martedì 30 dicembre 2014

Auguri a Diego Della Valle... e Lodi alla Fiorentina?

30 dicembre 2013



Gli uomini passano, la Fiorentina resta. Quante volte l'abbiamo sentito dire, in concomitanza di qualche addio, o di qualche cambiamento più o meno epocale e magari in un primo momento faticoso o doloroso? E' una frase sempre di attualità, a Firenze, e più passa il tempo più si arricchisce di significati. In questi sgoccioli di 2013 ce ne sono alcuni che saltano agli occhi in modo particolare.
Diego Della Valle compie oggi 60 anni. Una bella cifra tonda, di quelle che invitano ai festeggiamenti ma anche ai bilanci. Di questi anni, gli ultimi 13 l'imprenditore marchigiano più famoso nel mondo li ha passati sul ponte di comando della ACF Fiorentina. E' stato l'uomo della rinascita, dopo che tutto sembrava finito; del progetto, per tornare a vincere e magari per farlo in modo diverso dagli altri; del male non fare paura non avere, quando il sistema gli si rivoltò contro nella maniera più brutale; del "vivacchiare" quando sembrava che non avesse più voglia di andare contro il "sistema", almeno non per la Fiorentina; della nuova rinascita e del nuovo progetto, quando la Fiorentina nel breve volger di una estate diventò la ventunesima squadra della Liga spagnola.
E' stato tante cose Diego Della Valle. Da quando sembra aver deciso che vale la pena tentare di essere il numero uno anche nel calcio, è tornato ad essere l'imprenditore più amato dai fiorentini. Le pagine dei giornali sono tornate a riempirsi delle sue parole, dei suoi progetti, delle sue promesse. La maggior parte dei quali ancora da realizzare, o da mantenere. Ma intanto è bello vedere la sua squadra che a tratti gioca come a Firenze si è visto raramente e che si è piazzata stabilmente al limitare della zona che conta, quella che permette di giocare la sospirata Champion's League. L'erede della Coppa con le Orecchie, di cui la Fiorentina si onorerà per sempre di essere stata la prima squadra italiana a disputare (e perdere immeritatamente) una finale.
Sembra che tra le certezze esistenziali acquisite con l'età, per la quale ci associamo agli auguri, il patron viola abbia acquisito quella che giocare con fair play è bello, ma vincere lo è ancora di più. E che voglia fare di conseguenza tutti gli sforzi necessari al riguardo. Al pari del fratello, che possiamo – per così dire – monitorare ogni domenica, mentre lui preferisce ormai un profilo più defilato. Caratterialmente diversi, i fratelli Della Valle si sono allineati nella determinazione a rimanere nella storia della Fiorentina per qualcosa che deporranno nella sua bacheca, e poco importa chi dei due ha convinto l'altro. Hanno in mano un giocattolo che si trova in quella fase in cui con la stessa probabilità si può sviluppare o rompere. La volta scorsa lo ruppero, stavolta paiono intenzionati a migliorarlo, forti anche dell'esperienza acquisita.
Montella insomma non farà la fine di Prandelli, né Pradè e Macia quella di Corvino. I gossip sportivi sono pieni del tourbillon consueto che si scatena ad ogni sessione di mercato, e domani l'altro ne comincia appunto una. Nella quale la Fiorentina è chiamata a fare, se possibile, un altro salto di qualità in vista dell'obbiettivo stagionale, la qualificazione alla Champion's che allo stato attuale non è affatto garantita. La Juventus sembra anche quest'anno il solito tritacarne inarrivabile, malgrado abbia patito l'unica sconfitta proprio al Franchi. La Roma ha sorpreso tutti con un progetto partito in tono minore rispetto a quello viola ma che finora ha raccolto molto di più, e non è detto che come in passato cali alla distanza. Il Napoli è partito con un attacco stellare e con il vento in poppa, e non è detto che quel vento cali. L'Inter è stata resuscitata da Mazzarri quanto basta da essere lì, con il fiato sul collo dei viola. Gli scontri diretti sono andati malino, miracolo contro la Juve a parte. Se non si vuole rigiocare l'Europa League l'anno prossimo, conviene che gli uomini di mercato viola stiano alla finestra, forti di quel mandato ricevuto dai Della Valle Bros.: se capita un'occasione come quella di Pepito, prendetela.
Un anno fa si facevano più o meno gli stessi discorsi, ed arrivò un fuoriclasse come ce ne sono pochi, il secondo di nome Rossi nella storia del calcio italiano. Quest'anno il discorso si fa più complesso. E qui torna in gioco la frase storica. Questa Fiorentina è una squadra che fa stropicciare gli occhi agli osservatori italiani e stranieri, eppure perde continuamente pezzi a causa di giocatori che vogliono andarsene. Qualcosa non torna.
L'anno scorso allorché il progetto di gioco di Montella decollò scoppiò la crisi di Jovetic, che fece di tutto per costringere la società a cederlo. A fine stagione scoppiò la crisi di Pizarro, parzialmente rientrata in estate e poi riesplosa nell'ultimo mese. Sempre nell'estate scorsa sono maturati i dolori del giovane Llajic, andato poi a rinforzare una diretta concorrente, la Roma che ci sta davanti di diversi punti. Nel frattempo abbiamo salutato Alonso, promettente e utile difensore spagnolo che non aveva sfigurato in Coppa, mentre stiamo per dire ciao a Roncaglia, Wolski e Bakic, per non parlare di Yakovenko e Olivera. In pratica, buona parte della campagna acquisti 2013, da utili rincalzi e giovani promesse a pulmino di corviniana memoria da sfoltire quanto prima. Cosa resterà, oltre alle plusvalenze?
Conta solo la maglia. I nomi che si fanno sarebbero più che degni di vestirla. Da Criscito a D'Ambrosio, da Leandro Paredes a Musacchio. Nomi altisonanti, c'è mezza Europa dietro, e tutte le concorrenti italiane. Può darsi che sia il solito gioco di società che si verifica ad ogni mercato, sparala più grossa e vendi più copie. Ma in fondo anche un anno fa si dicevano le stesse cose, e poche ore prima di prendere Giuseppe Rossi Daniele Prade' assicurò alla stampa che non rientrava tra gli obbiettivi della società. Per un imprenditore al top, come direbbero Crozza e anche Briatore, è venuto il momento di vincere qualcosa e questi sono i nomi giusti per vincere. Di Lodi, con tutto il rispetto, è pieno il calcio italiano.
Nel frattempo, c'è comunque da lavorare anche sotto altri profili. Gli uomini passano, la Fiorentina resta, ma quando qualcuno si fa male è sempre la solita storia. Nelle passate stagioni ci fu il tormentone Jovetic, vittima di un grave infortunio, poi forse rientrato in anticipo e fino alla fine dei suoi giorni viola altalenante nelle apparizioni e prestazioni, tanto da meritarsi il soprannome del Bua. Un anno dopo, assistiamo più o meno allo stesso film con protagonista uno che non avresti mai detto: Mario Gomez, un tedesco, un duro, uno che la bua non la sente, la gamba non la tira indietro.
Non si tratta di tirare in ballo vecchie e nuove gestioni del settore medico, ma piuttosto quella complessiva della società. Gomez doveva rientrare due mesi fa, ancora non è sicuro che torni in Coppa Italia l'8 gennaio prossimo. Qualcuno ha sbagliato – di nuovo – e pazienza, succede. Ma così si vanificano gli investimenti importanti. Pensate a una Juventus senza Tevez o a un Napoli senza Higuain (il buon Gonzalo per la verità ci aveva anche provato, spaccandosi la testa su uno scoglio a Mergellina...). Tra la medicina fiorentina e quella tedesca ci dev'essere un punto d'incontro e sarà bene trovarlo presto. Come sarà bene trovare presto un addetto stampa che dica le cose come stanno agli addetti ai lavori. Si evita se non altro di creare illusioni tra i tifosi che poi se le cose non vanno bene si ritorcono contro come un boomerang. Dalla gestione Berti a quella Teotino c'era già stato un decadimento, con l'arrivo di Elena Turra non pare che le cose siano migliorate granché.
Insomma, ce n'è di carne al fuoco per realizzare le ambizioni dei proprietari della Fiorentina e dei suoi stessi tifosi. Auguri a Diego Della Valle e a tutte le sue imprese. Soprattutto a quella che ci sta più a cuore. Gli uomini passano, la Fiorentina resta.
Buon 2014 a tutti.

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