mercoledì 13 agosto 2014

Il Grande Sonno

Si chiamava Betty Jane Perske. Suo padre era polacco, sua madre rumena, entrambi di religione ebraica, lei era nata nel 1924 e poco dopo avevano trovato scampo negli Stati Uniti. A Ellis Island, gli agenti dell’immigrazione trovarono più semplice registrarla con il cognome della madre, Weinstein Bacall (letteralmente “bicchiere di vino”).  Laureen fu un nome d’arte, il resto lo fece il destino: Leslie Howard, Bette Davis, l’Accademia di Arti Drammatiche, Broadway, e alla fine Howard Hawks.
Il grande regista cercava una giovane attrice da affiancare al mito, Humphrey Bogart, nel film Acque del sud, uno di quei war movie con cui Boogey dava il suo contributo alla causa. Dopo Casablanca, il capolavoro immortale con cui aveva convinto anche il più scettico e isolazionista degli americani da che parte stare, aveva continuato a fare la sua parte. Ci voleva una compagna alla sua altezza per mandarlo nelle acque della Martinica francese a combattere i collaborazionisti di Vichy.
Difficile trovare qualcuna che riuscisse a far dimenticare Ingrid Bergman, la leggendaria compagna di Roberto Rossellini, la moglie di Viktor Laszlo, colei per la quale Sam avrebbe continuato a suonare As time goes by all’infinito.
Eppure c’era. Laureen era bella, brava e capace di fulminargli il cuore. Laureen aveva 19 anni, Boogey 25 più di lei. La sposò e rimase l’unico grande amore della sua vita, anche se dal 1957 la lasciò vedova perché le tante sigarette fumate dentro e fuori il set reclamarono alla fine il tributo anche al più grande di Hollywood.
Sono passati quasi sessant’anni, la vita è andata avanti per Laureen fino alla notte scorsa. La vita va sempre avanti e offre tante vie d’uscita che in realtà non portano da nessuna parte. Se hai amato Humphrey Bogart, non puoi far altro che aspettare come meglio ti riesce il giorno in cui lo riabbraccerai di nuovo. Finché la notte del 13 agosto 2014 finalmente il destino ti accontenta.
Da stanotte Laureen è di nuovo tra le braccia di Boogey. Il cerchio si è chiuso. Il grande sonno, la Signora che alla fine viene inesorabilmente a chiedere conto delle nostre vite, finalmente ha fatto giustizia. E il finale, che lo abbia scritto Raymond Chandler o dio solo sa chi, è per forza quello giusto.

Here’s looking at you, kid. Eravate così belli che dopo di voi andare al cinema è stata una continua lotta con la nostalgia.

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