“Abbiamo vinto perché
abbiamo governato bene, esiste un modello toscano”. Bisognerà che prima o poi
qualcuno obblighi i vertici del Partito Democratico a frequentare quanto meno
dei corsi di comunicazione, e magari altre materie fondamentali tra quelle delle
scienze sociali ed economiche. Le parole del neo-rieletto governatore Rossi non
si discostano peraltro da quelle consegnate ai mass media un po’ dovunque – a livello
sia nazionale che locale – dai suoi compagni di partito. La parola d’ordine è,
Liguria a parte (sarebbe troppo perfino per il PD) celebrare la vittoria, a
costo di sacrificare completamente la realtà.
Alla fine è 5-2, secondo la
metafora calcistica escogitata da un Renzi evidentemente a corto di argomenti.
Quando
si ricorre al calcio, vuol dire che politicamente siamo alla frutta. Ma nel
Partito che celebra il secondo anno di governo nazionale sia pure in
coabitazione forzata, il primo del suo nuovo segretario strappato al Comune di
Firenze, l’altra parola d’ordine è: contano solo i numeri. Che notoriamente di
per sé sono freddi e per niente comunicativi. Ma che si prestano a tutte le
letture consentite dalla fantasia non appena si esce dal ristretto ambito della
matematica, che com’è noto è una delle poche se non l’unica scienza esatta.
Così, alla faccia della buon’anima
di Pirro il proverbiale Re dell’Epiro alla fine sconfitto dai Romani dopo
alcune iniziali batoste (ma c’è qualcuno nel PD che ha un’idea di chi fosse?),
dopo il voto del 31 maggio nel centrosinistra si celebra una vittoria che forse
nessuno, appena al di sotto dei vertici e delle loro clientele, riesce a
considerare tale.
A livello nazionale, mentre la
magistratura prosegue il suo risveglio da un torpore che durava almeno dal
Giurassico continuando a riservare attenzioni non si sa quanto gradite a Matteo
Renzi ed al partito che guida e presentandogli diversi conti maturati nel
breve, nel medio ed anche nel lungo periodo, il povero Matteo è costretto a
ricorrere ad artifici di bassa lega presentandosi prima alle nostre forze
armate di stanza in Afghanistan con indosso una mimetica che ai suoi tempi non
ha vestito per servizio di leva nemmeno per mezza giornata. Poi a perorare la
causa del suo centrosinistra allargato, che vacilla sotto i colpi di Mafia Capitale
prima e dell’elettorato poi.
La luna di miele del Belpaese con
il Nuovo Che Avanza è terminata. Sotto i colpi dell’azione di governo del
Rottamatore, che hanno prodotto finora sconquassi degni di una Fornero a fronte
di risultati degni di un Monti, gli elettori hanno scelto la via della protesta
e soprattutto quella del mare. Restano rosse le regioni che ne hanno fatto un
debito kharmico, più la Puglia che per dimenticare Vendola aveva da scegliere
tra Michele Emiliano (la faccia pulita del PD) e Raffaele Fitto (il
centrodestra che non ha più faccia), e la Campania che non ha capito che con la
Legge Severino Vincenzo De Luca non può fare il presidente, ma che in compenso
ha capito benissimo come funziona il partito democratico e ha intenzione di
divertircisi. Resta alla destra il Veneto, dove il capitale della Lega Nord è
talmente forte da sopportare la secessione di Tosi. Passa alla destra la
Liguria, dove probabilmente cinque anni di alluvioni selvagge a Genova e
dintorni sono più esemplificativi di qualunque altra sciocchezza detta o fatta
dalla sinistra.
Nel complesso, sono circa due
milioni i voti persi da Renzi & C. dopo un anno di quello che Rossi chiama
buongoverno. Ed è proprio la Toscana, malgrado i trionfalismi scappati di bocca
al suo governatore-bis ed ai suoi addetti stampa, ad offrire il caso più
emblematico. Cinque anni fa, malgrado un avvio stentato, Rossi vinse su un
candidato forte della destra come l’ex sindaco di Castiglione della Pescaia
Monica Faenzi con una percentuale maturata soprattutto nella mattinata del
secondo giorno di voto, quando fu trascinato ai seggi praticamente chiunque si
reggesse appena in piedi. Alla fine risultò aver votato il 60% degli aventi
diritto, e di questi oltre il 59% preferì l’ex sindaco di Pontedera ed ex
assessore alla sanità regionale, contro il 34% della Faenzi.
Dopo cinque anni di buongoverno
secondo il modello toscano, per dirla con il Presidente, la situazione vede la
percentuale dei votanti scesa a poco più del 48%. Troppo più appetibili
evidentemente il ponte del 2 giugno e la concomitanza con il Motomondiale al
Mugello. Difficile dar torto peraltro ad una popolazione in età da voto
evidentemente stremata da cinque anni al termine dei quali, dati alla mano, la
sanità (c’è chi dice praticamente l’unico motivo per cui ormai esistono le
Regioni) è ridotta – malgrado la propaganda della stessa amministrazione
regionale – a servizi sempre meno comprensivi in termini di prestazioni e
peraltro sempre più costosi; l’economia consiste nel registro delle grandi,
medie e piccole imprese che ogni giorno chiudono o passano di mano (anche
grazie al ritardo ingiustificato ed ingiustificabile dei pagamenti da parte
della pubblica amministrazione), e non certo ad una imprenditoria – chiamiamola
così – italiana; la convivenza sociale viene messa a dura prova da certe scelte
oggettivamente estreme dell’amministrazione regionale stessa, quali l’espressione
di una disponibilità a dare ricetto a qualunque tipo di immigrazione, a
prescindere dalla sua connotazione rientrante tra quelle espressamente previste
dalla Costituzione, con costi per la collettività locale che la collettività
stessa evidentemente non può sopportare, come dimostrano peraltro i continui
tagli ai servizi pubblici operato dal governatore rieletto e dalla sua
amministrazione. Per non parlare di certe recenti fotografie che forse sono
apparse un bel messaggio politico sia a chi si è messo in posa per farsele fare
sia a chi le ha scattate, ma che hanno – crediamo - soltanto ottenuto il
risultato di esasperare a gratis una cittadinanza che ormai chiede soprattutto
sicurezza, sia nel settore dell’ordine pubblico che negli altri.
Morale di questa favola, di quel
48% solo il 48% ha ritenuto opportuno ripetere la scelta del 2010, tracciando
il segno sul nome del candidato Enrico Rossi. In pratica, un elettore su
quattro, e solo grazie ad una legge elettorale opportunamente revisionata nel
disinteresse generale dell’opinione pubblica ciò frutta al PD 24 consiglieri
come nella precedente legislatura.
Claudio Borghi |
In compenso, oltre ad un
Movimento Cinque Stelle che ha confermato la sua presenza consistente nella
regione più rossa d’Italia (15% con Giacomo Giannarelli), è esploso dal nulla
(rispetto alle precedenti elezioni, ma non certo al disagio sociale dopo di
esse ulteriormente maturato) il 20% della Lega Nord, presentatasi in Toscana a
sostegno del candidato Claudio Borghi, milanese, docente alla Bocconi, quanto
di più estraneo alla realtà toscana tradizionale poteva esserci. Eppure capace
di intercettare alla guida locale di un movimento assolutamente finora non
toscano una protesta sociale e politica clamorosa, e suscettibile di ulteriore
incremento in un futuro in cui le cose non dovessero cambiare, ed il modello di
governo restasse quello che ha ridotto lo zoccolo duro del PD ai minimi termini.
La prossima volta, continuando
così le cose, le elezioni potrebbero capitare in epoca non adatta alla
balneazione, e alla disperazione ed allo scoramento dell’elettorato toscano al
posto di Rossi Enrico potrebbe risultare appetibile piuttosto che Rossi Valentino
qualche altro soggetto che si è dimostrato capace di parlare al cuore ed alla
testa della gente usando temi e linguaggio tratti dalla realtà, e non dalle
favole o dalle veline di partito.
Chissà se a Palazzo Sagrati Strozzi,
terminate le celebrazioni di prammatica, qualcuno sta analizzando anche questo
dato. Chissà come sarà la Toscana nel 2020, dopo altri cinque anni di modello
di governo toscano.
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