lunedì 13 ottobre 2014

Far West Vaglia. Una tranquilla domenica italiana

1 dicembre 2013

Domenica mattina, Comune di Vaglia, Frazione Caselline, Provincia di Firenze. Soffia forte il vento, pare quasi d'essere a Trieste, la città della Bora. Quasi, diciamo, perché lì il vento a volte supera i 100 chilometri orari ed è capace di ribaltare gli autoarticolati. Anche qui comunque oggi siamo un pezzo avanti, come si suol dire. Stanotte il vento è stato capace di ribaltare un cassonetto pieno di immondizia, che adesso ostruisce metà carreggiata della strada di accesso alle abitazioni.
Ci si sveglia spesso con qualche problema la domenica mattina, in Comune di Vaglia. O manca la corrente elettrica, o la linea telefonica, o c'é stata qualche nuova impresa della banda delle rapine in casa, oppure il vento ha sradicato le piante (che nessuno sorveglia o mantiene più). Far West Vaglia, soprattutto da quando ha preso piede la nouvelle vague dello sciocchezzario politico italiano, la fusione di Comuni. Vaglia è finita con Fiesole, due lande sterminate abbandonate da Dio che hanno messo in comune (è il caso di dire) il nulla che le amministra.
Un anno fa, per andare a votare per l'attuale Parlamento (e Governo) in carica, chi scrive si dovette spalare la neve da casa sua al seggio elettorale. Dell'amministrazione comunale, in scadenza di mandato e con altro evidentemente a cui pensare, nemmeno l'ombra. Un mese fa circa, un albero con troppi anni sulle spalle e poca cura da parte dell'uomo decise di porre termine ai suoi giorni crollando a ridosso della sede stradale della statale che da Pratolino scende a Fontebuona, la famosa (o famigerata) “Bolognese”.
Chi scrive, dopo mezz'ora di coda senza informazioni né prospettive, decise di interpellare due agenti della Municipale che risalivano lemme lemme la coda a piedi. Non ci si attendeva una risposta da G-men americani (abbiamo visto troppi telefilm, ci hanno creato troppe aspettative, e in ultima analisi rovinati....), ma nemmeno quel “si fa icché si pole, 'un siamo né indovini né maghi” con cui fummo ripagati. Per la cronaca, quella serata da tregenda finì tre ore dopo, quando riuscimmo a guadagnare la porta di casa dopo un peregrinare per tutte le traverse del Mugello alle quali nessuno aveva pensato di piazzare non diciamo qualche agente (i tagli alla spesa qui hanno colpito duro, la Stazione dei carabinieri di Vaglia conta soltanto tre, dicasi tre agenti, e la Municipale è messa appena un po' meglio, anche dopo la fusione con il comune limitrofo) ma almeno qualche cartello segnaletico.


Stamani, siamo stati tra i pochi solerti cittadini che hanno ritenuto opportuno “disturbare” le forze dell'ordine. La maggioranza ormai vive la res publica allo stesso modo di un pueblo messicano dei tempi di Zorro, lascia fare al Sergente Garcia (cioé al nulla di turno) e si disinteressa di tutto ciò che non sia la rituale sagra di diosolosache o la tombola alla Casa del popolo. Per i pochi che come chi scrive ancora si indignano a constatare qualche disservizio, provare – per credere – a telefonare a uno dei tanti 11equalcosa.
Si comincia, su suggerimento della propria compagna originaria di Trieste (e male abituata da diversi secoli di amministrazione asburgica mai troppo rimpianta) con i Vigili del Fuoco, che nella città della Bora compiono spesso e volentieri mirabilie a riparare ai danni del vento e a salvaguardare i cittadini. Grossa delusione, nell'ex Granducato di Toscana le parentele con gli Asburgo sono state dimenticate da tempo, e il 115 si è adeguato. Dopo lunga trattativa, viene fuori l'aspetto dirimente: la vostra è una strada privata, dovete provvedere da soli. Chi scrive non può fare a meno di immaginare uno di quei bei camion rosso fiammante dei famosi telefilm, con su scritto sulla fiancata qualche bel motto in latino. A questo punto ci starebbe bene un bel Arrangiate Vobis. E tanti saluti a Kurt Russell, a Robert de Niro, ma anche a quei vigili nostrani che una volta venivano con il sorriso sulle labbra (e stipendi non certo superiori a quelli attuali) a riprenderti il gattino che era salito sull'albero e non sapeva scendere.
Che si fa? Si telefona in Comune, poi alla Polizia Municipale, poi all'azienda di smaltimento rifiuti. Infine, memori dell'educazione civica masticata fin da bambini e ispirati dalle credenze di una vita intera, ecco l'idea per andare a colpo sicuro. Quando tutto viene meno, resta la Benemerita. I Carabinieri non tradirono nemmeno l'8 settembre. Non lo faranno nemmeno stavolta.
La chiamata al 112 è la più grossa delusione di una vita. Per chi, come chi scrive, è stato allevato nel culto delle istituzioni e tra queste nel culto della fiamma sul berretto, Nei secoli fedele, sentire dopo diversi minuti di corretta, rispettosa ed essenziale spiegazione della motivazione della chiamata la voce dell'operatore/carabiniere pronunciare un disarmante “tiratevelo su” che sembra uscito dalla più trash delle commedie all'italiana degli anni 70 rappresenta il crollo delle illusioni e dei sentimenti di tutta una vita. Segue un “proveremo a richiama' er Comune, si ce risponnono” che non ha bisogno di altri commenti. La comunicazione si interrompe, almeno al 115 ci avevano chiesto minacciosamente nome e cognome (guai a disturbare gli Dei nel giorno dedicato al loro riposo, lo insegnavano già gli antichi greci). Il 112 niente, farebbe fatica ad appuntarsi anche chi è 'sto seccatore.
Non rimane che seguire il consiglio delle autorità. Ci proviamo da soli. In una strada abitata da persone anziane e assenteisti del vivere civile, siamo io e la mia compagna. Troppo pochi, ci vorrebbe un terzo a fare leva, il cassone è pieno de monnezza, come avrebbe detto la voce delle autorità. Ma tertium non datur, e allora rimane dov'é. Un pensiero si insinua repentino: ma con quanto si paga di tassa rifiuti ci si deve anche spezzare la schiena per ripristinare sicurezza e servizio? Ma che vadino a remengo, avrebbe detto Sua Maesta Vittorio Emanuele I di Sardegna, fondatore dei Regi Carabinieri.
Che ci pensi il 118, se Dio non voglia in una strada dove abitano persone anziane qualcuno avrà bisogno di un'ambulanza. Una macchina transita a fatica e con attenzione e perizia del pilota. Un'ambulanza che magari trasporta un infartuato, chissà. Chi scrive è a disposizione per denunciare mezzo mondo, da proprietari che non hanno mai sentito loro dovere asfaltare questa interpoderale spacciata per una strada privata a tutte le istituzioni della Repubblica, nessuna esclusa, che la lasciano ogni giorno al suo destino, insieme a chi desiderava vedere le proprie tasse meglio impiegate.

P.S. Le telefonate a 112 e 115 sono registrate per legge, e quindi a disposizione per conferma di quanto sopra. Quelle a Comune, Vigili Urbani e azienda rifiuti ovviamente no, in quanto come si conviene al Giorno del Signore si è guardato bene dal rispondere chicchessia.

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