domenica 5 aprile 2015

VIOLA NELLA TESTA E NEL CUORE: I ragazzi giocano bene

A mente fredda, l’impresa del Padule del Franchi contro la Samp appare ancora più tosta. Condizioni climatiche al limite del proibitivo, di fronte uno degli avversari peggiori possibili in circolazione in serie A. La Fiorentina impone il proprio gioco perfino alle pozzanghere. Una prova di forza impressionante, vien da pensare che Diamanti, Salah & compagni non si sarebbero fermati nemmeno durante l’Alluvione.
Il vento ha smesso di soffiare ostile in faccia alla Fiorentina, preferendo spirarle benevolo e costante alle spalle. Perfino gli arbitri si son messi a dirigere come Dio comanda, senza regalare nulla ma senza togliere più del dovuto. Si discute se Banti avrebbe dovuto espellere Gonzalo, ma se questo fosse il metro quante partite di serie A finirebbero con il numero legale di giocatori? E forse l’arbitro di Livorno ha compensato il primo giallo dato troppo frettolosamente con il secondo sul quale ha giustamente preferito sorvolare.
In altri tempi alle difficoltà ambientali si sarebbero aggiunte anche le malversazioni arbitrali, più magari qualche altro infortunio di quelli pesanti. Adesso la sorte si limita benevolmente a lasciare in pace questa Fiorentina che onora il calcio spettacolo e che ha dimostrato di poter arrivare dove vuole con le proprie forze, senza regali da parte di nessuno.
Ma la crescita di questa squadra non si spiega solo con la fortuna. E’ come se dopo Parma tutti i pezzi del puzzle fossero andati a posto. Miracolosamente? Non diremmo. Abbiamo criticato tante volte Montella per certe sue decisioni tecnico-tattiche che rivelavano una maturazione ancora da completare. La fase acerba del tecnico di Pomigliano d’Arco sembra ormai superata, al punto che mezza serie A è tornata a guardarlo come oggetto del desiderio. Il gioco alla spagnola, con gli uomini giusti al posto giusto, è tornato appetibile, e Vincenzo se la gode, centellinando come suo solito i sorrisi perché la strada da qui a maggio è ancora lunga e irta di insidie.
Con lui, grazie a lui, è cresciuta tutta la squadra, nel complesso e nelle singole individualità. Vediamoli uno per uno. Di Neto che dire? E’ diventato un signor portiere, e quando come ieri rimane praticamente inoperoso (il che la dice lunga sul divario di valori tecnici in campo, con buona pace di viperetta Ferrero) sembra quasi che abbia giocato male, per quanto ci ha abituati ad almeno una prodezza a partita. Speriamo che rimanga inoperoso anche martedi prossimo, la sua quotazione non ne risentirebbe. Quella della Fiorentina sì, in positivo.
In difesa, abbiamo almeno due pezzi buoni, di categoria superiore, e uno in procinto di diventarlo. Gonzalo Rodriguez e Stevan Savic (prima dell’infortunio) sono in condizioni di forma spaventose, la loro classe individuale sta emergendo prepotentemente sia in reparto che in proiezione offensiva. Se entra il tiro da biliardo di Gonzalo nel primo tempo, viene giù lo stadio. In compenso, Muriel, Eto’o e Eder si stanno domandando ancora di che colore fosse il pallone. Stesso discorso per Savic, che prima di farsi male giocava addirittura meglio di lui. Sulle loro orme, José Maria Basanta, uno che ha giocato una finale mondiale senza sfigurare, così per ridere, ma che adesso gioca addirittura meglio, a suo dire grazie al solito Montella. Non abbiamo paura di affermare che per ritrovare giocatori di questo livello in viola forse bisogna riandare indietro fino a Daniel Alberto Passarella.
Che dire di Richards? Micah male, se ci si passa il gioco di parole. Ieri una diga impenetrabile, capace di andare via sulle fasce manco fosse il Vargas o il Cuadrado prima maniera. Stai a vedere che a fine stagione Vincenzo Montella ha fatto plusvalenza anche con lui. Vargas è Vargas, a proposito, giocatore che non devasta più le difese avversarie ma che puoi spendere con profitto in tutte le zone del campo. Pasqual e Tomovic forse impressionano meno, al presente, ma ci sono partite in cui la loro spinta sulle fasce è determinante. E San Turnover estende la sua benedizione anche a loro.
In mezzo, l’Aquila sta tornando faticosamente a volare alle altezze di inizio stagione. E se Viviano fosse stato ancora quello incerto visto – purtroppo – in maglia viola, ieri avrebbe festeggiato anche un gran gol. Alberto si sacrifica spesso da Pizarro, ma è un trequartista, ed è lì che fa la differenza. Di Pizarro del resto ce n’è uno, che Dio ce lo conservi in salute perché sostituti in giro non ce ne sono, hanno voglia a dire gli esperti di mercato. Chi ha fatto la differenza sul bagnato è stato sicuramente Borja Valero Iglesias, a parere di chi scrive vero uomo partita. Nella serata più improbabile, meno adatta alle sue caratteristiche, lo spagnolo rinasce dalle proprie ceneri e tira fuori una prestazione da Furia Rossa. Lo abbiamo criticato tante volte, con la Samp è stato da standing ovation.
Badelj è Badelj, non fa niente che resterà nella storia del calcio, ma provate a levarlo di squadra a questo punto. Come levare la pietra angolare ad un muro maestro. Il croato non butta via un pallone, consentendo ad altri di riproporre subito l’azione o facendolo di persona. Di Mati Fernandez c’è poco da dire, le sue doti non si discutevano, è la sua maturazione che fa impressione. Adesso Montella lo mette quando c’è da gestire il risultato, onore ed onere che da che mondo è mondo tocca solo a coloro che danno del tu al pallone, ricevendo in cambio del lei.
Andiamo avanti. Da squadra spuntata la Fiorentina si ritrova ad essere squadra dall’attacco micidiale. In tribuna Pepito assiste puntualmente alle prestazioni dei suoi compagni, chiedendosi forse a chi riuscirà a levare il posto quando rientrerà. Non facile. Non certo a Mario Gomez, sulla via di tornare Supermario. Nell’acquitrino sampdoriano lotta e gioca anche lui al pari degli altri e sfrutta bene l’unica occasione che gli tocca. E’ lui a lanciare a rete Salah sul raddoppio, i due si intendono bene. Salah del resto si intende con tutti, e se continua così più che chiamarlo il Messi delle Piramidi bisognerà chiamare qualcun altro il Salah di Barcellona. Intanto a Mourinho a questo punto più che un fischio alle orecchie deve arrivare una sirena antiaerea.
Diamanti è rimasto quel ragazzino che da piccolo voleva sempre lui il pallone, per segnare il gol decisivo e vincere l’ennesima partitella di strada. A trentatre anni ha ancora il fiato, la testa e la voglia di tentare gol come quello che ha messo in ginocchio la Samp. La classe l’ha sempre avuta, quella non invecchia mai. Chiedere per conferma a Joaquin Sanchez Rodriguez, altra Furia Rossa che resterà nella galleria del calciomondiale, di sicuro in quella viola. Era difficile far dimenticare Juan Guillermo Cuadrado, toglierlo da questo elenco senza rimpianti. Lui ci sta riuscendo, speriamo solo che la saudade di Siviglia e il tempo inclemente (quello anagrafico, perché quello atmosferico abbiamo visto che non ci fa paura) ce lo conservino.
Teniamo in panchina gente come Gilardino e Babacar, questo dice più che ogni altra cosa. Campioni vecchi e nuovi che non trovano posto a meno che un collega non si faccia male o crolli a terra esausto. Quanto a Bernardeschi, per ora diciamo che non bastano un ciuffo sbarazzino e un paio di assist a fare un campione. Se capisce questo l’anno prossimo in questo elenco c’è posto anche per lui. Altrimenti rischia di fare la fine di Montolivo.

Abbiamo cominciato con Neto, e con Neto concludiamo. La notte porta consiglio, caro Norberto Murara, e tu di notti magiche qui a Firenze ne stai vivendo abbastanza. In questa Fiorentina c’è posto e bisogno di un portiere come te. O vuoi fare come Emiliano Viviano, costretto a veder scappare via gli ex compagni in fuga per la vittoria con i lucciconi agli occhi? A martedi sera, e pensa bene a quello che fai.

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