Almeno tre generazioni di ex
ragazzi cresciuti a pane e fantascienza lo conoscono bene e lo venerano come il
più grande di sempre. I più giovani magari non l’hanno letto ma apprezzano i
molti film direttamente o indirettamente ispirati alla sua vasta e impareggiabile
produzione letteraria. Isaac Asimov è stato davvero il più grande, le sue
visioni del mondo futuro hanno ispirato tutti i suoi colleghi, affascinato tuti
i suoi lettori e influenzato creazioni letterarie e cinematografiche a loro
volta divenute un cult dei nostri
tempi.
Dalla saga dell’Impero Galattico,
la cui ispirazione gli venne dalla lettura del “Declino e caduta dell’Impero
Romano” del grande storico inglese Edward Gibbon, non è un mistero che abbia
tratto ispirazione a sua volta per esempio George Lucas per l’impianto scenico
e per la sceneggiatura delle sue Guerre Stellari. L’intuizione di Asimov di una
storia futura prevedibile entro certe grandi linee attraverso l’applicazione ad
essa dello studio della psicologia di massa combinata con quello dello sviluppo
tecnologico è non solo geniale ma rappresenta in effetti un esercizio al quale
si stanno appassionando sempre più le nuove generazioni di storiografi.
La saga imperiale rivaleggia con
quella dei Robot positronici per determinare l’eredità più importante di Asimov
alla moderna letteratura, non solo fantascientifica. Gli uomini meccanici
addomesticati dalle famose Tre Leggi della Robotica hanno condizionato
qualunque successivo sviluppo letterario, se non addirittura la stessa ricerca
scientifica in materia.
E’ stato l’uomo che è andato più
vicino di tutti a fare della fantascienza una scienza esatta, se ci è
consentito il gioco di parole. Era inevitabile che nel corso della sua lunga
carriera, terminata con la morte nell’aprile del 1992, prima o poi si
cimentasse con il tentativo di prevedere il futuro non a lungo, ma a
medio-breve termine. Il che è molto più difficile.
Nell’agosto 1964 Asimov scrisse
un articolo per il New York Times con
il quale, a seguito della sua visita all’esposizione newyorchese del World’s Fair (una mostra dei progressi
tecnico-scientifici improntata alla celebrazione delle “sorti progressive”
dell’umanità che quell’anno aveva il tema beneaugurante del “Peace through
understanding”, la Pace attraverso la conoscenza, la comprensione), azzardava
alcune previsioni significative per i successivi cinquant’anni. La data su cui
si focalizzò era appunto il 2014, un tempo che allora sembrava distante, come
il 2001 dell’Odissea nello Spazio di Kubrick. Le sue previsioni, rilette oggi,
si rivelano sorprendenti.
I progressi enormi fatti
dall’uomo nei primi sessant’anni del ventesimo secolo spingevano ad immaginare
qualcosa di ancora più eclatante, in modo esponenziale, in un lasso di tempo
analogo successivo. La prima previsione di Asimov riguarda la tendenza
dell’uomo a vivere una vita artificiale: l’uomo si ritirerà sempre più dalla
natura nel tentativo di crearsi un habitat
sempre più confortevole in cui vivere. Pannelli elettroluminescenti alle pareti
combatteranno lo stress, finestre dai vetri polarizzati terranno lontana la
luce del sole dalla delicata pelle dei terrestri. Prenderà piede la moda di
costruire le abitazioni umane sottoterra, mettendo al bando le intemperie e gli
sbalzi di temperatura e permettendo un controllo totale della qualità dell’aria
al pari di quella della luce.
L’altra tendenza innaturale ma
irresistibile dell’essere umano sarebbe stata quella di dotarsi di gadget sempre più imprescindibili.
Esempio principale, quegli utensili da cucina che renderanno la confezione dei
pasti un processo automatizzato e indipendente dall’intervento degli abitanti
di casa. La cucina insomma sarà il regno principale dei robots che entreranno nelle case terrestri per assumerne sempre più
il controllo. Anche se lo scrittore, con l’ironia che lo contraddistingueva,
non può fare a meno di auspicare che nelle cucine del futuro rimanga almeno un
angolino in cui sia possibile continuare a preparare i pasti “a mano”. Per
esempio nel caso di improvvisate di amici.
I robots progressivamente
assolveranno a tutte le mansioni domestiche, ed è lecito pensare che da lì a
prendere piede anche all’esterno di casa il passo sarà breve. Uno dei
principali campi della loro applicazione sarà il trasporto terrestre, che
avverrà attraverso veicoli computerizzati che lasciano poco spazio di
intervento a “guidatori” umani e che sfruttano la tecnologia del cuscinetto ad
aria. Perderanno così importanza le vie di comunicazione. Ciò che non perderà
importanza purtroppo sarà il problema del traffico, destinato ad aumentare per
l’incremento di popolazione e l’elevazione delle sue possibilità di
investimento in tecnologia avanzata.
Il mondo del futuro,
caratterizzato dal trionfo del WI-FI (addio cavi elettrici!), dei pannelli che
sfruttano l’energia solare, della colonizzazione delle aree tropicali,
desertiche o comunque ritenute inospitali nelle epoche passate, dalle
video-comunicazioni e dalla trasmissione dati alla velocità del suono sarà
contraddistinto anche da una crescita della popolazione secondo una
progressione geometrica. Nel 2014 gli abitanti della terra saranno sei miliardi
e mezzo (in realtà siamo arrivati a sette, e per motivi del tutto diversi da
quelli individuati dal grande scrittore americano di origine russa), ed è
facile prevedere che continuando a crescere secondo questo modello matematico
nel giro di cinquecento anni il mondo sarà – per usare le parole stesse di
Asimov – diventato una enorme Manhattan (con una densità rilevata nel 1964 di
80.000 abitanti per miglio quadrato). Sarà giocoforza orientarsi verso metodi
di controllo delle nascite sistematizzati, per quanto condotti (è l’auspicio di
Asimov) con metodi umani e razionali.
Ad ognuno l’ardua sentenza, se e
quanto il più grande degli scrittori di fantascienza abbia disegnato esattamente
la società umana nell’anno che stiamo vivendo, che era così distante dai suoi
giorni. Certe sue previsioni possono essere lette con l’ottimismo di quei
giorni a proposito di un mondo che non aveva ancora messo a fuoco il problema
dell’inquinamento e del degrado ambientale, oppure con un po’ del sano
pessimismo instillatoci dagli sviluppi dei 50 anni successivi nonché da una
letteratura fantascientifica molto meno orientata al lieto fine del progresso
umano sempre e comunque. Certe altre previsioni invece suscitano echi profondi
nella nostra coscienza, e provocano brividi più o meno intensi alla luce della
crisi che stiamo vivendo. Il mondo del 2014 è un mondo in cui le macchine
avranno imparato a fare quasi tutto meglio dei loro creatori umani, e saranno
diventate indispensabili. La materia più importante che i ragazzi studieranno a
scuola sarà informatica, per ovvi motivi. E soprattutto, sarà una società in
cui i suoi membri disporranno di molto tempo libero forzato, e come dice lo
stesso Asimov in cui la parola più gloriosa del vocabolario sarà diventata:
lavoro.
Senza scomodare il Terminator di
Schwarzenegger, la crisi economica globale sta realizzando forse più di ogni
progresso tecnologico le visioni di Asimov
in quel lontano 1964. Che prefigurava un uomo con pochi bisogni
insoddisfatti e soprattutto afflitto dalla noia, in questo suo tempo libero
forzato. Senza poter immaginare che forse il suo sentimento
prevalente sarebbe stato piuttosto la disperazione.
Nessun commento:
Posta un commento