lunedì 26 novembre 2012

RENZIADE: L'Uragano Renzi si abbatte sulle Primarie del PD

Il Ciclone Matteo si abbatte sulle Primarie del Partito democratico. Alla fine degli scrutini il coordinatore nazionale delle elezioni per il centrosinistra Nico Stumpo ha annunciato il risultato definitivo del primo turno: «Hanno votato circa 3 milioni e centomila cittadini. Bersani è al 44,9%, Renzi al 35,5%, Vendola al 15,6%,Puppato al 2,6% e Tabacci all'1,4%».
Al secondo turno di ballottaggio vanno quindi il segretario uscente Pierluigi Bersani ed il sindaco di Firenze Matteo Renzi, e sarà una partita tutta da giocare. Non soltanto perché il terzo classificato, il Presidente della Regione Puglia Nicky Vendola ha un bel gruzzolo di voti da distribuire tra i due contendenti rimasti, ma anche perché dall’analisi stessa del voto appena effettuato dai simpatizzanti del centrosinistra emergono alcuni dati che fino a poco tempo fa potevano essere considerati sbalorditivi, e che gettano incertezza sull’esito finale della contesa.
Il primo dato è che di zoccoli duri all’interno della sinistra non ce ne sono più. Di tutti gli schieramenti che si sono avvicendati sulla scena della politica italiana, quello rappresentato oggi dal Partito Democratico è forse storicamente il più conservatore di sempre. E tuttavia la cosiddetta base sta dimostrando di essere sempre più insofferente alla riproposizione della nomenklatura che da diversi decenni governa il partito. Una classe dirigente che è avvertita come sempre più distante e non in sintonia con la gente comune e le sue necessità, tanto più in questi tempi di crisi e di ricette anti-crisi che hanno molto poco di sinistra, malgrado la sinistra stessa le abbia patrocinate e sostenute.
Il secondo dato è che Renzi è andato a vincere, anzi a stravincere – come lui stesso non ha mancato di sottolineare a caldo ieri sera - proprio in quelle zone dove sembrava più saldo il controllo dell’organizzazione storica del Partito: le cosiddette Regioni Rosse, tanto per capirci. Il sindaco di Firenze ha trionfato non soltanto nella sua città, ma un po’ in tutta l’Italia centrale e anche in Emilia Romagna. Ad un certo punto sembrava addirittura che il suo quoziente nazionale potesse salire al 40%, ma anche il 36% è un risultato che gli lascia aperte tutte le possibilità. «Ce la giochiamo fino in fondo», ha dichiarato di fronte alla Convention Viva l’Italia Viva – Il meglio deve ancora venire alla Leopolda, che ormai è diventato il suo quartier generale.
A proposito, quale contrasto fra le immagini provenienti dalla stazione fiorentina riecheggianti il clima delle primarie americane, con il giovane sindaco nei panni di un Barack Obama nostrano, e la frase secca e disarmante riportata dai giornalisti che avevano cercato di intervistare Bersani a botta calda: «Parlerò più tardi, adesso lasciatemi guardare Milan-Juventus in pace». Non c’è che dire, bel mix tra veterocomunismo e repubblica delle banane, immaginarsi un leader americano o anche europeo qualsiasi che risponde così alla stampa del suo paese! Poi non c’è da meravigliarsi che il cosiddetto Nuovo Che Avanza vada a vincere nelle roccaforti rosse, come ad esempio Pontedera, terra d’origine del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi o quella Castelfiorentino che come ha ricordato il candidato sindaco ai tempi del PCI faceva registrare l’80% dei consensi.
Nelle stesse ore, lo sconfitto Nicky Vendola ringraziava i suoi sostenitori per l’appoggio nella battaglia sostenuta, e pur non dissimulando la scarsa simpatia per Renzi prometteva a Bersani vita dura per ottenere il suo quasi 16% di voti al secondo turno. Si riparte da zero, per citare ancora Renzi, e sarà una settimana intensa, fino a domenica prossima. Ma comunque vada a finire, il Partito Democratico, ex PDS, ex PCI come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi sta per andare nell’archivio storico, e chi governerà la nuova Cosa si troverà a gestire una realtà ben diversa e finalmente, nel bene e nel male, più simile alla realtà degli altri paesi europei

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