venerdì 24 ottobre 2014

La Fiorentina spezza le reni alla Grecia

Kalimera, Fiorentina. Che bello svegliarsi con tre punti decisivi in tasca, una prestazione tutto sommato convincente e nessuna critica né tanto meno polemica autorizzata da quanto successo in campo o fuori. Il viaggio in Grecia doveva essere un passaggio critico, decisivo in questo autunno viola funestato da tante contrarietà. Le prestazioni altalenanti fornite in campionato autorizzavano legittime preoccupazioni, visto che la terra greca non è stata mai facile da calpestare per le squadre italiane in genere.
Poche ore prima, l’Olympiakos aveva messo sotto la capolista del campionato italiano, quella Juventus che in Europa ancora non riesce a trovare un clima favorevole alle sue giocate. Il PAOK (Podosfairiki Anonymi Etaireia Panthessalonikeios) di Salonicco nel campionato ellenico sta sopra l’Olympiakos, è addirittura capolista. Il girone di Europa League, tra l’altro, appariva nel suo complesso un po’ più difficile di quello dell’anno scorso, lo stesso Montella aveva parlato alla vigilia di una trasferta delicata, fondamentale per l’assegnazione del primo posto in ordine alla qualificazione ai sedicesimi.
All’ultimo momento si era registrato anche il forfait di Babacar, per cause non meglio precisate ma che pare abbiano a che fare più con motivi contrattuali che muscolari, e la conseguente necessità di schierare quale unica punta l’altro enfant terrible Bernardeschi, che si sapeva in non perfette condizioni fisiche. Insomma, c’era da stare poco allegri, e non è un gioco di parole legato alla concomitanza con la partita di Champion’s dei bianconeri di Torino.
Invece, il nòstos, il ritorno della Fiorentina dalla notte di Coppa è il più dolce possibile. Vittoria senza discussioni e addirittura con alcuni sprechi (poteva essere un altro 3-0); buona prestazione di una squadra che per gran parte degli undicesimi schierava non diciamo “riserve” ma comunque soluzioni alternative; annullamento a domicilio della capolista greca che è riuscita a rendersi pericolosa solo nei minuti finali con un arrembaggio favorito più dalla voglia dei viola di tornare negli spogliatoi che da una propria forza reale.
Vincenzo Montella dimostra coraggio in partenza lasciando in panchina i big della difesa e del centrocampo. Nella notte più difficile, fiducia (ben riposta) in Basanta e Richards dietro oltre che nel capitano Pasqual e in Tomovic, in mezzo rientra Borja Valero coadiuvato da Badelj e Kurtic, con Aquilani e Pizarro che osservano un turno di riposo. Stessa sorte per Cuadrado (poi subentrato nella ripresa ed autore della più bella prodezza del match, con paratona del numero uno greco Glykos), malgrado l’attacco sia ridotto ai minimi termini. La responsabilità di far male ai padroni di casa ricade sulle spalle giovanissime di Bernardeschi, coadiuvato dal falso nueve Ilicic e da Juan Vargas, che ormai nessuno si ricorda più di aver chiamato El Loco ai bei tempi.
Ci si aspetta un ambiente infuocato, un catino ribollente di tifo come i greci ci hanno abituato ad offrire, una squadra di casa arrembante. Invece dopo pochi minuti i viola potrebbero già chiudere il match. In particolare l’occasione propiziata da un Ilicic insolitamente sgusciante (ma la difesa del PAOK, come un po’ tutta la squadra, è sorprendentemente imbarazzante) e offerta – a porta spalancata – al giovane “Berna” viene padellata da quest’ultimo in modo che grida vendetta. Lo stesso Federico si mette a ridere incredulo, meritandosi il perdono dei tifosi anche in ragione delle sue condizioni non ottimali.
La Fiorentina ha il merito di profondere impegno e gioco quanto basta per mettere a nudo le pecche della capolista ellenica. Per tutto il match Tatarusanu è costretto a compiere soltanto due o tre interventi di routine su palle che definire pericolose è un’iperbole. Unico brivido, un rimpallo all’85 che lo costringe a smanacciare in angolo una parabola beffarda. In compenso, appena la palla giusta (offerta ancora da un Ilicic improvvisatosi centometrista per la serata) capita sul piede che non perdona (almeno sulla ribattuta) di Vargas, la Fiorentina va in vantaggio meritatamente. E con il passare dei minuti si capisce che a meno di un black out improvviso ci resterà fino al termine.
Alla fine, tutto fin troppo facile. Eravamo abituati a un calcio greco che assomigliava più ad uno spettacolo di gladiatori in mezzo a una bolgia degna dell’antico Colosseo, invece per i quattrocento tifosi arrivati al Toumba Stadion si è trattato di una gita piacevole e senza patemi. C’è perfino il tempo di ammirare (si fa per dire, perché tocca veramente pochi palloni e nessuno determinante) l’esordio in viola di Marko Marin, ex promessa tedesca arrivata in estate a Firenze nell’ambito del programma di recupero dei Grandi Sinistrati del calcio europeo.

Il PAOK, si è dimostrato tutt’altro che lo spauracchio in grado di insidiare primo posto e qualificazione alla Banda Montella. Demerito suo o merito della Fiorentina? Sempre difficile quantificare, facciamo un po’ e un po’. Tra tre giorni c’è la riprova, e che riprova, a San Siro contro la Banda Inzaghi.


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