giovedì 30 aprile 2015

Lo sciagurato aprile della Fiorentina



Dice: almeno consoliamoci con la prestazione. La Fiorentina ha giocato a calcio meglio della Juventus. Non è una novità, del resto, non è la prima volta. Già, peccato che stavolta, per l’ennesima volta, tre gol li segna la Juventus e i tre punti vanno a lei. La squadra che gioca peggio sta per vincere lo scudetto e per giocare una semifinale di Champion’s League, quella che gioca meglio scivola al settimo posto e rischia l’anno prossimo di andare in Europa solo con qualche viaggio organizzato da Alpitour, o simili.
Secondo il regolamento del gioco del calcio, scopo di questo sport è segnare un gol più dell’avversario, oppure prenderne uno in meno, come si preferisce. La prestazione, quindi, da che mondo è mondo dovrebbe servire a questo. La prestazione della fiorentina nel mese di aprile che volge al termine parla chiaro: cinque sconfitte su otto partite, quattro delle quali con almeno tre gol subiti; compromessa una finale di Coppa Italia che sembrava già conquistata ed almeno un quarto posto in campionato che sembrava difficile perdere. Bastava solo un po’ di attenzione.
Dalla Juventus alla Juventus l’aprile viola si ammanta di tenebra, ed è difficile stabilire se siano peggio le sconfitte casalinghe contro le ultime della classe affrontate svogliatamente o quelle contro la prima, affrontata dapprima presuntuosamente in casa propria e poi spavaldamente e brillantemente in trasferta allo Juventus Stadium. Cambia poco, del resto, né il risultato né la classifica. Quanto alla benedetta prestazione, c’è da dire che cambia poco soprattutto da un anno all’altro. Passano le stagioni e le occasioni, che si impegni o no la Fiorentina perde sempre allo stesso modo, con gli stessi avversari, nelle stesse circostanze. Che schieri le riserve o i titolari. Anzi, alla fine sono proprio gli uomini che dovrebbero fare la differenza a farla, sì, ma in negativo per la Fiorentina.
In settimana, Vincenzo Montella si era battuto perché la squadra non andasse in ritiro, contro il parere di Andrea Della Valle. Tanto di cappello, sono pochi su questo pianeta gli allenatori capaci di far cambiare idea al proprio datore di lavoro. E poi, si sa, i ritiri servono a poco o nulla, la concentrazione la si acquisisce con un esercizio quotidiano attraverso l’allenamento e la coltivazione della propria professionalità. Nonché con la consapevolezza – insostituibile – di avere alle spalle una società che non ti perdona il minimo errore. Come la Juventus, appunto.
Tanto di cappello, e giustizia fatta a proposito di tante illazioni. Qualcuno ha insinuato che tra il mister e la società si stia creando una spaccatura. Se Montella convince Della Valle a lasciare le cose come stanno, vuol dire che tanto spaccati non sono.
La partita di Torino dà dunque ragione a Montella su questo e anche sulla formazione scelta per andare in campo. Gli uomini che si schierano al fischio d’inizio dell’arbitro Banti hanno i numeri e la voglia di tenere il pallone per lunghi tratti in casa della capolista e di metterle anche pressione e paura, anche se sotto il profilo del punteggio per poco tempo.
La facilità con cui la capolista ribalta la situazione in una serata in cui la Fiorentina le imporrebbe appunto il proprio gioco in casa sua dà invece torto a Montella per quello che si diceva prima. In tre anni i suoi giocatori, compresi i migliori, si badi bene, non hanno imparato a non commettere gli stessi madornali errori. Per esempio, farsi segnare di testa da Llorente e Tevez, non proprio due giganti, o farsi prendere di infilata dopo essere andati ripetutamente allo sbaraglio in avanti. Per non parlare di quei benedetti calci piazzati. Sugli angoli, noi li battiamo come peggio non si potrebbe e in ogni caso siamo sempre piazzati male. In compenso li subiamo regolarmente: Llorente a questo punto si augura di incontrare la Fiorentina più spesso possibile. Dei rigori non ne parliamo proprio: un solo precedente, il campionato 1978-79. Ma c’era Antognoni convalescente da una fastidiosissima tarsalgia, e la Fiorentina non aveva altri che lui. Qui forse sarebbero in diversi a necessitare di allenarsi un po’ di più, anche in questo caso.
Rigore trasformato
In conferenza stampa, Montella si giustifica parlando di episodi sfavorevoli e di incapacità della Fiorentina di essere diversa da quella che è. Sugli episodi, stendiamo un velo pietoso. Essere qui a commentare un arbitraggio che ti concede due rigori a Torino nella partita decisiva per lo scudetto della Juventus ha francamente del paradossale. Banti probabilmente poi sbaglia a non sanzionare le proteste eccessive sul primo rigore di Pirlo ed Allegri, e sbaglia soprattutto a concedere la punizione che costa il pareggio juventino. Neto non tocca Sturaro, che vola in avanti alla Klaus Di Biasi e inganna direttore di gara e guardalinee. Il portiere viola viene ammonito e la punizione viene battuta da Pirlo come suo solito. Il resto lo fanno i difensori della Fiorentina che probabilmente si soffermano ancora a pensare al torto subito e lasciano Llorente indisturbato.
Ma la Fiorentina non perde certo per colpa di Banti, che arbitra tutto sommato equamente. E poi la Juventus due rigori contro in casa non li ha mai avuti a memoria d’uomo. Che si vuole di più? Magari che Gonzalo giochi sempre all’altezza di se stesso. Invece prima lascia completamente libero Tevez sul colpo di testa che vale il vantaggio bianconero allo scadere del primo tempo, e poi calcia orrendamente in curva il secondo rigore che varrebbe il pareggio viola a venti minuti dalla fine.
Pareggio Llorente
La prestazione consiste anche e soprattutto nello sfruttare le occasioni che la sorte ti offre benevolmente. O quantomeno perché te le sei procurate. Le occasioni avute contro la Juventus dalla Fiorentina negli ultimi due anni difficilmente si ripresenteranno. I match ball sprecati ormai sono tanti. E un giocatore come Joaquin Sanchez Rodriguez, capace di mettere in crisi da solo una difesa come quella juventina e di far fare la figura del pirla a Pirlo (ci si perdoni il gioco di parole) chissà quando lo ritroveremo.
La prestazione consiste anche nel mantenere i nervi saldi e non buttarsi tutti in avanti all’arma bianca. Cosa che la Fiorentina fa regolarmente, si tratti di giocare contro il Cagliari o la Juventus. E prendendole regolarmente di santa ragione. Caro Montella, non può bastare dire “questa è la Fiorentina”. Queste cose lasciamole dire a Diego Della Valle, che la vede giocare una volta ogni tanto e quasi sempre – per sua fortuna – quando le cose girano bene. Questa è, come si diceva, l’unica squadra della serie A italiana che in tre anni non ha imparato nulla dai propri errori. E che giochi a calcio, esteticamente parlando, come nessun altro è una ben misera consolazione, a questo punto.
Rigore sbagliato
La punizione magistrale di Josip Ilicic che piega la mano a Buffon è la ciliegina su una torta condita soprattutto di rimpianti. Un’altra partita buttata via, a prescindere dall’aver giocato bene o male. Un’altra prestazione da paragonare a quel famoso bicchiere di cui parlava giorni fa Eduardo Macia, salutando Firenze e i fiorentini. Un bicchiere peraltro che circa venti giorni fa era davvero pieno e che adesso si sta svuotando rapidamente. C’è rimasta soltanto l’Europa a tenere in piedi questa Fiorentina. Speriamo bene, l’anno prossimo sarebbe dura il mercoledi e il giovedi fare zapping tra i canali perché in TV non c’è niente di interessante da vedere.

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