giovedì 24 settembre 2015

DIARIO VIOLA: Sulle ali del sogno



Nel ventunesimo secolo non era mai successo. Prandelli, Montella e compagnia bella l’avevano solo potuto sognare. La notizia del giorno è questa: la Fiorentina è seconda in classifica da sola, a tre punti dall’Inter, e domenica a San Siro si gioca il primo posto. Per ritrovarla in questa posizione bisogna riandare indietro al 1999. L’anno del Trap, di Bati che si rompe nello scontro diretto con il Milan, di Edmundo che vola al carnevale di Rio. Nell’età moderna, all’A.C.F. Fiorentina non era mai successo.
Tanta roba, da commentare. Da non sapere da che parte cominciare. Fiorentina – Bologna è il derby dell’Appennino. Una classica da sempre del calcio italiano, ed una partita carica tra l’altro di suggestioni. Precedenti a non finire, uno in particolare significativo. Era il 3 novembre 1968, quinta giornata d’andata di quel campionato, come oggi di questo. Il Bologna venne a vincere a Firenze per 3 – 1, sembrando aprire la crisi del mister argentino Bruno Pesaola (il Petisso, scomparso pochi mesi fa) e della società di Baglini che l’anno prima aveva ceduto diversi big a dirette concorrenti come Milan e Cagliari. Fu l’unica sconfitta viola di quell’annata, che si concluse con il secondo scudetto. Da allora i tifosi viola sognano non certo di ripetere il risultato di quella domenica, ma tutti quelli che ne seguirono sì.
Il Bologna si porta al Franchi alcuni ex gigliati. A cominciare dal mister Delio Rossi, che rimarrà sempre uno dei grandi punti interrogativi della nostra storia calcistica: dove sarebbe arrivato se non avesse avuto ai suoi ordini una squadra bollita e non avesse perso il controllo dei nervi durante un diverbio con Adem Llajic? Poi c’è lui, l’uomo che fa ancora discutere tutti contro tutti: Pantaleo Corvino. Passano gli anni, tre da quando se n’è andato, ma ancora una buona parte del bilancio dell’A.C.F. si regge sulle plusvalenze realizzate grazie ai suoi colpi di mercato. Chi guarda appunto ai suoi colpi, chi guarda invece ai suoi errori, entrambi clamorosi. Questa è una Fiorentina del resto che da tredici anni a questa parte divide Firenze, più che unirla come in passato. C’è poco da fare.
Per finire c’è quel Mattia Destro che è stato più volte un obbiettivo di mercato viola e non è mai arrivato. In compenso ha fatto del male alla Fiorentina ogni volta che ha potuto con varie maglie. La prima ed unica occasione del Bologna è sua, solo davanti a Tatarusanu che gli ribatte il tiro alla disperata. Grazia la Fiorentina, lui che non l’ha mai perdonata, ed è il segno principale che la serata è quella giusta e che il vento in questo momento soffia impetuoso alle spalle di Paulo Sousa e dei suoi uomini, gonfiando le vele di una barca che finora appariva bisognosa di diversi interventi da carpentiere.
Il mister portoghese dimentica le amarezze del secondo tempo di Carpi e si inventa l’ennesima formazione inedita, rimescolando le esigue carte che la società gli ha messo a disposizione. Centrocampo con Badelj e Vecino e Borja Valero trequartista dietro le punte, l’eroe di giornata Babacar e la sorpresa (ma non più tanto) Rebic. Blaszczykowski prende il posto di Bernardeschi sulla destra, e ben gliene incoglierà.
E’ una Fiorentina che se ne frega delle critiche ricevute (e che continua imperterrita a ricevere) e prova a remare controcorrente, ma non – come si è detto – controvento. La tendenza delle partite precedenti è invertita, stavolta è il primo tempo che lascia a desiderare. L’unica occasione è di Alonso che su punizione tenta di ripetere la magia riuscitagli contro il Milan. Mentre dall’altra parte Destro si fa ipnotizzare da Ciprian Tatarusanu. Di sicuro la Fiorentina starà mancando a Norberto Murara Neto più di quanto sia vero il contrario.
Nella ripresa si cambia marcia. Sousa intuisce che ci sono gli estremi per migliorare la classifica insieme alle manovre offensive, toglie un Babacar che probabilmente non ha recuperato l’infortunio di Carpi e mette dentro Kalinic. Le verticalizzazioni viola acquistano progressivamente maggiore efficacia, il centravanti croato manca di poco la deviazione vincente in diverse occasioni.
Finché al minuto 72 il destino di questa Fiorentina si compie. Cross di Rebic, che ha preso coraggio grazie al sostegno costante del Franchi, deviazione di Vecino sul secondo palo, ed ecco che l’impronunciabile arriva di gran corsa sulla destra dell’area bolognese a mettere alle spalle di Mirante. Primo gol di Blaszczykowski in serie A con la maglia viola (urge trovargli un soprannome perché qualcosa ci dice che andrà nominato spesso), seguito dieci minuti dopo dal primo gol – sempre in campionato – anche di Nikola Kalinic. Il croato arriva in corsa dalla parte sinistra e mette dentro “alla Destro” uno splendido cross di Alonso.
Finisce con la Fiorentina che fa possesso palla e pregusta il secondo posto solitario dei prossimi tre giorni. Il Torino perde con il Chievo, tra i viola e la vetta resta soltanto l’Inter, che finora ha giocato forse anche peggio di loro ma che ha vinto una partita in più.
E’ un campionato mediocre, basta poco per dominarlo, anche un gioco ancora tutto da inventare o registrare come quello delle due squadre che domenica sera si sfidano a San Siro per il primato. Non si è visto un bel calcio finora da quando Paulo Sousa è sbarcato a Firenze, ma già il mister di Viseu, Portugal, può permettersi di guardare più blasonati colleghi da sopra la spalla. Pesaola del resto nel 1968 fu criticato duramente per il suo avvio stentato e la sconfitta con i cugini d’oltre Appennino. E quella era una squadra che giocava da Dio.
Ma i brutti anatroccoli di Sousa sono già più avanti. Hai visto mai? La vita a volte fa degli scherzi talmente strani….



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