A quanto sembra, l’ovazione
finale del Franchi al termine di Fiorentina – Chievo ha messo in seria crisi un
Vincenzo Montella che aveva già da giorni cominciato a salutare amici e
conoscenti fiorentini, in vista di una partenza per le ferie da cui non avrebbe
dovuto fare ritorno. La dimostrazione di affetto da parte della tifoseria viola
ha spazzato via dentro di lui certezze maturate ed accumulate attraverso i
mesi, da quando scese in campo all’Olimpico di Roma con una “formazione
Brillante” a quando rispose per le rime ai fischi di uno stadio che si era
illuso di vincere finalmente un trofeo, l’Europa League, e si era poi adirato
di non poterne neanche uscire a testa alta.
Da mesi circolano le voci di un
Montella stanco del progetto viola che non decolla, e che aveva già spinto –
con le buone o con le cattive, non lo sapremo mai – il suo predecessore
Prandelli “a cercarsi un’altra squadra”. E dunque, in questo scorcio di
primavera 2015 si riapre il celebre dibattito: “pole il progetto dei Della
Valle dirsi di decollare”?
Sullo sfondo scorrono i nomi di
tutti gli allenatori attualmente in attività o presunti tali, accostati o prima
o dopo alla panchina viola che tutti ritengono ormai orfana del Montella
Fuggiasco. Unica eccezione, i poveri Bruno Pesaola e Giovan Battista Fabbri,
che avendoci lasciati per miglior vita hanno dovuto restituire il patentino
alla Federazione e non potrebbero anche volendo usufruire di una deroga, pace
all’anima loro. Gli altri ci sono tutti, compreso un Prandelli 2 Il Ritorno ed uno
Spalletti a Stipendio Ridotto. Fantacalcio, Fantamercato, Fantagiornalismo.
Nel frattempo, l’unica cosa certa
è che la Fiorentina – società che soffre di enormi lacune nel settore della
comunicazione mediatica fin dai tempi della famosa maledizione del Mago di
Prato e che ha visto crescere queste lacune in modo esponenziale nell’era dei
per altri versi modernissimi imprenditori marchigiani - ha ripreso a parlare con un, fino a prova
contraria, proprio dipendente a mezzo di comunicati stampa.
In medio stat virtus, dicevano
gli Antichi Romani. La verità, la ragione stanno nel mezzo. Allora a chi
credere, al celebre aforisma dellavalliano secondo cui “i contratti si
rispettano” (e Montella se non andiamo errati ne ha ancora uno in vigore della
durata di due anni)? Oppure a quanto si evince tra le righe della dichiarazione
del fratello minore Andrea, che sembra quasi sollecitare alla firma un nuovo
allenatore indeciso se venire a Firenze piuttosto che richiamare un proprio
dipendente al rispetto di quanto già pattuito?
Dall’altra parte gli risponde il
mister di Pomigliano d’Arco, il quale anziché godersi le strameritate vacanze
passa più tempo con i giornalisti che con la famiglia, impegnato ad accreditare
la propria immagine di parte soccombente in un progetto che se è venuto meno,
non lo ha fatto di certo per colpa sua. Da ambo le parti si parla di
correttezza, di non illudere la gente, di mantenere fede agli impegni presi a
suo tempo, e semmai di farlo con rinnovata energia.
E’, ci sia consentito dirlo, una
commedia delle parti a cui Firenze ha già assistito in passato, e che ormai
conosce bene. La realtà, probabilmente, è che queste due parti si sono guardate
in giro in cerca di sistemazioni migliori, e che come tante coppie usurate dal
tempo e dalle delusioni grandi o piccole hanno scoperto tuttavia che separarsi
è più doloroso, costoso e dalle prospettive incerte di quanto non sia rimanere
insieme, a costo di veder sostituita la passione travolgente di un tempo da una
più fredda ma più equilibrata convivenza sotto lo stesso tetto.
In poche parole, da una parte si
è scoperto forse che Spalletti (o chi per lui) costa troppo, se non come
stipendio come impegno a costruire una squadra ancora più forte. Perché il
tecnico di Certaldo verrebbe di corsa ad allenare la sua squadra del cuore, ma
non a condizione di partecipare e basta. E per restare anche soltanto al
livello di quest’anno la Fiorentina dell’anno prossimo necessita di
investimenti consistenti.
Dall’altra parte si aspettava
forse una chiamata ad Arcore, che non è arrivata perché probabilmente
cinque-sei milioni di euro sono diventati troppi anche per chi in trent’anni ha
profuso nel calcio somme probabilmente pari al prodotto interno lordo di
diversi paesi africani. A Milanello andrà a sistemarsi una vecchia conoscenza
viola, quel Sinisa Mihajlovic che grazie al suo anno in blucerchiato è tornato
quello che era prima della infausta esperienza in viola: una promessa del
settore tecnico italiano.
Con la Roma orientata alla
conferma di Garcia ed il Napoli ridimensionato dalla perdita probabile di
Higuain in direzione di una clamorosa soluzione Prandelli, va a finire che la
Fiorentina non deve sembrare più a Montella quel colore viola sbiadito di una
settimana fa soltanto. A Firenze si sta bene, lo stipendio è lauto e pagato
puntualmente, la stagione appena conclusa è stata ancora più positiva delle
precedenti due che già erano state buone, un progetto di squadra c’è e si
tratterebbe solo di fare investimenti intelligenti, liberandosi tra l’altro di
scommesse sbagliate del recente passato. Stai a vedere che Vincenzo Montella
prenoterà anche un volo di ritorno dalle ferie. Atterraggio a Peretola.
Quante volte in questa città chi
ha buttato via l’acqua sporca si è dimenticato di togliere il bambino da dentro
la vasca? Tante, e c’è da sperare che stavolta le due parti in causa si fermino
sull’orlo di una probabile, reciproca sciocchezza. L’anno scorso la Fiorentina
si è fermata a due semifinali oggettivamente mal gestite e ad un quarto posto
che poteva almeno essere terzo, se fosse stata fatta con più decisione la corsa
su una Roma che a marzo era in ginocchio, come lo scontro diretto aveva
dimostrato ampiamente. Con la Juventus in Coppa Italia bastava un minimo di
attenzione in più e di presunzione in meno, con il Siviglia bastava buttarla
dentro all’andata. Forse ora staremmo a fare discorsi del tutto diversi.
Al netto di questi rimpianti, la
stagione viola è stata enormemente positiva. Perché siamo arrivati a lottare
fino agli ultimi atti dei tre obbiettivi stagionali, e perché in tante altre
stagioni passate potevamo solo sognare di lamentarci un giorno per una
semifinale di Coppa giocata male. Per fare meglio di tutto ciò, dunque, sia
affidandosi a Spalletti che affidandosi ad un Montella quadris o a chiunque altro,
c’è da investire oculatamente. Nessuno chiede a questa proprietà Ibrahimovic o
altre spese folli, che del resto questa proprietà ha dimostrato negli anni di
non essere disposta a fare (e forse giustamente), ma delle spese di
rafforzamento più azzeccate di quelle delle stagioni scorse sì. Non fosse altro
che per tenere fede ai proclami fatti più volte dagli stessi fratelli di Casette
d’Ete.
L’arrivo di Pedro Pereira dallo
Sporting Braga a sostituire il talent scout Eduardo Macia va in tal senso.
Aspettiamo adesso il rinnovo del patto d’onore tra i DV e Montella, poi ragazzi
muoviamoci con questa campagna acquisti, perché il calciomercato è alle porte.
Ad aspettare ancora, come ha fatto notare nei giorni scorsi Giancarlo Antognoni
(uno che il mestiere di “diesse” l’ha fatto, e con risultati egregi), la
Fiorentina rischierebbe di partire in svantaggio per l’ennesima volta. Con la
probabilità, tra un anno, di ritrovarci tutti qui a fare come minimo discorsi
simili a questi.
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