lunedì 14 novembre 2016

Salvini porta il NO in piazza a Firenze



Tempo di marce e di manifestazioni contro. In America si susseguono – come per effetto di una accorta regia – quelle anti-Trump, che vorrebbero rimettere in discussione il voto popolare e la elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti. Il fondamento di queste manifestazioni è pari alla loro genuinità, e c’è da credere che alla fine, conoscendo l’attaccamento alle proprie istituzioni democratiche del popolo americano, la questione sarà affidata a dirimere alla Guardia Nazionale. Intanto, fa un certo effetto vedere sfilare in corteo contro il razzista Trump soltanto studenti rigorosamente wasp, mentre le cosiddette minoranze per le quali dovrebbe cominciare un quadriennio di terrore affollano piuttosto i ranghi delle forze dell’ordine.
In Italia, dove la partita istituzionale è ancora aperta, si sfila e si manifesta invece per il SI o il NO più importanti della storia repubblicana. Mentre il governo ricorre ad espedienti da venditore porta a porta per cercare una rimonta che altrimenti appare piuttosto difficile – con buona pace dell’esercito di sondaggisti arruolati dai mass media per raccontare una realtà che appare diversa quanto lo erano quella britannica prima del voto sulla Brexit e quella nordamericana prima del voto per le presidenziali -  Matteo Salvini, che ha annunciato per oggi il deposito di una denuncia nei confronti di Matteo Renzi e Angelino Alfano per l’acquisizione degli indirizzi dei residenti italiani all’estero (e di chi glieli ha forniti, in quanto il fatto configura a suo dire un reato penale aggravato), si pone ufficialmente alla testa del fronte del NO in Piazza Santa Croce a Firenze.
Dodicimila persone, secondo le stime ufficiali (ma quelle ufficiose parlano di cinquantamila e non sono soltanto camicie verdi giunte dal nord, come vengono liquidate sprezzantemente dalla stampa nazionale, ci sono anche molti fiorentini e toscani), confluiscono in una delle piazze più belle e cariche di storia di quello che dovrebbe essere il capoluogo del renzismo per andare ad ascoltare il programma del giovane leader della Lega Nord, di Giorgia Meloni e di tutti coloro che si schierano per il rinnovamento reale del paese, passando per quello di un centrodestra ormai giunto ad un bivio storico.
Nell’immediata vigilia del raduno, Salvini e quella parte del fronte del No che sta a centrodestra scoprono di avere il principale avversario tuttavia non nelle forze di governo ma insospettabilmente in Silvio Berlusconi. Che per propri motivi personali manda a Padova Parisi a dividere le forze e scomunica il giovane Salvini urbi et orbi: «noi non siamo quella roba che è a Firenze».
Portland, manifestazioni anti Trump
La risposta di Salvini è da leader, quello che una volta era lo stesso Berlusconi e che adesso non è più: «Se mi chiamano, io ci sono”. A guidare una nuova forza politica. A guidare il paese.
Il paese che scende in piazza a  Firenze è, fatte le debite proporzioni, lo stesso che oltreoceano ha votato Trump ed assiste con fastidio alle manifestazioni di chi vorrebbe invalidare quel voto. E’ un paese stanco di una sinistra che non sa vincere, non sa più nemmeno perdere, e non sa proporre più una soluzione che sia una ai problemi di questo paese, che anzi contribuisce ad aggravare.
«Con oggi si parte per andare a vincere», dice il leader della Lega. Che lancia un avvertimento alle istituzioni, soprattutto a quella – la massima carica dello Stato – che se dovesse vincere il No il 4 dicembre avrebbe il dovere di trarne le opportune conclusioni e dovrebbe bandire nuove elezioni.
Il riferimento a Mattarella, sulla scia del precedente di segno opposto di Napolitano, è assolutamente evidente e voluto. «Scelgono i cittadini, non Mattarella”. E se andasse diversamente? "Con la riforma che faremo noi”, dice Salvini, «ci sarà l'elezione diretta del presidente del Consiglio, e manderemo in soffitta il presidente della Repubblica che non serve a niente (…) al Quirinale ci metteremo un enorme asilo nido gratuito per i bambini che non trovano posto».
Il palco di Santa Croce
Parole chiare, dirette, senza mezzi termini. Come quelle che in America sono servite a vincere una elezione presidenziale. A Firenze il fronte del No ha imboccato una svolta che potrebbe essere storica. La sensazione è che questo fronte sia effettivamente partito da qui per andare a vincere qualcosa, e che l’Italia non abbia alternative alla sua vittoria. L’Europa così com’è ha un destino incerto, che finisca di inimicarsi o meno la nuova amministrazione americana. Per non rimanere soli con in mano il cerino dei migranti, di piazze come quella di Santa Croce sarà bene tenere conto.
Nel frattempo, il premier sceglie il campo di battaglia mediatico dei social network (e, come detto, delle vecchie poste), ma forse al pari di Berlusconi non ha più il polso delle piazze, che cessano di essere virtuali e tornano reali nell’approssimarsi della consultazione referendaria.
Nella vicina (ma stavolta rigorosamente separata dal cordoni delle forze dell’ordine) Piazza dei Ciompi, intristisce il corteo dei centri sociali antagonisti. Circa 300 persone, a cui non restano che slogan che al pari dei sondaggi mediatici raccontano una realtà che non esiste più. Se mai è esistita.

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