domenica 7 febbraio 2016

DIARIO VIOLA: Non si uccidono così anche i sogni?

Mentre nelle stanze dei bottoni della società si prepara un’altra Notte dei Lunghi Coltelli, la squadra della Fiorentina valica l’Appennino per giocare il classico derby che ha fatto la storia del calcio, e che potrebbe contribuire a scrivere quella di questo campionato.
Calano le prime ombre della sera quando Paulo Sousa, squalificato per la cervellotica decisione di Cervellera, si accomoda nella tribuna coperta dello Stadio Dall’Ara. A Casette d’Ete c’è qualcuno che aspetta le sue scuse, insieme a quelle di tutta la città. A Firenze c’è chi lavora per far fare a Daniele Prade’ la stessa fine che fu di Pantaleo Corvino. Il DS di Vernole fu immolato per superare la Notte della Vergogna, lo 0-5 incassato dalla Juventus a suggello di un paio di campionati inguardabili, che rischiavano di disilludere il popolo viola circa la reale volontà della proprietà marchigiana di mantenere promesse e programmi. Il DS romano probabilmente pagherà allo stesso modo la Campagna Acquisti della Vergogna, quella alla quale è stato mandato a lallerare senza lilleri.
Paulo Sousa ha fatto capire che non ci sta. Altro che chiedere scusa. Ha stretto un patto d’onore con i suoi giocatori, e con quella parte di Firenze che non crede più alle favole. Che vuole salvare la stagione, i propri sogni, e quel labaro viola che risale al 1926 e che al massimo può concedere di aver subito un restyling nel 2002, nulla di più.
Ha avuto il suo momento di crisi, Paulo Sousa, quando metteva Alonso a destra o Kuba a sinistra. Ma adesso che i nodi vengono al pettine, ci tiene a chiarire alla gente di Firenze che quei nodi non li ha stretti lui. Da ora in avanti la banda viola continua a combattere come Rambo nella giungla vietnamita, sola contro tutto e tutti. Questa serie televisiva avvincente di cui si ritrova ad essere lo sceneggiatore si arricchisce a Bologna di un nuovo capitolo, a cui trovare un titolo non è facile. Se si guarda a chi è rimasto a Firenze, suggeriamo “Non si uccidono così anche i sogni?”. Se si guarda a chi si è spinto fino al Dall’Ara, forse è più adatto “I sette uomini d’oro”.

Se non sono sette, non sono comunque più di nove gli uomini di sicuro affidamento che vestono la maglia viola stasera e cercano di mantenere la Fiorentina aggrappata al terzo posto. E Sousa li mette in campo alla grande, consapevole che non si può sbagliare più. Peccato che non può contare su una squadra intera. Peccato che sul prato verde dello stadio bolognese giungano a maturazione equivoci di lunga data, e che alla fine i Sette Uomini d’Oro tornino a casa come i Sette Senza Gloria.
In campo, considerati i cambi, è andata complessivamente Quella Sporca Dozzina, i soliti 13. Ma tutto finisce per ruotare attorno alle solite lacune. Alla presenza in campo, o per meglio dire sostanzialmente all’assenza, di giocatori che ormai dimostrano la loro incompatibilità con questa maglia viola, e con un campionato di serie A di livello.
La difesa è a 4, con un Pasqual ritornato quello dei tempi d’oro, con un Gonzalo che ormai si avvicina sempre di più all’archetipo, a quel suo connazionale che resta fino ad oggi come il più grande centrale di difesa della storia viola, Daniel Alberto Passarella. Con Astori che accanto ad un simile campione sta diventando anche lui campione, sbagliando poco o nulla e improvvisandosi anche ispiratore di gioco, visto che il centrocampo della sua squadra ormai è più teorico che reale. E purtroppo infine con un Roncaglia a cui sono state concesse fin troppe opportunità. Ormai è un giocatore di sicura inaffidabilità.
In mezzo, finalmente Bernardeschi si riprende quella tre quarti che era sua per diritto di nascita. Sarà un caso ma il ragazzo con il numero 10 sulle spalle ritrova a Bologna condizione e lucidità come per incanto. Sulla fascia destra stasera ci finisce Matias Fernandez. Al cileno è stato rinnovato da poco il contratto. Lo voleva Montella a Genova. A fine partita il popolo viola maledice chi non ha accontentato il nostro ex allenatore. Un altro equivoco di lunga data che purtroppo si chiarisce, anche se a spese della sua squadra.
Completano lo schieramento Vecino, che fa il suo come difensore aggiunto nelle sfuriate iniziali dei padroni di casa e che si propone anche in avanti finché la sua squadra riesce a passare la metà campo, e Borja Valero che purtroppo conferma di non attraversare un momento di grande condizione di forma e che davanti alla difesa ha il potere di gelare il sangue più volte ai suoi supporters con le consuete giravolte alla Pizarro e di vanificare la maggior parte delle ripartenze con i consueti traccheggiamenti alla Mati Fernandez. Piacevole sorpresa invece Cristian Tello, messo sulla sinistra a rinfocolare la nostalgia per Joaquin. Il ragazzo ex Barcellona ci riesce, saltando l’uomo spesso e rischiando nel primo tempo di segnare un gol alla Batistuta.
In avanti, Sousa lascia a riposo Kalinic – che una volta entrato farà di tutto per dargli ragione sbagliando lo sbagliabile sia come centravanti che come rifinitore aggiunto – che Zarate, il quale ancora non ha probabilmente i 90 minuti nelle gambe. Maglia di titolare a Babacar, che si salva soltanto per una deviazione peraltro splendida sotto porta su invito di Tello. Sarebbe stato un gran gol, ne avrebbe avuto bisogno sia lui che una squadra avvilita dalla solita sterilità del proprio possesso palla ad oltranza stabilito dopo dieci minuti iniziali di aggressione bolognese.
Nella ripresa, Sousa capisce che anche un Kalinic fuori forma come l’attuale è meglio di un Babacar fuori sintonia con la squadra come quello che ha deluso nel primo tempo. Purtroppo il croato ha vita difficile nelle maglie di una difesa felsinea che Donandoni ha blindato spostando il baricentro della squadra indietro. Dare spazio a questa Fiorentina non è consigliabile per un Bologna che la matematica non ha dichiarato ancora salvo. Tutti indietro ad aspettare i giocolieri viola e via in contropiede.
Al decimo della ripresa è chiaro che i viola stanno lavorando ai fianchi i rossoblu, e che a gioco lungo la supremazia tecnico-tattica degli ospiti potrebbe ricevere un adeguato premio. E’ proprio allora che Mati Fernandez, già ammonito per una entrata omicida, decide di suicidare se stesso e la squadra trattenendo platealmente un avversario in ripartenza. L’arbitro Banti di Livorno non può far altro che tirar fuori il secondo giallo e mettere la Fiorentina in dieci.
La quale Fiorentina per la verità sembra quasi beneficiarne nell’immediato. Il cileno è un rallentatore di gioco come pochi altri al mondo. Bernardeschi e Tello invece leggono bene la partita e affondano quando e come possono. Poco dopo l’espulsione Kalinic tiene palla bene ed apre per lo spagnolo che va sul fondo e mette in mezzo. L’italiano segna il suo primo gol stagionale in campionato con una carambola da giocatore di biliardo. Fiorentina in vantaggio.
Manca troppo tempo al fischio finale, appare subito chiaro alla ripresa del gioco. I dieci viola superstiti cominciano a palesare segni di stanchezza. Roncaglia va in stato ancora più confusionale, Borja Valero in debito d’ossigeno. E’ lui a lasciare libero Giaccherini che segna il pareggio bolognese da posizione quasi analoga a quella di Bernardeschi, con un tiro quasi altrettanto spettacolare.
L’ultima mezz’ora il Bologna la gioca consapevole che questa Fiorentina si aggrappa ai sei-sette che hanno ancora risorse fisiche e mentali da spendere e che può capitolare da un momento all’altro. Tatarusanu timbra il cartellino levando dal sette un gran tiro di Taider. Per questo quando Kalinic assassina malamente un contropiede promettente con almeno due compagni liberi da mandare in porta non si può recriminare più di tanto. Nemmeno Zarate, entrato al posto del bravo Tello, stasera può fare miracoli.
Va a finire che il miracolo è non aver perso una partita che era da vincere. La fortuna aiuta gli audaci, i sette audaci o poco più su cui si regge la Fiorentina in questo momento. I sette che tornano purtroppo senza gloria e con un terzo posto salvo soltanto perché le difficoltà dell’Inter sono superiori se possibile a quelle dei viola. Prossima puntata proprio Fiorentina – Inter. Chi perde apre la crisi.
Questa puntata invece di un campionato che prometteva di essere il più bello tra quanti giocati dalla Fiorentina da lungo tempo a questa parte si chiude così, con un risultato comunque deludente e inutile, alcuni equivoci chiariti e con un finale in sospeso. Quello che vede alcuni personaggi in attesa di scuse che dovrebbero essere loro a rivolgere, a tutta la città. Quello che vede un gruppo di atleti stretti da un patto che finora li sta portando comunque al di là dei loro stessi limiti, guidati da un allenatore che sa di giocarsi ben più di un campionato di testa, nei prossimi mesi.

Paulo Sousa ha già superato Prandelli e Montella raggiungendo posizioni in campionato che i predecessori hanno solo potuto sognare. Chissà se riuscirà a fare meglio di loro sopravvivendo anche alle arti oscure di chi gli sta scavando prematuramente la fossa dietro le quinte. Tutti gli uomini del presidente sono già al lavoro. Magari avessero lavorato così in campagna acquisti.

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