mercoledì 31 dicembre 2014

Auguri a Diego Della Valle ed alla Fiorentina

30 dicembre 2012



Con gli auguri di buon compleanno a Diego Della Valle, non più padre patron lontano e inarrivabile, ma di nuovo oggetto del desiderio di una tifoseria viola tornata a sognare in grande all’ombra del babbo ricco, si chiude un anno tra i più incredibili tra quelli vissuti – e fatti vivere a chi la segue e la ama – dalla Fiorentina.
Un anno che emblematicamente si era aperto con il Lecce (già con un piede in B) venuto a maramaldeggiare a Firenze su una squadra ormai prossima a diventare sua avversaria diretta nella corsa alla retrocessione, una squadra che si preparava alla cerimonia degli schiaffi in mondovisione, per non parlare degli schiaffi presi in casa dalla Juventus e di tante altre prestazioni sconcertanti scivolate via in quello che appariva ormai il disinteresse più assoluto da parte di una proprietà oscillante tra l’assente e l’assenteista, e che si sarebbe salvata solo all’ultimo grazie ai gol di un giocatore separato in casa da due anni che non vedeva l’ora di andare via e di un altro che essendo completamente instabile aveva finito per trovare in una squadra più instabile di lui la sua dimensione ideale.
Un anno che incredibilmente si chiude con le stesse maglie viola indosso ad una squadra completamente diversa, alla quale è difficile dare proprio una dimensione, perché qualunque aggettivo (positivo) in questo momento appare assai limitativo. Gli unici schiaffi che volano adesso sono quelli che prendono gli altri, sportivamente parlando, quando affrontano una Fiorentina di stampo sempre più spagnolo a guardia abbassata e senza turbative – diciamo così – arbitrali.
Nel mezzo a questi due estremi che vanno dal rigore di Di Michele per il Lecce a gennaio a quello a cucchiaio di Jovetic a Palermo a dicembre per la Fiorentina, c’è una rivoluzione tra le più clamorose messe in atto da una società di calcio nella storia recente. Forse l’unico precedente in questo senso l’ha offerto proprio la Fiorentina, quando nel 2002 rinacque dal fallimento proprio grazie all’uomo che oggi festeggia 59 anni, quel Diego Della Valle che in 20 giorni reinventò prima una società e poi una squadra. Stavolta bastava la squadra, anche se c’era molto da rifondare anche in società.
Cos’è successo esattamente tra i fratelli Della Valle tra la fine di luglio e l’inizio di agosto lo scriveranno gli storici, un giorno. A giudicare dai fatti, qualcosa accaduto a Firenze nell’area Mercafir ha rimesso in moto negli imprenditori di Casette d’Ete entusiasmi e determinazioni che sembravano ormai morte, spingendoli a reinfondere vita e valore in quello dei loro investimenti che non sarà forse il più redditizio, ma di sicuro è quello che ha dato loro più visibilità e notorietà: la Fiorentina. In particolare Andrea Della Valle è apparso in via di definitiva maturazione come terminale decisionale della famiglia per le cose del calcio, indovinando quasi tutte le scelte operative e gli interventi personali fatti dalla fine dell’estate ad oggi. Una specie di Matteo Renzi della Fiorentina, non a caso sono stati spesso seduti l’uno accanto all’altro ad esaltarsi e ad esaltare in occasione delle uscite vittoriose della squadra viola.
Gli ultimi quattro mesi, oggettivamente, ripagano i tifosi fiorentini di tante amarezze vissute a partire dal giorno in cui fu chiaro che il ciclo di Cesare Prandelli era finito, nel marzo del 2010. Sembrava che fossimo giunti al termine dello stesso ciclo dei Della Valle, ormai solo in attesa di vendere di fronte ad un’offerta conveniente. Ai primi di agosto, quando i ritiri delle squadre di serie A cominciano di solito ad entrare nel vivo, qui non c’era neanche una squadra. C’era però un direttore sportivo, Daniele Prade’, che aveva già fatto cose egregie nella A.S. Roma crepuscolare degli ultimi Sensi, e che coadiuvato dal talent scout iberico Macia, non appena ha avuto via libera, ha cominciato a fare miracoli. Che sono andati al di là delle più rosee previsioni, perché 18 giocatori completamente nuovi si sono assemblati d’incanto in pochi giorni, finendo per far parlare di sé come di un piccolo Barcellona italiano. Anche grazie al fatto che nel frattempo la Fiorentina aveva indovinato alla grande anche l’allenatore, quel Vincenzo Montella che ora vengono a studiare da ogni parte del mondo.
Tempo di auguri, dunque, e di brindisi. E di sogni. E’ il caso di godersi appieno ogni sorso dello champagne che stiamo sorseggiando, durante queste splendide feste viola che attenuano persino – da queste parti – gli effetti di una delle più brutte crisi economiche della storia.
Gennaio, quando arriverà, sarà un mese di fuoco con la Coppa Italia, il campionato ed un equilibrio quasi perfetto da ritrovare subito e da mantenere. Quando si fa un miracolo, la cosa più difficile quasi quasi è gestirlo, più che farlo. Da mesi si dice che a gennaio bisogna intervenire sul mercato di riparazione, come effetto a lungo termine non solo della vicenda Berbatov, ma anche dei risultati della squadra che hanno fatto venire francamente l’acquolina in bocca.
Il guaio è proprio questo, intervenire su un giocattolo che funziona quasi alla perfezione può far rischiare di romperlo quasi quanto non farlo. E’ difficile trovare l’affare vero a gennaio, e nessuno dei nomi che si sentono fare finora lo è, francamente. In più si rischia di portare qualcuno nello spogliatoio che non abbia una reale utilità e che al contrario ne possa turbare umori ed equilibri. Se era difficile il compito di Pradè e Macia ad agosto, non vorremmo essere nei loro panni adesso. Né in quelli dei Della Valle, di nuovo al bivio fra grandezza e ridimensionamento.
E’ una fase di grande incertezza, i sogni sono ancora intatti, e sono grandi sogni. Gli sviluppi futuri non li conosce nessuno, la palla è quanto mai rotonda e l’anno prossimo in Italia ci sono in ballo tante di quelle cose che i Maya stessi ringraziano per essere stati costretti a terminare i loro calendari e le loro previsioni all’anno precedente. Perfino Jovetic nelle sue dichiarazioni più recenti non appare più così sicuro di trovare altrove una dimensione migliore di quella della Fiorentina. C’è la possibilità di fare come qualcun altro che pensava di dare una svolta alla propria carriera andando al Milan, e invece per ora guarda la squadra viola da assai indietro.
Molto è nelle mani del destino. Molto in quelle dell’uomo che compie oggi 59 anni. Auguri Diego della Valle. E auguri a tutti i tifosi della Fiorentina. Che il 2013 ci porti soltanto conferme. Buon anno a tutti!

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