domenica 14 ottobre 2012

APPUNTI DI VIAGGIO: Trieste è la Vela. Europa 2 e Onorato vincono la Barcolana più difficile di sempre

Alla fine vince sempre e comunque lei, Trieste. Non c’è niente da fare, la Coppa America può essere andata anche a Valencia, grazie ai bigliettoni spagnoli messi sotto il naso di Bertarelli, ma avrebbe dovuto essere disputata qui. Come ha detto Vincenzo Onorato, oggi skipper dell’equipaggio più bello ed emozionante di tutta la regata che qui chiamano Barcolana, Trieste è la vela. Punto e basta.
E lo ha dimostrato nel giorno più difficile. E’ stata la Barcolana più lenta degli ultimi 10 anni, una delle più lente di sempre. 5 nodi di vento, di media, forse anche meno, poco più di 2 nel lato conclusivo. Un’agonia, come essere in macchina e non mettere mai nemmeno la terza. Ma, dicono gli addetti ai lavori, è stata anche una delle più tecniche, perché è quando c’è poco vento che si vede il marinaio. E nelle lunghe pause della regata, almeno, il Golfo di Trieste ha potuto farsi ammirare in tutto il suo splendore.
Dal Castello di Miramare al Faro della Vittoria lungo la Riva di Barcola davanti alla quale si stende la linea di partenza della regata inventata 44 anni fa, nel 1969, dalla Società Velica di Barcola e Grignano con il nome di Coppa d’Autunno (perché chiudeva idealmente un’estate di regate nel golfo), la città che per ultima si unì al Regno d’Italia e per ultima ritornò alla Repubblica Italiana dopo due guerre mondiali oggi si è fatta ammirare in tutta la sua classe e la sua nobiltà che non decade. Dopo una settimana di happenings di tutti i tipi, stamattina ha schierato al via 1737 barche di tutte le classi veliche e di varie nazionalità. Meno delle oltre 2000 degli anni scorsi, ma comunque un bello schiaffo alla crisi. Qui c’è voglia di vivere, e la luce non l’ha spenta né il decreto Monti né il clima beffardo, che proprio oggi – nella città celebre per il vento – ha fatto mancare completamente proprio il vento.
Alla partenza, annunciata come sempre dal colpo di cannone, scattano in due, il veterano e già vincitore nel 2009 Mitja Kosminja con il suo Maxi Jena, barca di classe supermaxi, e l’enfant prodige di casa, Vasco Vascotto con il suo TP52 Aniene, barca di categoria 1a classe. Perché qui a Trieste alla Barcolana non c’è un regolamento rigido, possono partecipare tutti, con le loro barche di tutte le categorie. E’ la festa del mare, e basta. Poi vince il migliore. O chi si può permettere la barca più tecnologica. Cioè, negli ultimi 10 anni, Igor Simcic, miliardario sloveno divenuto tale con il petrolio e con l’hobby della vela, che gli ha dato otto Barcolane in un decennio (compresa quella di oggi) e negli ultimi due anni tutto quello che c’era da vincere nel Mediterraneo, e non solo.
La sua barca, Esimit Europa 2, è un gioiello di tecnologia. Progettata dai costruttori californiani per la rotta California- Hawaii, attraverso i venti ed i marosi del Pacifico, pur essendo attualmente di categoria non ammessa alla Coppa America è tuttavia una delle barche più versatili del mondo, capace di reagire a qualunque condizione di mare e di vento. E di vincere, come fa qui dal 2004. Oggi, partita senza troppa adrenalina nel groviglio delle mille navi e più, uno spettacolo unico dai tempi dell’Iliade, ha lasciato sfogare per metà del primo lato Vascotto e Kosminja per poi prendere la testa ed andarsene, lasciando ai contendenti la lotta per un prestigioso secondo posto.
Vascotto è riuscito a stare davanti al super Maxi Jena fino all’inizio del terzo lato, cioè finché il vento si è mentenuto sui 5 nodi. Poi, crollato a poco più di due, tanto da mettere in difficoltà perfino Esimit, che ha provato tutto il corredo di vele a disposizione per risalire il bordo fino alla terza boa e dopo all’arrivo, il fuoriclasse triestino ha dovuto cedere il passo ai due scafi di stazza superiore, Jena e l’outsider ungherese Wild Joe, concludendo comunque con un brillantissimo quarto posto.
L’arrivo è stata una agonia. La vincitrice Esimit ha impiegato 4 ore a compiere l’intero percorso di 17 miglia. La seconda è arrivata un’ora e mezzo dopo. Alle 17,00, tempo ultimo da regolamento di regata per completare il percorso, erano arrivate solo venti imbarcazioni. Da qui alcune polemiche, che hanno investito la Giuria, colpevole di non aver accorciato la gara come successo in circostanze analoghe negli anni passati.
Molte barche di stazza piccola, impossibilitate a muovere pochi passi oltre la linea di partenza, all’ora di pranzo avevano già disertato il campo di regata nell’impossibilità di fornire una prestazione che avesse un minimo di senso.
Ma le polemiche, qui a Trieste, fanno presto a passare in secondo piano. E’ stata anche oggi la festa del mare, anche in assenza di vento. E al di là del risultato tecnico, anche oggi sono stati consegnati alla storia barche ed equipaggi che hanno onorato la manifestazione. E anche qualcosa di più.
Uno su tutti, Vincenzo Onorato, armatore della Moby Lines, patron di quel Mascalzone Latino che ci ha resi orgogliosi in Coppa America. Oggi possiamo esserne orgogliosi ancora di più. Ha armato una barca, La Poste, già prestigiosa competitor della Whitbread, la celebre regata intorno al mondo, con un equipaggio tra i quali una decina di ragazzi affetti da Sindrome di Down.

Questi ragazzi, stravolti dalla fatica, sono stati fermati a 200 metri dalla linea d’arrivo al Castello di Miramare. Eppure, saranno d’accordo anche Simcic, ed il suo pluridecorato skipper Jochen Schumann, non c’è nessun dubbio che oggi abbiano vinto loro.

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