lunedì 7 luglio 2014

Quando tramonta un campione

Per chi ama il tennis, domenica si è giocato in Paradiso, non sul centrale di Wimbledon. Ha vinto Novak Djokovic, ma gli spettatori sono ancora tutti in piedi ad applaudire un altro campione che esce dalla storia per entrare nella leggenda. Roger Federer, che aveva già trionfato sette volte su questo campo, ha mancato l’ottava, il record assoluto, ma mai come domenica è entrato nel cuore della gente. La classe non gli è mai mancata, stavolta gli abbiamo visto il coraggio. Alla fine nei suoi occhi non c’era tristezza, solo la consapevolezza che forse la sua corsa si è fermata qui, come è giusto che sia.
E’ una partita che abbiamo visto giocare tante volte. Un passaggio di consegne tra il vecchio ed il giovane campione. Una di quelle che segnano, che fanno dire "basta, mi fermo qui". E se non lo dici tu, ci pensa il tuo inconscio a farlo. E al prossimo match quello che andrà in campo non sei più tu, comunque. E' sempre triste, perché è il passo d'addio di un campione straordinario. E d’accordo che ne è arrivato un altro, ma sono passati altri anni, intanto si invecchia, insieme ai nostri campioni, e la cosa lascia qualche segno.
1981... Sul Centrale di Wimbledon si scontrano per la seconda volta, per la finale, il titolo e la supremazia assoluta, Bjorn Borg e John McEnroe. L'anno prima hanno dato vita a quella che - a detta degli esperti - rimane tutt'ora la più bella partita di tennis di tutti i tempi. Aveva vinto lo svedese, ma l'americano aveva incantato il mondo, per il suo coraggio e la sua classe. Stavolta vincerà lui, e lo svedese commuoverà il mondo a sua volta per la sua tenacia, la voglia di non arrendersi, di non cedere il passo alla legge della vita, prima ancora che al suo avversario. Bjorn chiuderà qui la sua carriera. La sconfitta di quel giorno sarà definitiva, la consapevolezza di non essere più invincibile lo porterà al ritiro, quasi immediato.
1985... John ha dominato il tennis dopo il ritiro di Bjorn. Sono in tanti a pensare che una classe pura come la sua si è vista raramente prima e non si è più vista dopo di lui, un estro totale come quello di Picasso, Mozart, Stanley Kubrick, per capirci. Ma John, senza Bjorn - l'unico avversario degno di lui nella sua testa, l'unico worthwhile - non si è più divertito. Giocare con Lendl non è la stessa cosa. Perderci poi... Gli succede a Parigi, nel 1984, ed è devastante, ad un soffio dalla vittoria epocale, che lo consacrerebbe come l'unico a poter ripetere il Grand Slam del mitico Rod Laver. Il passo d'addio di John McEnroe è lì, al Roland Garros 1984.
1985... Quando esplode il tedeschino volante, Boris Becker, John è già fuori dal tennis, ed è un peccato, perché sarebbe stato bello vedere il nuovo adolescente terribile confrontarsi con il vecchio. Neanche 40 anni in due. Boris quell’anno vince conquistandosi perfino gli elogi della stampa inglese, mai toccati ad un tedesco, e nemmeno allo stesso McEnroe. Comincia un decennio in cui solo Stefan Edberg, un altro braccio di dio riuscirà a fare partita eguale sul Centrale di Wimbledon con Boris. Roba da non far rimpiangere Borg-Connors del 1977, match epici.
1995... «Complimenti, buona fortuna, la mia strada finisce qui», è la frase che Boris rivolge al suo avversario che l'ha superato in un'altra partita epocale, generazionale. Exit Boris Becker, enter Pete Sampras. L'americano di origine greca (ma che non sa nemmeno dov'é la Grecia) è tanto anonimo come persona quanto dotato di classe come giocatore di tennis. 7 Wimbledon e 14 Slam. In quel periodo non ce n'é per nessuno, e se non fosse per André Agassi, sai che noia. Pete surclassa spesso e volentieri campioni come André, Goran Ivanisevic, Hewitt, fino a che nel 2001, superato il record di 13 Slam di Emerson (uno dei leggendari australiani del tempo di Rod Laver, l’Età dell’Oro di questo sport), gli capita un ragazzino svizzero, nei turni eliminatori, tale Roger Federer. Ne parlano un gran bene da juniores, ma insomma, il grande tennis è un'altra cosa.
2001... Roger piega Pete, e quel giorno anche Pete sente la chiamata del destino, la legge della vita che reclama il suo obolo. Pete entra nella leggenda, e Roger comincia allora a scrivere la sua. Cinque Wimbledon consecutivi, come Sua Maestà Borg. Tanti Slam, da perdere il conto, se la gioca con Sampras, gli esperti discutono se sia il più Grande di sempre, i veri esperti si limitano a dire che è uno dei più grandi, perché certi assoluti non hanno senso. Finché arriva Rafael Nadal, chico de Mallorca. Non ha un gioco più spettacolare di quello di Bjorn Borg, ma ne ha la stessa testa, e gli sono dovuti pertanto lo stesso rispetto e la stessa ammirazione, anche se è difficile guardare le sue partite con divertimento. Rafa ha tanta hombria che alla fine riesce a far partita egual con Roger perfino sul centrale di Wimbledon, nel 2007, e di più nel 2008, quando riesce addirittura a batterlo e a vincere the Championship. Come Borg, ha imparato a giocare sull'erba, non avendone la predisposizione, e adesso è il numero 1 su tutte le superfici. Adesso tocca a lui e a Novak Djokovic la corona, in attesa di qualcuno che li spodesterà, e che magari sta già palleggiando da qualche parte.
Questa è una storia di campioni, in uno sport che può essere giocato solo da campioni. Perché in campo ci vai da solo, e se non sei un uomo vero o una donna vera non ne esci vivo. Nel senso di vincitore.
Ed è una storia carica di tristezza, ogni volta che un campione compie il passo d'addio. Quando smette un calciatore, esce dal campo insieme a 60 persone, in una bolgia di gente urlante e festante. Quando smette un tennista, esce dal campo da solo, tra gli applausi di gente a cui magari si chiude la gola per la commozione, e non hanno perciò neanche la forza né la voglia di urlare, ma solo di battere le mani. Con la consapevolezza oltretutto che ogni volta che succede, salutiamo un pezzo della nostra vita.

Auf Wiedersen Herr Roger, sei stato un grande tra i grandi. Se giocherai ancora, sarà uno sbaglio. Perché il tuo posto nella leggenda c'é già. E non da adesso. Ettore ucciso da Achille. Achille ucciso da Paride, e così via.

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