lunedì 12 maggio 2014

La Signora della Lampada

di Paola Stillo

«Gli infermieri lavorano con grande passione e guadagnano stipendi da fame». E’ uno dei J’accuse ricorrenti a proposito dei mali della nostra sanità di Gino Strada, forse l’ultimo e sicuramente il più celebre paladino del servizio pubblico ai tempi dell’aziendalismo imperante. E’ anche la frase che più di ogni altra dà il senso più profondo alla celebrazione odierna del 12 maggio, la data nella quale in tutto il mondo si celebra la Giornata dell’Infermiere, ricordando la nascita di Florence Nightingale.
Florence nacque il 12 maggio 1820 a Firenze in una ricca e agiata famiglia inglese, il padre William Edward Nightingale erede di latifondi e miniere, ma anche brillante intellettuale e uomo politico progressista, le diede il nome di Florence in ricordo di questa città, così come chiamo Parthenope la sorella maggiore in onore a Napoli dove nacque.
Il nome di Firenze era già stato legato alla storia della sanità, poiché qui nacquero già al tempo di Dante i primi ospitali che la munificenza dei ricchi signori fiorentini (tra cui la famiglia Portinari alla quale apparteneva la Beatrice a cui il Sommo Poeta dedicò l’intera sua arte) mettevano a disposizione dei poveri perché vi ricevessero conforto, sostegno e quelle cure mediche che erano disponibili contro le malattie dell’epoca. Era destino quindi che la vita e l’opera di colei che rivoluzionò l’assistenza sanitaria e creò la professione di infermiere prendesse le mosse da qui.
Intellettualmente dotata e insofferente della rigida vita riservata alle donne del tempo, la sua fama popolare inizia con la coraggiosa e indomita azione di denuncia delle condizioni igieniche in cui versavano i soldati inglesi e i loro alleati nelle caserme in India e negli ospedali da campo; sarà la guerra di Crimea (Turchia 1854-1856) a consacrarla eroina nazionale. La Nightingale diventata nel frattempo amica del ministro della difesa Sidney Herbert ottenne il permesso di recarsi nelle zone di guerra insieme a 38 infermiere volontarie da lei personalmente addestrate, sbarcando nell’ottobre del 1854 nel porto di Scutari (moderno Uskudar).
Nell’ospedale trovarono circa 3200 feriti di guerra ammassati a centinaia in grandi stanzoni sporchi, denutriti e soli. In tale situazione igienica, le malattie trasmesse e le ferite infette erano la causa di morte di gran lunga prevalente tra i soldati. Fu in Crimea che Florence si guadagnò il posto nell’immaginario collettivo che tutt’ora occupa: la signora con la lampada,così la chiamavano i soldati, quella che rimaneva a lavorare con i feriti fino a notte fonda quando tutti gli altri, medici e infermieri, erano crollati per la stanchezza.
Fu lì che mise a punto la sua teoria del nursing che costituisce il fondamento dell’assistenza infermieristica moderna: cinque requisiti essenziali che un ambiente deve possedere per essere salubre: aria pulita, acqua pura, sistema fognario efficiente, pulizia, luce; aggiunge anche requisiti come silenzio, calore e dieta e contatto umano. A pensarci oggi sembrano cose ovvie, banali. Non lo erano, erano invece la base di una nuova professione, indispensabile al mondo nuovo che stava cominciando, alla pretesa dell’essere umano di essere diventato civile. Come risultato del intervento di Nightingale e delle sue infermiere la mortalità tra i soldati, in sei mesi, scese dal 40% al 2% che lei documentò in maniera precisa e accurata facendo uso di statistica e grafici.
Rientrata in patria, il 24 giugno 1860 inaugurava la sua scuola per infermieri al St. Thomas Hospital di Londra, la prima a fornire educazione laica con elementi metodologici per l’assistenza e il tirocinio presso lo stesso ospedale. Per questi ed altri meriti, fu la prima donna a far parte della Società Reale di Statistica, a ricevere l’Ordine al Merito e a collezionare più onorificenze di quante lo spazio qui consenta di ricordare. Quando morì, nel 1910, la sua famiglia rifiutò nientemeno che la proposta di seppellirla nell’Abbazia di Westminster, dove riposano i grandi della storia inglese. A Firenze, nella Basilica di Santa Croce, tra i grandi della storia di Firenze c’è un monumento con la sua statua.

Se oggi Florence Nightingale fosse ancora viva guarderebbe con orgoglio la lunga e difficile strada che fino ad oggi gli infermieri italiani hanno percorso arrivando fino alla formazione universitaria, e si unirebbe certamente a Gino Strada ed a tutti gli infermieri e medici che non riconoscono più nel sistema sanitario attuale i valori fondanti le loro professioni. Un sistema sanitario dove la sofferenza dell’essere umano è merce, dove si guarda al profitto e alla riduzione dei costi a scapito della qualità e della dignità.

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