domenica 10 maggio 2015

Dalla Slovenia con furore

La strada per Lourdes per la Fiorentina passa da Empoli. E’ l’ultimo derby che rimane alla Toscana in serie A. E se non è l’ultima spiaggia per la Fiorentina per mantenere il quinto posto e l’Europa League senza patemi, poco ci manca. Alle 16,45 la Sampdoria sbanca Udine, alle 18,00 la Fiorentina scende in campo al Castellani per non farsi sbancare anche dal campionato e dalla prossima stagione di coppe, sapendo già di essere praticamente obbligata a vincere.
Partita preceduta da veleni vecchi e nuovi. Empoli aspetta dal 1997 la vittoria sul capoluogo di regione e di provincia, Firenze – che di solito si riversa in massa sulla trasferta più breve con ogni mezzo (memorabile un esodo di qualche anno fa, tutti in sella al motorino sulla FI-PI-LI) – aspetta di capire come mai questa volta un biglietto di curva costa 35 euro. Manco fosse, per restare in tema di attualità, una semifinale di Europa League.
Si rispolverano vecchi dissapori, legati all’inevitabile Campanile: la torcida viola ritira fuori il mitico tormentone sullo stadio comprato all’IKEA dai cugini empolesi, che replicano dando grande enfasi al tweet dell’attaccante georgiano azzurro Levan Michelidze, che ironizza sulla scoppola rimediata dalla Fiorentina a Siviglia. Roba da derby, parenti serpenti, ordinaria amministrazione.
Meno ordinaria è l’amministrazione di questa sfida sul campo per la Fiorentina. I ragazzi di Sarri hanno appena conquistato nella Torino granata una meritatissima salvezza, e oggi giocheranno con la consueta grinta e aggressività e senza più il peso sull’anima del proprio destino da salvaguardare per la prossima stagione. Brutto affare, la Fiorentina dovrà scordarsi il fioretto quest’oggi e impugnare la sciabola. Per lei, in questa stagione, quanto di più difficile.
Montella sa di dover dare una prima risposta al pubblico amico che sogna la remuntada in Coppa o almeno un finale di campionato dignitoso. A Empoli deve opporre a quel Maurizio Sarri che viene sempre più accreditato come nouvelle vague proprio al posto suo (lui che ha un’immagine appannata dai risultati dell’ultimo mese) una squadra in grado di tenere botta e classifica risparmiando nello stesso tempo energie preziose, per non avere il minimo rimpianto la notte di giovedi prossimo.
La squadra che va in campo è un compromesso tra troppe esigenze, compresa quella di ridare spazio al ragazzino appena ristabilitosi, quel Federico Bernardeschi su cui Firenze avrebbe tanta voglia di costruire il proprio futuro calcistico. Fede va a prendersi uno dei due vertici bassi del triangolo d’attacco il cui angolo acuto è Gilardino. All’altro angolo di base va Ilicic, che ci mette quattro minuti a guadagnarsi lo stipendio di giornata e a ribadire che questo è il suo momento, peraltro lungamente atteso da società, allenatore e tifosi.
Bernardeschi capisce subito di stargli vicino e cercarlo il più possibile. Il suo corner corto battuto intelligentemente libera lo sloveno per una sterzata in area delle sue, a specchio di quella offerta con il Cesena. Stavolta la palla se la aggiusta sul sinistro prediletto e per Sepe non c’è scampo, gran tiro ad effetto e Fiorentina in vantaggio, con licenza di illudersi di aver davanti una domenica in discesa.
Comincia una partita da calcio inglese, dove la tecnica cede qualcosa alla velocità ma dove il pubblico si diverte non foss’altro perché non c’è un attimo di tranquillità per nessuno ed il risultato è sempre in bilico.  Nel primo quarto d’ora la Fiorentina dà la sensazione di poter giocare agevolmente di rimessa, anche se il fraseggio viola produce soltanto una occasione per Gilardino anticipato dal portiere empolese ed una ciabattata di Aquilani alle stelle.
Il centrocampista romano appare spesso in ritardo d condizione, quasi che il taglio di capelli avesse nuociuto alla sua classe. Recupera un sacco di palloni ma spesso e volentieri non sa redistribuirli al meglio ai compagni che si propongono in fuga per il raddoppio. Accanto a lui, Badelj appare ancora frastornato dalla testata ricevuta giovedi da Mbia, e non solo per la vistosa fascia che indossa. Pizarro regola bene il traffico sulla propria tre quarti, ma neanche per lui è giornata di prodezze in fase di costruzione. Con il centrocampo viola alla ormai consueta ricerca di se stesso e la difesa esposta alle ripartenze fulminee di un Empoli che a poco a poco prende coraggio, l’inerzia del match vira progressivamente dalla parte dei padroni di casa.
Saponara ci prova una prima volta sparacchiando a lato, la seconda volta invece è micidiale quanto fortunato. Basanta e Gonzalo si ostacolano a vicenda, e l’attaccante empolese si ritrova libero a tu per tu con Neto, che può solo guardare il pallone insaccarsi nella propria rete. E’ la mezz’ora, e per la Fiorentina a questo punto si prospetta una partita fatta di rincorse ad un Empoli indiavolato, che gioca a questo punto sulle ali dell’entusiasmo e della consapevolezza di non aver nulla da perdere e molto da guadagnare.
Il tempo si chiude su una punizione di Vargas che Sepe non trattiene e sulla cui ribattuta Bernardeschi arriva con una lentezza che non è da lui. Segno che il ragazzino, che ha giocato un primo tempo decisamente bello ed efficace risaltando in mezzo alla confusione prodotta da molti compagni, ha finito la benzina. Montella sceglie di togliere lui piuttosto che un Vargas che appare comunque affaticato, puntando tutto sull’estro di Salah per salvare la giornata.
Alla ripresa del gioco l’Empoli è una squadra di corsari che si avventano sugli avversari in difficoltà. La Fiorentina è una squadra in debito di ossigeno e di concentrazione. Malgrado un Richards sorprendente che si carica spesso sulle possenti spalle le percussioni offensive viola, sono i padroni di casa ad andare per due volte vicini al raddoppio. La Fiorentina appare ormai una squadra sfilacciata, pronta per subire l’ennesima beffa.
Ma in avanti, alla giornata di grazia di Ilicic si somma quella di un Salah tornato Messi delle Piramidi. L’egiziano ha delle intuizioni geniali e degli scatti che a volte sorprendono perfino se stesso. Quando prende palla sul filo dell’offside al 12’ della ripresa, per la difesa dell’Empoli non c’è remissione. Chi di Saponara ferisce di Salah perisce. 2-1 e domenica che torna serena per la Fiorentina.
Montella dispone la squadra per una gestione più serena del risultato, togliendo l’esausto Gilardino per Mati Fernandez. Il cileno appare più ispirato che nelle ultime apparizioni, peccato che non trovi la porta nemmeno a piangere. Servono tre gol per ribaltare la sconfitta di Siviglia, ne servono tre anche oggi al Castellani per stare tranquilli contro un Empoli stanco ma niente affatto battuto.
Al 23’ per fortuna si completa l’Ilicic Day. Tira Salah, respinge la difesa empolese, Ilicic si trova più o meno nella posizione in cui Fabio Grosso dette la pugnalata alla Germania a Dortmund nel 2006. Il tiro è lo stesso, Sepe – come Lehmann allora – lo vede solo quando finisce in fondo alla rete malgrado il proprio tuffo disperato.
Dieci minuti dopo Sarri tenta il tutto per tutto, fuori Maccarone e dentro Michelidze, quello del tweet, proprio lui. Deve avere qualcosa contro la Fiorentina perché il primo pallone che tocca finisce alle spalle di Neto. Non è destino che la Fiorentina possa riposarsi, non in questa stagione.
Negli ultimi minuti ne succedono di tutti i colori, dapprima un buglione indescrivibile in area viola con Gonzalo e Savic che seguono l’istinto avventandosi entrambi sul pallone e regalando un pericolosissimo calcio d’angolo all’Empoli. Sugli sviluppi, lo sciaguratissimo Mati Fernandez regala ancora agli avversari un calcio di punizione dal limite dell’area. Sulla battuta, Valdifiori consente a Neto di esibirsi in una paratona che salva forse molto di più del risultato odierno.

Nei tre minuti di recupero grazie a Dio sale in cattedra Aquilani, che nasconde la palla agli avversari fino al fischio finale di Gervasoni. Mentre i ragazzi viola vanno a festeggiare sotto la curva dei tifosi, almeno di quelli che hanno sfidato il caro prezzi, è lecito chiedersi se debba prevalere la gioia per questi tre punti strappati ai corsari di Sarri oppure la preoccupazione per quello che aspetta i viola giovedi di fronte ai corsari di Emery. O forse, la domanda è un’altra: Firenze ci crede ai miracoli?

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