domenica 6 luglio 2014

DIARIO MUNDIAL: La piccola bottega degli orrori

Se il film di questi mondiali l’avessero girato Dino Risi, Mario Monicelli e Ettore Scola l’avrebbero intitolato sicuramente I nuovi mostri. Questo mondiale brasiliano sarà ricordato più facilmente per la piccola galleria degli orrori itinerante a cui ci ha fatto assistere che per le giocate dei suoi attori. A parte la striscia di schiuma da barba a delimitare la distanza della barriera sulle punizioni, di Brasile 2014 rimarrà ben poco se non appunto qualche spezzone cinematografico che avrebbe fatto la gioia di George Romero o di Dario Argento.
Noi italiani siamo stati capaci di volgere in farsa vere e proprie tragedie collettive. Il nostro mondiale nel paese dei pappagalli verrà ricordato per le sceneggiate di Balotelli, le sciocchezze di Cassano e pochissimo altro. Tanto per dirne una, nessuno quasi si ricorda più nemmeno chi era l’allenatore di questa spedizione da fare invidia a Caporetto. Ma anche se – come spesso è successo – con un esercito da operetta, abbiamo comunque partecipato anche noi della storia. C’eravamo noi quando Suarez il Cannibale addentò la carne di Chiellini sotto gli occhi di tutto il mondo, ad eccezione di quelli dell’arbitro Moreno 2.0, guarda caso soprannominato Dracula al suo paese (dicono a causa della pettinatura).
L’Uruguay ci butta fuori riuscendo a giocare peggio di noi, ma perde il suo centravanti Hannibal a causa della prova televisiva, che sta affermandosi dopo decenni di ostracismo da parte di Blatter & C., con la stessa fatica con cui Nelson Mandela vinse la sua battaglia contro l’Apartheid in Sudafrica. Mario dai denti di sciabola becca nove giornate.
Entra in questa galleria degli orrori subito dopo di lui Diego Armando Maradona, che gli esprime solidarietà dichiarando la F.I.F.A. una “mafia incredibile”. Ma soprattutto ci entra sorprendentemente una vera e propria icona del “politicamente corretto” e variegato universo del sinistrismo terzomondista, quel José Mujica che da quando è presidente dell’Uruguay manda in delirio con le sue affermazioni e i suoi comportamenti più gente di quanta ne mandava ai suoi tempi Ernesto Che Guevara.
Mujica non trova di meglio che perdere punti a valanga andando ad accogliere all’aeroporto di Montevideo il Suarez come un eroe nazionale, dichiarando senza mezzi termini che la F.I.F.A. è una “massa di figli di puttana”. Non c’è che dire, ad ogni epoca i suoi eroi. Chissà se il Che sarebbe contento di questi suoi epigoni da prova televisiva. Chissà se Osvaldo Soriano trarrebbe ispirazione da simili vicende per i suoi Cuentos de futebol. O non scriverebbe piuttosto un riadattamento del suo Triste, solitario y final.
In tempi di politicamente corretto, infuria (si fa per dire) la polemica antirazzista di Mario Balotelli. “I miei fratelli neri – afferma – non mi avrebbero mai trattato così”. Lo scarico di responsabilità post-mondiale aspira ad assurgere al rango di dibattito sulla solidarietà interrazziale. In attesa che sul tema intervengano personalità e alte cariche istituzionali, andiamo un po’ in giro per il Mondiale, dove di fratelli neri del Balotelli ce ne sono diversi, a vedere come viene trattata la questione. Il francese Matuidi con il nigeriano Onazi non ha avuto dubbi. O palla o gamba, diceva il paron Rocco. Meglio se gamba, aggiorna il precetto il buon Matuidi. Non sappiamo come la pensino gli altri fratelli neri, ma immaginiamo cosa gli farebbe volentieri Lotito.
Ma il posto d’onore in questa rassegna estiva horror lo occupa di diritto Juan Camillo Zuniga. Il terzino del Napoli ha fatto mancare agli aficionados ed agli avversari le sue randellate per buona parte della scorsa stagione. Ma almeno si è presentato al Mondiale in ottima forma. Brasile-Colombia sembra più uno scontro tra gang malavitose sudamericane che una partita di calcio. Ecco quindi che quando il gioco si fa duro entrano in gioco i duri.
Camillo prima ci prova con Hulk, a cui tenta di amputare un arto inferiore. Gli va male, e capisce che è il caso di prendersela con qualcuno più piccolo di lui. Passa di lì il povero Neymar, che magari non sarà mai Pelé ma che è pur sempre uno dei pochi capaci di giocare a calcio in questa banda di cafeteros. Il ragazzo prodigio venuto dal Brasile passa in un attimo dal sogno mondiale al rischio paraplegia allorché Camillo gli entra di ginocchio sulla terza vertebra lombare, fratturandogliela. Anche qui, il Dracula di turno era girato da un’altra parte, si attende la prova TV e la sanzione di quelli che Maradona e Mujica chiamano amichevolmente quella “massa di figli di puttana”.

E’ un mondiale che più che da Blatter sembra organizzato dal regista di Venerdi 13 o di Non aprite quella porta. Non calciate quel pallone. Per le semifinali sono in lizza come arbitri Wes Craven e James Wan. La finale dovrebbe andare a Jack lo squartatore o in alternativa al Mostro di Milwaukee. Zuniga comunque si consoli, al suo paese ha una carriera da presidente. Hanno visto di peggio.

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