Al secondo turno di
ballottaggio vanno quindi il segretario uscente Pierluigi Bersani ed il sindaco
di Firenze Matteo Renzi, e sarà una partita tutta da giocare. Non soltanto
perché il terzo classificato, il Presidente della Regione Puglia Nicky Vendola
ha un bel gruzzolo di voti da distribuire tra i due contendenti rimasti, ma
anche perché dall’analisi stessa del voto appena effettuato dai simpatizzanti
del centrosinistra emergono alcuni dati che fino a poco tempo fa potevano
essere considerati sbalorditivi, e che gettano incertezza sull’esito finale della
contesa.
Il primo dato è che di zoccoli
duri all’interno della sinistra non ce ne sono più. Di tutti gli
schieramenti che si sono avvicendati sulla scena della politica italiana,
quello rappresentato oggi dal Partito Democratico è forse storicamente il più
conservatore di sempre. E tuttavia la cosiddetta base sta dimostrando di essere
sempre più insofferente alla riproposizione della nomenklatura che da
diversi decenni governa il partito. Una classe dirigente che è avvertita come
sempre più distante e non in sintonia con la gente comune e le sue necessità,
tanto più in questi tempi di crisi e di ricette anti-crisi che hanno molto poco
di sinistra, malgrado la sinistra stessa le abbia patrocinate e sostenute.
Il secondo dato è che Renzi è
andato a vincere, anzi a stravincere – come lui stesso non ha mancato di sottolineare
a caldo ieri sera - proprio in quelle zone dove sembrava più saldo il controllo
dell’organizzazione storica del Partito: le cosiddette Regioni Rosse, tanto per
capirci. Il sindaco di Firenze ha trionfato non soltanto nella sua città, ma un
po’ in tutta l’Italia centrale e anche in Emilia Romagna. Ad un certo punto sembrava
addirittura che il suo quoziente nazionale potesse salire al 40%, ma anche il
36% è un risultato che gli lascia aperte tutte le possibilità. «Ce la giochiamo
fino in fondo», ha dichiarato di fronte alla Convention Viva l’Italia
Viva – Il meglio deve ancora venire alla Leopolda, che ormai è diventato il suo
quartier generale.
A proposito, quale contrasto
fra le immagini provenienti dalla stazione fiorentina riecheggianti il clima
delle primarie americane, con il giovane sindaco nei panni di un Barack Obama
nostrano, e la frase secca e disarmante riportata dai giornalisti che avevano
cercato di intervistare Bersani a botta calda: «Parlerò più tardi, adesso
lasciatemi guardare Milan-Juventus in pace». Non c’è che dire, bel mix tra
veterocomunismo e repubblica delle banane, immaginarsi un leader americano o
anche europeo qualsiasi che risponde così alla stampa del suo paese! Poi non c’è
da meravigliarsi che il cosiddetto Nuovo Che Avanza vada a vincere nelle
roccaforti rosse, come ad esempio Pontedera, terra d’origine del Presidente
della Regione Toscana Enrico Rossi o quella Castelfiorentino che come ha
ricordato il candidato sindaco ai tempi del PCI faceva registrare l’80% dei
consensi.
Nelle stesse ore, lo sconfitto
Nicky Vendola ringraziava i suoi sostenitori per l’appoggio nella battaglia sostenuta,
e pur non dissimulando la scarsa simpatia per Renzi prometteva a Bersani vita
dura per ottenere il suo quasi 16% di voti al secondo turno. Si riparte da
zero, per citare ancora Renzi, e sarà una settimana intensa, fino a domenica
prossima. Ma comunque vada a finire, il Partito Democratico, ex PDS, ex PCI
come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi sta per andare nell’archivio storico, e
chi governerà la nuova Cosa si troverà a gestire una realtà ben diversa
e finalmente, nel bene e nel male, più simile alla realtà degli altri paesi
europei
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