venerdì 5 giugno 2015

VIOLA NELLA TESTA E NEL CUORE: Della Valle - Montella, la commedia delle parti



A quanto sembra, l’ovazione finale del Franchi al termine di Fiorentina – Chievo ha messo in seria crisi un Vincenzo Montella che aveva già da giorni cominciato a salutare amici e conoscenti fiorentini, in vista di una partenza per le ferie da cui non avrebbe dovuto fare ritorno. La dimostrazione di affetto da parte della tifoseria viola ha spazzato via dentro di lui certezze maturate ed accumulate attraverso i mesi, da quando scese in campo all’Olimpico di Roma con una “formazione Brillante” a quando rispose per le rime ai fischi di uno stadio che si era illuso di vincere finalmente un trofeo, l’Europa League, e si era poi adirato di non poterne neanche uscire a testa alta.
Da mesi circolano le voci di un Montella stanco del progetto viola che non decolla, e che aveva già spinto – con le buone o con le cattive, non lo sapremo mai – il suo predecessore Prandelli “a cercarsi un’altra squadra”. E dunque, in questo scorcio di primavera 2015 si riapre il celebre dibattito: “pole il progetto dei Della Valle dirsi di decollare”?
Sullo sfondo scorrono i nomi di tutti gli allenatori attualmente in attività o presunti tali, accostati o prima o dopo alla panchina viola che tutti ritengono ormai orfana del Montella Fuggiasco. Unica eccezione, i poveri Bruno Pesaola e Giovan Battista Fabbri, che avendoci lasciati per miglior vita hanno dovuto restituire il patentino alla Federazione e non potrebbero anche volendo usufruire di una deroga, pace all’anima loro. Gli altri ci sono tutti, compreso un Prandelli 2 Il Ritorno ed uno Spalletti a Stipendio Ridotto. Fantacalcio, Fantamercato, Fantagiornalismo.
Nel frattempo, l’unica cosa certa è che la Fiorentina – società che soffre di enormi lacune nel settore della comunicazione mediatica fin dai tempi della famosa maledizione del Mago di Prato e che ha visto crescere queste lacune in modo esponenziale nell’era dei per altri versi modernissimi imprenditori marchigiani -  ha ripreso a parlare con un, fino a prova contraria, proprio dipendente a mezzo di comunicati stampa.
In medio stat virtus, dicevano gli Antichi Romani. La verità, la ragione stanno nel mezzo. Allora a chi credere, al celebre aforisma dellavalliano secondo cui “i contratti si rispettano” (e Montella se non andiamo errati ne ha ancora uno in vigore della durata di due anni)? Oppure a quanto si evince tra le righe della dichiarazione del fratello minore Andrea, che sembra quasi sollecitare alla firma un nuovo allenatore indeciso se venire a Firenze piuttosto che richiamare un proprio dipendente al rispetto di quanto già pattuito?
Dall’altra parte gli risponde il mister di Pomigliano d’Arco, il quale anziché godersi le strameritate vacanze passa più tempo con i giornalisti che con la famiglia, impegnato ad accreditare la propria immagine di parte soccombente in un progetto che se è venuto meno, non lo ha fatto di certo per colpa sua. Da ambo le parti si parla di correttezza, di non illudere la gente, di mantenere fede agli impegni presi a suo tempo, e semmai di farlo con rinnovata energia.
E’, ci sia consentito dirlo, una commedia delle parti a cui Firenze ha già assistito in passato, e che ormai conosce bene. La realtà, probabilmente, è che queste due parti si sono guardate in giro in cerca di sistemazioni migliori, e che come tante coppie usurate dal tempo e dalle delusioni grandi o piccole hanno scoperto tuttavia che separarsi è più doloroso, costoso e dalle prospettive incerte di quanto non sia rimanere insieme, a costo di veder sostituita la passione travolgente di un tempo da una più fredda ma più equilibrata convivenza sotto lo stesso tetto.
In poche parole, da una parte si è scoperto forse che Spalletti (o chi per lui) costa troppo, se non come stipendio come impegno a costruire una squadra ancora più forte. Perché il tecnico di Certaldo verrebbe di corsa ad allenare la sua squadra del cuore, ma non a condizione di partecipare e basta. E per restare anche soltanto al livello di quest’anno la Fiorentina dell’anno prossimo necessita di investimenti consistenti.
Dall’altra parte si aspettava forse una chiamata ad Arcore, che non è arrivata perché probabilmente cinque-sei milioni di euro sono diventati troppi anche per chi in trent’anni ha profuso nel calcio somme probabilmente pari al prodotto interno lordo di diversi paesi africani. A Milanello andrà a sistemarsi una vecchia conoscenza viola, quel Sinisa Mihajlovic che grazie al suo anno in blucerchiato è tornato quello che era prima della infausta esperienza in viola: una promessa del settore tecnico italiano.
Con la Roma orientata alla conferma di Garcia ed il Napoli ridimensionato dalla perdita probabile di Higuain in direzione di una clamorosa soluzione Prandelli, va a finire che la Fiorentina non deve sembrare più a Montella quel colore viola sbiadito di una settimana fa soltanto. A Firenze si sta bene, lo stipendio è lauto e pagato puntualmente, la stagione appena conclusa è stata ancora più positiva delle precedenti due che già erano state buone, un progetto di squadra c’è e si tratterebbe solo di fare investimenti intelligenti, liberandosi tra l’altro di scommesse sbagliate del recente passato. Stai a vedere che Vincenzo Montella prenoterà anche un volo di ritorno dalle ferie. Atterraggio a Peretola.
Quante volte in questa città chi ha buttato via l’acqua sporca si è dimenticato di togliere il bambino da dentro la vasca? Tante, e c’è da sperare che stavolta le due parti in causa si fermino sull’orlo di una probabile, reciproca sciocchezza. L’anno scorso la Fiorentina si è fermata a due semifinali oggettivamente mal gestite e ad un quarto posto che poteva almeno essere terzo, se fosse stata fatta con più decisione la corsa su una Roma che a marzo era in ginocchio, come lo scontro diretto aveva dimostrato ampiamente. Con la Juventus in Coppa Italia bastava un minimo di attenzione in più e di presunzione in meno, con il Siviglia bastava buttarla dentro all’andata. Forse ora staremmo a fare discorsi del tutto diversi.
Al netto di questi rimpianti, la stagione viola è stata enormemente positiva. Perché siamo arrivati a lottare fino agli ultimi atti dei tre obbiettivi stagionali, e perché in tante altre stagioni passate potevamo solo sognare di lamentarci un giorno per una semifinale di Coppa giocata male. Per fare meglio di tutto ciò, dunque, sia affidandosi a Spalletti che affidandosi ad un Montella quadris o a chiunque altro, c’è da investire oculatamente. Nessuno chiede a questa proprietà Ibrahimovic o altre spese folli, che del resto questa proprietà ha dimostrato negli anni di non essere disposta a fare (e forse giustamente), ma delle spese di rafforzamento più azzeccate di quelle delle stagioni scorse sì. Non fosse altro che per tenere fede ai proclami fatti più volte dagli stessi fratelli di Casette d’Ete.
L’arrivo di Pedro Pereira dallo Sporting Braga a sostituire il talent scout Eduardo Macia va in tal senso. Aspettiamo adesso il rinnovo del patto d’onore tra i DV e Montella, poi ragazzi muoviamoci con questa campagna acquisti, perché il calciomercato è alle porte. Ad aspettare ancora, come ha fatto notare nei giorni scorsi Giancarlo Antognoni (uno che il mestiere di “diesse” l’ha fatto, e con risultati egregi), la Fiorentina rischierebbe di partire in svantaggio per l’ennesima volta. Con la probabilità, tra un anno, di ritrovarci tutti qui a fare come minimo discorsi simili a questi.

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