolfi, è cosa si prova a vincere un trofeo importante. Ne hanno vinti pochi anche del genere estivo, quelli che servono ad intrattenere bagnanti e vacanzieri in attesa del ritorno in città e del riavvio della stagione agonistica. Per quanto riguarda le competizioni ufficiali, scudetto, Coppa Italia, coppe europee, per ora siamo a zero. E riesce difficile credere che gente abituata a primeggiare come i fratelli di Casette d’Ete conviva tranquillamente con quello zero in quella casellina dello score.
Quest’anno dunque gli auguri al patron Diego hanno un sapore particolare. La Fiorentina per lui sembrava essere diventata un giocattolo senza più appeal, un hobby passato di moda dopo l’amaro sgonfiamento degli entusiasmi dei primi tempi a seguito delle note vicende giudiziarie e sportive. Negli ultimi tempi, forse proprio in quella che sembrava la stagione meno probabile, i ragazzi in viola l’hanno costretto a suon di prestazioni e di risultati non solo a riaffacciarsi nella tribuna di uno stadio che quasi si era disabituato alla sua presenza, ma anche a farlo con entusiasmo rinnovato. Dopo un’annata in cui il nome dei Della Valle è andato a giro per l’Europa insieme a quello di Firenze grazie al raggiungimento della seconda semifinale di Europa League della loro gestione, ecco la Fiorentina ritrovarsi nientemeno che capolista del campionato italiano dopo una partita devastante in quel di san Siro in cui fu messa sotto un’Inter che era partita con ben altro budget e ben altri investimenti. Altro bacino di utenza, si dice oggi appunto. Ma in testa dopo lo scontro diretto c’era la fiorentina e c’è rimasta.
Non succedeva da diciassette anni, dagli ultimi fuochi di Vittorio Cecchi Gori, prima della Grande Catastrofe. E più indietro nel tempo da quel 1982 di cui nessuno da queste parti ancora oggi vuole riparlare, visto come andarono a finire i sogni di gloria di Antognoni & C. Prima ancora, correva l’anno 1969, a tutt’oggi l’ultimo trionfo della Fiorentina. Bruno Pesaola, il “conducador” di quella squadra, è scomparso quest’anno dopo una vita lunga e avventurosa, pensa un po’ se è passato un giorno.
Sarebbe tempo di smuovere il punteggio, togliere gli zeri da un bel po’ di caselle, sia a Firenze che a Casette d’Ete. Pochi giorni fa la squadra è andata in vacanza a festeggiare Natale e Capodanno con un solo punto di distacco dal primo posto in classifica. Ha mostrato un po’ di stanchezza, ma anche che le basterebbero pochi rinforzi per confermarsi un cliente temibile per chi ambisce a succedere alla Juventus nel titolo di campione d’Italia, Juventus compresa. Ha perso molti scontri diretti, ma per inezie, dettagli, episodi, mettendo sotto nel gioco Juventus, Roma e per certi tratti anche Napoli.
Basterebbe poco per ripresentarsi all’avvio del girone di ritorno con la testa e le gambe di un centometrista di valore alla finale olimpica. Pronta a scattare via, verso una vittoria che manca ormai da troppo tempo. Nel 1969 successe così, la Fiorentina era rimasta incollata a Milan e Cagliari fino a quest’epoca, dopodiché prese la fuga decisiva. C’è chi dice che stavolta siamo meno attrezzati delle rivali per una corsa di testa. Può darsi sia vero, ma allora mettiamola così: siamo ancora lì attaccati a queste rivali, pur con meno attrezzi. Cosa può succedere se a gennaio arrivano un paio di rinforzi giusti da mettere al posto giusto?
Gli auguri a Diego Della Valle sono d’obbligo e li rinnoviamo con piacere. Quanto al regalo di compleanno, ci piace pensare che sia lui stesso a questo punto a volerselo fare. L’anno che sta arrivando poi per la Fiorentina è cifra tonda, il novantesimo della sua vita. Urgono festeggiamenti particolari. Ma soprattutto urge non ritrovarsi tra un anno a fare gli stessi discorsi di adesso (con una delusione in più sulle spalle). Che sia un anno memorabile, non uno la cui unica novità – parafrasando il compianto Lucio Dalla – è che tra un anno passerà.
Buon anno Fiorentina.

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