venerdì 13 marzo 2015

Roma orgogliosa, Fiorentina presuntuosa



Lo abbiamo definito più volte uno dei migliori spot del nostro calcio, altrimenti sempre più derelitto. Fiorentina-Roma va in onda per la quarta volta in questa stagione, e stavolta non si gioca in Italia ma in Europa. A poche ore di distanza da un Chelsea –Paris Saint Germain che è apparso francamente lo spettacolo di un calcio ormai di un altro pianeta, quella viola e quella giallorossa sono tra le poche squadre in grado di consolarci, anche se i segni di una stagione logorante si fanno ormai sentire.
Rispetto ai precedenti incontri, Fiorentina e Roma sono fedeli a se stesse eppur diverse. A questo punto i turnover sono dettati più dagli infortuni che da reali necessità atletiche o tattiche. L’istinto è sempre quello, giocare la palla in velocità per aggirare l’avversario, ma gambe e testa rispondono come possono.
Per fortuna rispondono bene, anzi benissimo, i tifosi. Il match è preceduto dagli ottimi riscontri dell’iniziativa calcio + cultura. Degli oltre duemila tifosi romanisti saliti a Firenze, si calcola che siano circa cinquecento coloro che hanno approfittato della possibilità di utilizzare il biglietto dello stadio anche per la visita ai musei del capoluogo toscano. La vigilia ed il post partita si svolgono quindi in un clima di assoluta civiltà. Romani e fiorentini danno dunque una bella lezione all’Europa, e se Erasmo fosse nato da queste parti anziché a Rotterdam c’è da credere che avrebbe scritto l’elogio della assennatezza piuttosto che quello della follia che l’ha reso celebre.
Venendo al calcio, non è invece il momento migliore per dare lezioni, anche se le due squadre cercano di affrontarsi a viso aperto. La Roma sta insieme con i cerotti, e perde altri due pezzi a partita iniziata. Daniele De Rossi si strappa probabilmente nell’azione del vantaggio della Fiorentina, Holebas poco dopo. Dopo 25 minuti Garcia ha già dovuto spendere due cambi.
Montella appare messo meglio solo in apparenza. Ha già dovuto schierare una squadra senza attaccanti di ruolo perché Babacar pare ancora non in grado di tornare in campo, e per fortuna che stasera il falso nueve Ilicic è un po’ meno falso del solito, e addirittura è lui a portare in vantaggio i viola, su assist di quel Salah che come il Cuadrado degli ultimi tempi si trova più spesso a impostare il passaggio piuttosto che a riceverlo.
La Fiorentina per quasi un tempo sembra la solita degli ultimi tempi, giro palla in velocità e inserimenti sulle fasce. In realtà il suo è un fuoco che è destinato a non durare. Anche il centrocampo viola ha diversi punti deboli. Dei tre titolari scelti da Montella, uno è destinato a strapparsi per logorio eccessivo, Pizarro, uno non è né un fuoriclasse né un fulmine di guerra, Badelj, uno ormai vive soprattutto di ricordi, Borja Valero. Finche tutti corrono e supportano i tre davanti e i quattro dietro (con Tomovic ancora preferito a Richards, chissà perché Montella l’inglese non lo vede proprio) il gioco funziona, appena calano fiato e idee i nodi vengono al pettine e la Roma dall’orlo del baratro torna in partita.
Gol di Ilicic
Tra l’infortunio di De Rossi e  quello di Pizarro si capisce la reale dimensione di queste due squadre. Tutte e due sono orfane a quel punto dei loro condottieri, ma i giallorossi – come già è successo quando si sono trovati con le spalle al muro – riescono in qualche modo a tirare fuori orgoglio ed energie residue per qualche giocata individuale che prima o dopo frutta il risultato atteso. I viola invece si spengono progressivamente, mortificati da una panchina non sufficientemente lunga per una squadra impegnata ancora su tre fronti, ed anche purtroppo da una presunzione non giustificata né dalla qualità del gioco né dalle energie psico-fisiche rimaste.
Succede infatti che una squadra che si trova in vantaggio (meritatamente) grazie a quella che risulterà comunque l’unica azione finalizzata da un tiro nello specchio della porta nelle ultime due partite tra Lazio e Roma riesce poi a farsi sorprendere in contropiede da una avversaria stanca e in difficoltà almeno in quattro occasioni. E meno male che, in assenza di Totti e di altre soluzioni d’attacco efficaci, l’uomo migliore di giallorossi nonché il suo capocannoniere stagionale Adem Llajic sembra stregato stasera quasi dalla nostalgia dei suoi trascorsi in viola. Il serbo ha almeno due volte l’occasione di pareggiare per i suoi, e in entrambe le circostanze i regali che fa ai suoi ex compagni sono clamorosi.
Mateu Lahoz
Nella prima circostanza, è il 41’ quando per la prima volta la Roma libera un uomo in area della Firoentina. E’ Florenzi, che fa un bel gesto atletico e si libera al tiro a botta quasi sicura. Neto risponde da Neto, cioè alla grande, ma non può far altro che ribattere a centro area dove Llajic arriva di gran carriera. La ciabattata finisce in Curva Fiesole, le mani non solo del serbo finiscono nei capelli.
Al quarto d’ora della ripresa l’arbitro Mateu Lahoz, della federazione spagnola, concede ai giallorossi un calcio di rigore quantomeno generoso. Iturbe si presenta di fronte a Neto, il quale gli toglie il pallone dai piedi con la consueta ottima scelta di tempo. Il guaio è che in caduta la mano trova poi anche il piede dell’argentino, che va giù. Dopo consistenti proteste viola, sul dischetto va ancora Llajic, che si ricorda di quando qui era soprannominato “Nutella” ed i rigori li sbagliava tutti. Da come resta su, immobile ma pronto a scattare, si capisce subito che quel tiro Neto glielo para. E infatti è così, per la gioia del Franchi e la maggior gloria di questo portiere che sta scrivendo pagine sempre più entusiasmanti della sua giovane carriera.
Due campanelli d’allarme squillanti come sirene antiaeree sarebbero più che sufficienti, ma no, la Fiorentina non fa tesoro dell’esperienza, non scende a compromessi. E’ una squadra votata all’attacco, anche quando l’attacco non ce l’ha. Non sa chiudersi, risparmiarsi, gestire. Senza Savic, dietro prima o dopo si balla. Con il Borja Valero attuale e senza Pizarro a centrocampo non si tiene un pallone. Senza una punta davanti si è costretti a giocare per vie laterali, gli altri lo sanno, ti aspettano, ti levano palla soltanto facendo muro e ripartono. E ti fanno male.
Ha un bel recriminare a fine partita Vincenzo Montella sull’arbitraggio. Certo, il signor Lahoz di Valencia, con quel suo piglio da Hidalgo mancato è indisponente, e tende a fischiare un po’ troppo verso la porta difesa da Neto e molto meno verso quella di Skorupszki (alla fine, rigore a parte e sceneggiata finale di perdita di tempo, quattro ammoniti viola contro uno solo giallorosso, l’ineffabile Naingollan, sono un po’ troppi). Ma la verità è che la Fiorentina è tanto presuntuosa quanto poco attrezzata a gestire questo ottavo di finale di andata di Europa League come già occasioni analoghe in passato.
La testata di Keita con cui la Roma ottiene il pareggio a un quarto d’ora dalla fine sull’ennesimo calcio d’angolo in cui la Fiorentina è schierata come peggio non si potrebbe è in pratica un deja vu. Quanti risultati favorevoli, non solo contro questi stessi avversari, se ne sono volati via malamente negli ultimi anni in situazioni analoghe?
A quel punto per una Roma che il mestiere del calcio lo conosce ancora bene è un gioco da ragazzi far passare il tempo con falli e falletti fatti e subiti, palle gettate fuori e massaggiatori che miracolano tarantolati e fulminati. La partita in pratica finisce all’80’ e i tre soli minuti di recupero concessi sono quasi scandalosi visto il tempo che si è perso. Ma la colpa è anche e soprattutto della Fiorentina che non ne ha più, e che dopo la ciabattata infame di Alonso a metà ripresa non è più arrivata al limite dell’area avversaria e quasi non ha passato più la metà campo.
Pareggio di Keita
I cambi danno ragione a Montella, nel senso che il convento passa questo, un qualcosa che stasera non porta la Fiorentina molto vicino al passaggio del turno. Se Mati Fernandez prova a non far rimpiangere il più anziano ed esperto connazionale Pizarro (riuscendoci solo in parte), Aquilani riesce ad incidere sul match ancora meno di Borja Valero, ed è un’impresa. Quanto a Babacar, a parte la manfrina con cui Montella è quasi costretto a chiedergli per favore se se la sente di entrare, c’è di che rimpiangere Ilicic che gli lascia il posto, almeno nella versione di stasera dello sloveno. Il ragazzo senegalese ha qualche problema caratteriale, non lo si scopre adesso, e altrimenti non si spiega perché in una partita come questa dove dovrebbe spaccare tutto con la propria fisicità ai danni di avversari assai provati, riesce a non toccare nemmeno un pallone.
Finisce con un risultato di parità che autorizza la Roma a parlare di superiorità e di qualificazione ai quarti già ipotecata. Ed è difficile darle torto. Per quanto incerottata, stasera è sembrata ancora in grado di tenere a bada una Fiorentina che sembra aver esaurito la sua serie positiva, con un Salah a cui i difensori cominciano a prendere le misure e tutta una serie di giocatori che non hanno più di un tempo nelle gambe.
All’Olimpico la settimana prossima servirà un’impresa più difficile di quella portata a termine in Coppa Italia. E magari, con Gilardino ormai fuori lista UEFA, che qualcuno degli altri giovanotti di belle speranze e miglior ingaggio dell’attacco si riaffacci sul campo. Sarebbe un peccato aggiungere un altro rimpianto a quelli delle passate stagioni. I titoli, quelli veri, intanto sono sempre a zero. Se la Roma è davvero più forte, facciamole almeno dannare l’anima un po’ più di quanto ci è riuscito ieri sera. E per una volta dimentichiamo gli spot del calcio. Per una volta conta vincere, e basta.

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