mercoledì 28 dicembre 2016

Addio Principessa




Nella scena finale di Rogue One, ultimo capitolo in ordine di tempo della saga di Star Wars della Lucasfilm - Disney attualmente sugli schermi, i ribelli all’Impero Galattico consegnano i piani della Morte Nera nelle mani della principessa Leia Organa.
Carrie Fisher con Harrison Ford e Mark Hamill in Guerre Stellari (1977)
E’ un cerchio che si chiude, dopo quasi quarant’anni. Vecchi e nuovi spettatori della saga hanno rivisto la principessa giovane, bella e carismatica com’era in quei giorni del 1977, quando apparve per la prima volta al grande pubblico assieme agli altri protagonisti di quello che si sarebbe rivelato il film che più di ogni altro avrebbe fatto epoca nella storia del cinema: Guerre Stellari.
L’hanno rivista, grazie alle nuove tecniche computerizzate che ormai inseguono da vicino quelle – favolose e fino a poco tempo fa favolistiche – immaginate dagli sceneggiatori di Star Wars, nella scena che precede nella narrazione appunto la prima del celebre film d’apertura della saga, o franchise come si dice adesso. Quell’Episodio IV in cui la principessa inseguita dagli Imperiali guidati da Lord Darth Vader si china sul piccolo droide C1-P8 per affidargli quei piani conquistati a caro prezzo, affinché li porti in salvo.
«Aiutami Obi Wan Kenobi….. sei la mia unica speranza…»
Con queste parole, diventate nel corso degli anni una citazione cinematografica cult, Carrie Frances Fisher cominciò la sua carriera, breve ma intensa come poche altre, di diva del cinema. Una carriera che, assieme alla sua vita terrena, si è conclusa ieri al Ronald Reagan UCLA Medical Center di Los Angeles. Ultima vittima in ordine di tempo di quello che sarà ricordato come l’anno più maledetto di sempre per il mondo dello spettacolo, Carrie Fisher non ha superato le conseguenze di un infarto con conseguente arresto cardiaco subiti mentre era in volo verso Los Angeles.
Carrie Fisher nel Risveglio della Forza
Da ieri sera, la principessa Leia Organa ha dunque seguito il comandante Han Solo, ricongiungendosi alla Forza. E così, suo fratello Luke Skywalker, ultimo dei cavalieri Jedi, non è destinato a ritrovarla in Episodio VIII.  A meno che.... Gli ologrammi creati dai computer ormai fanno miracoli. Rogue One lo sta insegnando in questi giorni, avendoci riconsegnato la povera principessa Leia ringiovanita e Peter Cushing (il governatore della Morte Nera Tarkin) addirittura resuscitato.
Chi vivrà vedrà, è il caso di dire. Intanto i fan della saga stellare sono a lutto. Carrie Fisher aveva dato vita ad uno dei personaggi simbolo della favola futuristica ambientata in una galassia molto lontana.
Il suo cuore non ha retto alle sollecitazioni di una vita forse ancora più travagliata di quella del personaggio che le aveva dato celebrità. Eppure, la Forza era potente in questa donna. Figlia d’arte, la mamma era stata una star del cinema hollywoodiano del dopoguerra. Mary Frances Reynolds in arte Debbie, un titolo su tutti: Cantando sotto la pioggia, a fianco di Gene Kelly. Il padre, Eddie Fisher, cantante di successo nell’epoca precedente all’esplosione del rock and roll, aveva dato vita ad uno dei primi scandali dello show business americano proprio divorziando da Debbie Reynolds per diventare il secondo di otto mariti della di lei ex migliore amica, Elizabeth Taylor.
Carrie Fisher con la mamma Debbie Reynolds in una foto recente
Carrie aveva allora due anni e forse fu uno dei primi colpi che accusò da una vita che più tardi sarebbe stata funestata anche dall’insorgere di un disturbo bipolare. Ma in quei giorni in cui George Lucas visionava una serie di giovanotti e giovanotte assolutamente sconosciuti per trovare i protagonisti principali del cast di Star Wars, Carrie – che si presentò da absolute beginner senza ricorrere all’ascendenza materna – era veramente la principessa che poi, una volta prescelta ai provini, incarnò. Anche se, narrano le cronache dal set, Lucas dovette un po’ lavorare su di lei. «Lucas doveva sempre rammentarmelo: Stai su! Sii una principessa! E io mi comportavo invece come una principessa di strada, ciondolando e masticando chewing gum».
La storia della principessa guerriera ricalcava incredibilmente quella sua personale. Figlia di un padre scomparso alla sua nascita  (nella fiction, Anakin Skywalker/Darth Vader), separata dal fratello (Luke, come il vero fratello Todd che nella realtà aveva seguito il padre Eddie). Incapace di stabilità sentimentale malgrado i suoi grandi amori (Han Solo nella saga, il cantante Paul Simon nella realtà).
Carrie Fisher in The Blues Brothers (1980)
Carrie Fisher, Mark Hamill e Harrison Ford divennero qualcuno con Star Wars, ma solo Ford riuscì a rimanere aggrappato al successo anche negli anni seguenti. Hamill ha speso la sua vita professionale successiva al Ritorno dello Jedi come doppiatore. La Fisher, dopo la parte della fidanzata abbandonata e vendicativa di John Belushi nei Blues Brothers e la conclusione dell’epopea galattica, aveva visto la sua carriera interrotta dall’abuso di droghe, la maledizione dello star system hollywoodiano, e dalla recrudescenza del suo disturbo bipolare.
Era sopravvissuta, riuscendo anche a trarre dalla sua esperienza travagliata uno splendido romanzo semiautobiografico, Cartoline dall’inferno, portato con successo sullo schermo da Meryl Streep. Lei non aveva quasi più recitato, limitandosi a sceneggiare successi altrui.
Il mondo si era dimenticato della principessa Leia, che sopravviveva solo nel ricordo dei fans della saga originaria, invecchiati insieme a lei. Finché la Disney, rilevando la Lucasfilm, aveva dato il via al progetto di un Episodio VII, che immaginava un futuro negli anni della maturità degli eroi che avevano sconfitto Darth Vader e l’Impero.
L'ultima interpretazione di Carrie Fisher (2015)
Il Risveglio della Forza ci aveva restituito finalmente una principessa Leia resa più saggia e posata (nonché immalinconita) dagli anni trascorsi, ma non per questo meno bella e carismatica, anche se la scomparsa del suo partner Han Solo lasciava prefigurare – con il senno di poi – un destino tragico anche per lei.
Per uno di quei brutti scherzi che si diverte a fare la vita, ancor più della finzione scenica cinematografica, è toccato all’anziana madre Debbie Reynolds, tutt’ora viva e vegeta, dare l’annuncio della scomparsa della figlia, «Grazie a tutti coloro che hanno abbracciato i doni ed i talenti della mia amata e meravigliosa figlia». Lo ha fatto insieme alla nipote Billie Lourd, la figlia che Carrie aveva avuto dal matrimonio con l’agente teatrale Brian Lourd, e che aveva recitato con lei nel Risveglio della Forza.
Alla fine, il commento più efficace alla tragedia che chiude – si spera – l’anno maledetto dello spettacolo e indirizza probabilmente la saga di Star Wars verso sviluppi forse imprevedibili l’ha fatto Mark Hamill con un tweet: «Non ho parole #Devastato”.
Il suo Luke Skywalker è rimasto solo ad affrontare la minaccia dell’Impero che risorge. Che la Forza ci conservi almeno lui.

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