venerdì 24 aprile 2015

Firenze sogna



Questa è la Fiorentina”, dice alla fine raggiante ai microfoni Diego Della Valle. E quelli di lunedi scorso allora chi erano? A parte lo stesso colore di maglia, neanche lontani parenti di questi che hanno appena demolito la Dinamo Kiev, al di là del punteggio bugiardo. Per il ritorno dei quarti di finale di Europa League Vincenzo Montella ha schierato la formazione tipo, stavolta si fa sul serio. Quando la squadra gioca così, significa che il mister ha azzeccato tutto. E dopo tre giorni, dalle stalle di nuovo alle stelle.
Firenze è in festa, perché dopo sette anni torna a giocare una semifinale europea. Lasciamo stare i distinguo tra titolari e riserve, è un discorso che porterebbe lontano. Facciamo piuttosto quello dell’approccio alla partita e dell’atteggiamento in campo. Anche quello è un discorso che porta lontano, soprattutto porta più avanti in questa stagione che riserva ancora qualcosa per il colore viola. La Fiorentina è tra le prime quattro squadre di quella che una volta si chiamava la Coppa UEFA, e non è ancora finita qui. Basta che la testa e le gambe funzionino sempre come hanno fatto stasera.
La Dinamo Kiev non è più quella dei tempi di Lobanovskij, questo è certo. E’ sicuramente meno del Verona che lunedi ha portato via tre punti dallo Stadio Franchi, almeno a giudicare da quello che si vede in questa notte europea dove la Fiorentina tira verso la porta di Shovkovskij qualcosa come venti volte, mentre gli ucraini tirano verso la Curva Fiesole soltanto quattro volte e solo una nello specchio della porta difesa – di nuovo egregiamente – da Norberto Neto.
Difficile stabilire i meriti di questa Fiorentina e i demeriti dei suoi avversari. Molto meglio godersi questo nuovo successo internazionale, che porta sul tre a zero lo score degli incontri tra toscani ed ucraini, con Babacar, Gomez e Vargas che aggiungono i loro nomi all’elenco dei giustizieri della Dinamo dopo quelli di Chiarugi, Maraschi e Roberto Baggio, rinverdendo i successi ormai sbiaditi del 1969 e 1989. Un successo che pone la Fiorentina in condizione di ritentare l’assalto a questa Europa League che andò a male nel 2008 sul rigore calciato malamente da Christian Vieri.
Titolari e riserve, discorso complicato. Più facile dire che tra squadra in campo e panchina Montella si porta dietro quindici persone che sono quanto di buono ha da schierare questa Fiorentina. Fine dei turnover, degli esperimenti, ognuno al suo posto e soprattutto la testa a posto. I ragazzi in viola si avventano su quelli in maglia bianca fin dal primo minuto, e dopo dieci minuti tra gol annullati, gol sbagliati e tiri parati da Shovkovskij potrebbero stare già almeno 3-0 ed aver chiuso il discorso.
E’ una di quelle serate in cui non sai se riscaldarti a vedere come gioca bene la squadra o raffreddarti al pensiero che le occasioni fallite in così gran quantità va a finire che si pagano. Senza andare tanto indietro, è successo tre giorni prima. Ma stasera giocano i migliori, e giocano al meglio. Stasera Mario Gomez sembra agile e funambolico come Giuseppe Rossi, Borja Valero sembra quello che vorremmo sempre vedere, veloce, preciso e determinato nelle sue impostazioni di gioco. Da un suo tiro nasce il gol in ribattuta che viene purtroppo annullato a Supermario per fuorigioco dapprima passivo e poi improvvisamente attivo.
Ci vuole un tempo ed una sagra di errori, traverse e parate, che ha come precedente forse soltanto quell’allucinante Fiorentina – Pescara di tre anni fa, prima che il punteggio possa essere sbloccato e adeguato, seppur in minima parte, a ciò che si è visto sul campo. Nel frattempo, l’arbitro svedese Eriksson ha dovuto giudicare su un episodio non facile in area di rigore dei viola: il folletto Lens, che già all’andata aveva cercato di complicare la vita ai nostri eroi segnando un gol fortunosissimo, vince un rimpallo ed affonda verso l’area piccola, ma sul bordo di quella grande trova ad attenderlo Gonzalo Rodriguez che lo contrasta. Il pallone schizza via e Lens schizza in terra.
Attimi di gelo calano sul Franchi: Eriksson arriva di corsa ed estrae il cartellino giallo in faccia a Lens, accusandolo di simulazione. Siccome è il secondo giallo, subito dopo esce il rosso. La torcida viola tira un sospirone di sollievo e capisce che la serata non si sta mettendo male. L’ 0-0 continua a qualificare la Fiorentina, l’uomo in più a questo punto rende l’impresa proibitiva per gli ucraini. Il gol che un minuto dopo segna Mario Gomez sul rovesciamento di fronte la rende quasi impossibile.
Per inciso, le immagini rallentate mostrano come Gonzalo e Lens si incocciano in un contrasto abbastanza regolare con il pallone come obbiettivo di entrambi. Si può discutere semmai sull’eccessività dell’espulsione, ma il volo d’angelo dell’olandese della Dinamo induce l’arbitro a ravvisare la simulazione. Firenze ringrazia, magari altri direttori di gara non sarebbero stati altrettanto bravi a velocità naturale.
Firenze ringrazia anche Mario Gomez, perché poco dopo – come detto – riesce ad addomesticare una rasoiata di Joaquin (uomo spettacolo anche stasera, finché il fiato gli ha retto) e a deviarla alle spalle dell’estremo difensore ucraino. Probabilmente non il più bello dei suoi gol, ma sicuramente uno dei più difficili, perché si tratta di coordinarsi malgrado l’impeto con cui il bomber tedesco si avventa sul pallone.
Al riposo, il vantaggio minimo consola della mancata goleada. Nella ripresa si procede senza cambi, dal momento che squadra che vince – e in questo modo – non si tocca. Il dominio viola continua indisturbato. La difesa a quattro concede zero a Yarmolenko & soci, che dimostrano peraltro di essere abbastanza grezzi sotto il profilo della manovra. Il centrocampo crea a volontà, sotto la regia quanto mai ispirata di Pizarro e con Mati e Borja che stasera hanno gli spazi giusti per dare spettacolo. In avanti, Salah forse è appena un capellino meno esplosivo rispetto a qualche uscita precedente, ma trova tempo e modo di esaltare la platea con alcuni numeri dei suoi, di quelli che gli hanno fatto guadagnare il soprannome di Messi delle Piramidi.
Se un appunto si può fare a una squadra che gioca ad una porta sola è quello di eccedere come al solito in preziosismi e nella ricerca dell’ultimo passaggio all’infinito, difetto che si accentua mano a mano che il fiato cala e la velocità si attenua. L’altro difetto è quello di arrivare ai minuti finali con la benzina in riserva. Una Dinamo che ha passato a fatica la metà campo per ottanta minuti, in quelli finali trova il modo di preoccupare l’avversaria che fino a quel momento l’ha dominata. Difficile dire se il debito d’ossigeno riguardi più la testa o le gambe dei viola, fatto sta che in almeno una circostanza tocca a Neto salvare la patria, sventando dei supplementari che avrebbero avuto del clamoroso. Pochi istanti dopo Gonzalo invece deve liberare di testa sul filo dell’autogol.
E’ il momento di un cambio che porti un po’ di freschezza. Stasera mister Montella li indovina tutti. Dopo Badelj per Borja Valero e Aquilani per il Pek, che esce sotto una standing ovation, è il momento di Juan Manuel Vargas che rileva un Salah che ha corso tantissimo anche stasera e sfiorato almeno due gol. Ma non era destino che fosse lui l’eroe della serata, bensì il figliol prodigo che prende il suo posto.
La Fiorentina risistemata in campo per effetto dei cambi riprende a fare gioco senza più incertezze, alla ricerca del gol sicurezza. Al quarto minuto di recupero il pallone capita sulla fascia sinistra al peruviano, che improvvisamente si ricorda chi era, in quella prima stagione con Prandelli in cui era diventato un’arma letale incontenibile per gli avversari. La progressione di Vargas è imperiosa e lo porta a tu per tu con Shovkovskij. Il tiro è un bolide spaventoso che non lascia scampo al portiere ucraino. Dopo, è soltanto festa viola.
La Fiorentina è di nuovo in semifinale di Europa League. Un risultato che impreziosisce questa stagione a prescindere da come andrà a finire. Da adesso in poi c’è spazio per il sogno. Se come dice Diego Della valle, questa è davvero la Fiorentina, sogniamo volentieri.

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