Il successo era stato
travolgente, tanto da farne per qualche stagione un attore di primo piano, sia
per la televisione che per il cinema ed il teatro. Al cinema era stato
scritturato da Dario Argento (Il gatto a
nove code), Pasquale Festa Campanile (Conviene
far bene l’amore), Luigi Comencini (La
donna della domenica), Giuliano Montaldo (L’agnese va a morire). Alla televisione aveva interpretato tra
l’altro sempre con Anton Giulio Majano la
Pietra di Luna, tratto dall’omonimo romanzo di William Wilkie Collins. A
teatro era stato attore e regista (la Norma
di Vincenzo Bellini). Era stato anche doppiatore, tra l’altro, di attori come
Jeremy Irons, Patrick Swayze e un personaggio della serie televisiva M.A.S.H.
Il 26 giugno scorso durante una
vacanza in Sardegna era stato colto da un’ischemia. E’morto a Roma all’età di
66 anni, lascia un figlio, Primo, che ha intrapreso anch’egli la carriera di
attore.
…musica di trombe, cavalieri al galoppo nella foresta, le mura di un
castello avvolto nella nebbia inglese, presagi di guerra, e la musica di Riz
Ortolani che catapultava d’improvviso la nostra domenica nel Medioevo, bianco e
nero come tutta la televisione di allora, ma vivido come poteva essere soltanto
la nostra fantasia, a cui la RAI ed i migliori registi dell’epoca davano vita
in maniera impareggiabile.
La Freccia Nera era il
capolavoro di Robert Louis Stevenson, lo scrittore principe del Romanticismo
inglese che aveva scritto solo capolavori, l’Isola
del tesoro, Il Master di Ballantrae,
Lo strano caso del Dottor Jekyll e
Mister Hyde. I libri su cui avevamo sognato da bambini, fintanto che la
televisione aveva dato vita, volti e colonna sonora a quei nostri sogni. Era il
1968, Anton Giulio Majano realizzò quello che probabilmente era destinato a
restare nella storia televisiva italiana come la madre di tutti gli
sceneggiati. La sua regia si sposò alla perfezione con la piéce di Stevenson,
con la musica di Riz Ortolani e la popolare sigla a cui Sandro Tumminelli aveva
dato le parole ed il cantante Leonardo la voce.
“Sibila il vento e la notte s’appresta, e la nera foresta minacciosa si
fa…”. Alzi la mano chi era un bambino a quell’epoca e non ha cantato questo
motivetto fino all’infinito, il tormentone di quel 1968. Alzi la mano chi, con
la famiglia al completo, non si metteva alla televisione la domenica sera dopo
cena, per seguire le vicende delle Frecce Nere che si battevano contro il
malvagio Sir Daniel Brackley, magistralmente interpretato da Arnoldo Foà, il
signorotto schierato con la Rosa Rossa dei Lancaster al tempo della Guerra
delle Due Rose che insanguinò l’Inghilterra alla metà del quindicesimo secolo.
Le Frecce Nere che catturano e poi adottano il giovane Dick Shelton, figlioccio
di Sir Daniel ma in realtà figlio di Harry, legittimo signore del feudo ucciso
da Sir Daniel e amico di Ellis Duckworth, capo dei ribelli.
Dick Shelton era lui, il giovanissimo Aldo Reggiani, che insieme alla
giovanissima Loretta Goggi tenne avvinta l’Italia per sette settimane nella
fuga da Daniel Brackley fino al trionfo ed alla vendetta finali, quando la
guerra termina con la vittoria della Rosa Bianca del Duca di Gloucester,
destinato peraltro a regnare come Riccardo III, un sovrano non certo benevolo
per gli inglesi, che furono ben felici di passare sotto la signoria dei Tudor
pur di liberarsi del gobbo malefico.
Quante storie racchiuse in quella piccola scatola che proiettava
immagini in bianco e nero, e che ci portava lontano, grandi e piccini. Alla
fine di ogni puntata, la sigla di Tumminelli cantata da Leonardo era il segnale
che la domenica era finita, cominciava un’altra settimana di scuola, in attesa
di veder cavalcare di nuovo le Frecce Nere. I padri restavano alzati a vedere
la Domenica Sportiva di Alfredo Pigna, noi bambini filavamo a letto, contenti
della deroga domenicale all’orario limite di Carosello, pronti a risognare le
avventure di Dick e Joan, di Aldo Reggiani e Loretta Goggi, a sentire nei
nostri sogni il sibilo della Freccia
vendicatrice.
Dick Shelton è andato a raggiungere le Frecce Nere. Un altro pezzo
della nostra infanzia se n’è andato per sempre. Ma basta chiudere gli occhi
e…….
“sibila il vento e la notte s’appresta….”
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