Aria di resa dei conti nel
Partito Democratico toscano. Se nel Centrodestra la situazione vede un leader,
Silvio Berlusconi che vorrebbe tanto candidarsi alle prossime europee per
riguadagnarsi uno status di parlamentare malgrado l’ennesimo stop impostogli
dalla Corte di Cassazione (che ha confermato ieri i due anni di interdizione),
nel Centrosinistra si va verso uno scontro al vertice, una vera e propria sfida
all’OK Corral.
Il segretario premier Matteo
Renzi ha offerto una candidatura “blindata” alle prossime elezioni europee al
governatore della Toscana Enrico Rossi, personaggio evidentemente sempre più
scomodo nel quadro politico locale e nazionale malgrado le recenti svolte
tattiche e gli apparenti accordi intercorsi tra Roma e Firenze, o per meglio
dire tra Roma e Pontedera, visto che ormai Rossi nel partito toscano riscuote
un credito sempre più minoritario, come le primarie nazionali stesse hanno
dimostrato.
Per Renzi si tratta di liberarsi
di una figura ingombrante, che si porta dietro un modello di gestione – ed una
gestione concreta – sicuramente deficitario dal punto di vista sia economico
che amministrativo, al netto delle questioni ancora aperte presso varie procure
della repubblica. Si tratta altresì di pacificare il proprio partito nella
propria terra d’origine, visto che alcune sacche di resistenza “bersaniane”
(tra cui lo stesso governatore Rossi, in modo talvolta celato talvolta palese)
permangono, come hanno dimostrato alcune recentissime consultazioni elettorali
primarie minori, ma non per questo da sottovalutare.
Alla “renziana” Stefania
Saccardi, insediatasi da poco meno di un mese nella carica di vicepresidente
della Giunta regionale, con delega al welfare e al sociale, sono bastati pochi “giri
di valzer” con i vertici dell’amministrazione per rendersi conto che le
condizioni in cui versa quest’ultima sono drammatiche, con un bilancio per
niente risanato e con politiche da ridisegnare completamente, in linea con i
nuovi indirizzi impressi dal neo-leader alla politica nazionale.
Ecco allora che a quest’ultimo è
riapparsa appetibile la scelta di favorire un’uscita di scena soft per il principale “oppositore
interno”, sotto forma di candidatura alle prossime europee, con dimissioni
ovviamente immediate per favorire l’inserimento dello stesso Rossi
nell’apposita lista e conseguente voto anticipato a ottobre.
Il governatore ha esitato per
qualche ora, per poi trarre nuova linfa e ulteriore vis polemica dalle sopra citate consultazioni che hanno visto un
timido rialzar la testa degli anti-renziani. E ieri ha comunicato a gran voce,
il suo niet. “Resto governatore, sono
in tanti a chiedermelo.” C’è da crederci, tutto l’establishment che ha governato insieme la “cosa rossa” e la Toscana
in questi ultimi anni non vuole arrendersi al rottamatore, e vede nel governatore l’ultima “ridotta” in cui
resistere, in attesa di tempi migliori.
Una politica di ispirazione
d’alemiana che nell’immediato proietta il PD toscano nell’atmosfera di un film
western. Quella di Rossi a Renzi è una vera e propria sfida all’OK Corral.
L’appuntamento a questo punto non è più a ottobre ma a febbraio, scadenza
naturale della legislatura. La domanda è se questa sfida ha possibilità di
successo, qualcuno dice che un anno è lungo anche per Renzi, altri sottolineano
l’investitura della Merkel come una definitiva investitura papale di stampo
medievale. L’altra domanda è in che condizioni arriverà la Toscana alla
primavera del 2015. ma di questo è probabile che nelle segreterie locali del PD
neanche si discuta.
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