mercoledì 10 febbraio 2016

VIOLA NELLA TESTA E NEL CUORE: La resa dei conti



Perché nulla cambi, tutto deve cambiare. E’ il celebre aforisma che Giuseppe Tomasi di Lampedusa mette in bocca al principe di Salina, protagonista del suo Gattopardo. Diventato il paradigma per eccellenza di molte, se non tutte, cose italiane.
Qui siamo a Firenze, si parla di calcio e a quanto pare Diego & Andrea della Valle proprietari della A.C.F. Fiorentina hanno deciso di fare proprio il celebre inciso dello scrittore siciliano. Perché come hanno già sperimentato direttamente in passato, è quello che più si confà ai loro interessi.
Era il 2004/05 quando gli ancor giovani – per anzianità di servizio – imprenditori della scarpa prestati al calcio dettero il benservito a Gino Salica e Giovanni Galli, rispettivamente amministratore delegato e direttore sportivo della Florentia Viola ridiventata poi Fiorentina, ritenendoli non adatti al grande palcoscenico appena riconquistato, la Serie A.
Era il 2012 allorché Pantaleo Corvino, succeduto a Fabrizio Lucchesi che a sua volta era successo a Giovanni Galli, fu scelto come capro espiatorio della notte della vergogna, il 5-0 incassato in casa dalla madre di tutti gli avversari, la Juventus. Corvino sembrava essere scaduto dal suo ruolo di mago che ad ogni uscita di mercato portava un campione a Firenze, anche se allora nessuno si fermò a riflettere al fatto che da almeno tre anni (2009 Anno dell’Autofinanziamento) i “lilleri” con cui “lallerare” erano stati considerevolmente ridotti.
Arrivò Daniele Pradè, l’uomo che dovrebbe pagare adesso il controverso mercato invernale che anziché rafforzare una squadra partita per le vacanze di Natale ad un punto dalla testa della classifica pare averla ulteriormente indebolita. E ancora nessuno pare riflettere al fatto che quello che sembrava – a torto o a ragione, non lo sapremo mai – “l’investimento in prospettiva”, l’acquisto di Emanuel Mammana giovane promessa del River Plate, si è arenato sul niet di patron Diego in persona più che sulla sprovvedutezza dei suoi uomini mercato.
Ma tant’è, nelle monarchie costituzionali moderne non è mai il Re a pagare i suoi errori, bensì il suo primo ministro di turno. Al C.d.A. del 18 febbraio prossimo venturo pare proprio che Pradè ed il suo staff, compreso il mitico Angeloni “Da Peretola alla Plata e ritorno” (a mani vuote), saranno il Capro Espiatorio release 3.0 della gestione Della Valle.
Sono tempi difficili, con la squadra che arranca e le cronache giudiziarie che incombono più di quelle sportive. Dopo aver incassato una sonora sconfitta nel contenzioso con l’A.S. Roma a proposito del bonus per la cessione di Adem Llajic (secondo i viola da ripetersi ad ogni esercizio finanziario, secondo i giallorossi una tantum), a Viale Manfredo Fanti aspettano con trepidazione la sentenza per il caso Salah. Anche in questo caso una situazione contrattuale non tra le più limpide autorizza tante interpretazioni da far felici intere schiere di avvocati, come quelli messi in campo da Fiorentina da una parte e Chelsea dall’altra.
La sentenza doveva arrivare intorno al giorno 25, dopo altri rinvii. E’ slittata ancora, segno che il Chelsea di Abramovich è comunque un cliente difficile con cui avere a che fare per il Board dell’UEFA, e che nello stesso tempo le ragioni accampate dalla Fiorentina per pretendere dal club inglese un lauto indennizzo non devono essere a prova di bomba. Tra il contratto depositato in Lega dai viola e la scrittura privata messa in mano a Salah per il diritto di veto c’è una sterminata prateria di opzioni legali. Roba da mettere in crisi sistemi giudiziarii anche meno di caucciù rispetto a quello italiano.
In attesa della Giustizia federale e di capire se il gioco è valso la candela, la Fiorentina cerca una sua giustizia interna che tenga conto tra l’altro anche del fatto che c’è un campionato in corso e a gestire le cose malamente si rischia di ripetere pessime esperienze passate, con corse di testa diventate improvvisamente lotte in coda per aver buttato all’aria un ambiente ed uno spogliatoio che comunque funzionavano.
Ecco dunque che le scuse di Sousa alla famiglia dei proprietari – che sembravano imprescindibili anche soltanto per passare dalla nottata al giorno successivo – vengono dichiarate procrastinabili. Rinviate ad altro momento più propizio, magari quello in cui, a giugno prossimo, verrà deciso di comune accordo o disaccordo se prolungare o meno il contratto del mister.
Nel frattempo arriva l’Inter. Può essere l’ennesimo Lazzaro da resuscitare oppure l’avversario ideale per veder alzarsi e camminare – meglio correre – di nuovo la Fiorentina. E per capire di più, dei cinque neoacquisti di che trattasi il prossimo 18 in CdA, quale sia rubricabile alla voce oggetto misterioso, quale a quella campione recuperato o fatto esplodere, quale a quella di giocatore che comunque ha dato una mano a non far naufragare una squadra che era andata ben oltre i suoi limiti e comunque voleva rimanerci.
C’è da arrivare a maggio, remando tutti dalla stessa parte o almeno non rompendo le scatole a chi rema davvero. Poi, finalmente, sarà tempo di scuse. E di resa dei conti.

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