Torna a parlare Sandro Mencucci, consigliere di amministrazione della Acf Fiorentina e fino a poco tempo fa suo amministratore delegato. Lo fa a margine della presentazione della nuova Fiorentina femminile. L’argomento, inevitabile, è il tormentone dell’estate 2015, almeno per quanto riguarda il calciomercato viola.
E’ stato da pochi giorni ufficializzato – con transfert apposito dell’Uefa – il passaggio diMohamed Salah dal Chelsea alla Roma. Cancellato nella sostanza (nel diritto staremo a vedere, la Fiorentina non ha mai comunicato di aver deposto le armi legali impugnate non appena si è palesato il mancato ritorno a Firenze del Messi delle Piramidi) l’accordo di gennaio che stabilì il prestito ai viola dell’asso egiziano da parte della squadra londinese a cui in quel momento veniva ceduto il gioiello Cuadrado.
Prestito con diritto di riscatto, i Della Valle a giugno avevano addirittura versato il milione che doveva servire a confermare tale prestito, in attesa del riscatto definitivo a 18 che avrebbe dovuto avvenire l’anno prossimo. Quel documento, com’è ormai noto, portava la firma proprio del consigliere Mencucci, compresa la clausola (sotto forma di scrittura privata) che concedeva ad un evidentemente non troppo convinto Salah il diritto di veto sulla sua riconferma in viola anche per il campionato 2015-16. Inevitabile – all’esplodere del caso ai primi di giugno – per lo stesso Mencucci ritrovarsi nell’occhio del ciclone.
La vicenda che ha portato il cosiddetto Faraone a Roma resterà negli annali come la più incredibile e se si vuole assurda delle vicende contrattuali della storia viola. Dunque, il ragazzo si è già vestito di giallorosso dopo che l’Uefa gli ha concesso il transfert che lo sposta dalla corte londinese diMourinho a quella romana di Garcia. Nel frattempo, la Fiorentina ha continuato ad affermare categoricamente che Salah è suo e che se non può averlo lei non l’avrà nessuno. Il giocatore intanto da Trigoria ha fatto sapere di aver scelto lui, dopo che Mou gli aveva rinnovato la sua sorprendente disistima, e dopo aver visto la fine del regno di Montella in quel di Firenze.
Ecco dunque la verità di Sandro Mencucci e della stessa Acf Fiorentina che rappresenta. «Vederlo con la maglia della Roma non fa un effetto positivo, è segno che manca solidarietà tra le squadre. Ognuno fa i propri interessi, ma mi aspetterei maggiore collaborazione fuori dal campo».
L’accusa è evidentemente rivolta alla stessa Roma, che come in passato non si è fatta scrupolo di approfittare di un momento di difficoltà della Fiorentina per sottrarle un pezzo pregiato, facendolo per di più con uno stile quantomeno discutibile.
Il riferimento di Mencucci è altrettanto evidentemente a quel fair play invocato a tutti i livelli dai suoi datori di lavoro – i fratelli Della Valle – da quando hanno preso le redini della società viola. Un fair play, inutile dire, che non è mai stato ricambiato dalle altre società che fanno parte della Lega Calcio italiana. E’ indubbio inoltre che, come ha sottolineato anche Ulisse Savini, il mediatore di mercato che aveva favorito a gennaio l’arrivo di Salah a Firenze, «per l’ennesima volta abbiamo perso un’occasione di fare le cose fatte bene. E’ passata l’idea che tutto si può fare, che un giocatore può firmare un contratto e poi non presentarsi e andare ad un’altra società. In Italia facciamo finta che tutto sia normale (….) ci vorrebbe più solidarietà tra club. La Roma secondo me poteva fare qualcosa di diverso».
Tutto vero, tutto già apparso in varie repliche sugli schermi del grande calcio italiano. Tuttavia è altrettanto indubbio che la Fiorentina, per quanto corretta, abbia fatto per l’ennesima volta la figura dell’ingenua. Dell’unico Cappuccetto Rosso in un mondo di lupi. Sandro Mencucci, peraltro, è un professionista capace e avveduto, se ha posto la sua firma in calce a quel documento, è indubbio che non possono che avercelo spinto o le circostanze o i suoi datori di lavoro. Ricordiamo a tal proposito quanto esitò Salah a gennaio prima di venire a Firenze, dopo essere stato in trattativa con la Roma già allora. Ricordiamo il prezzo già fissato allora in 20 milioni di euro, per un giocatore che già alla prima partita aveva fatto peraltro dimenticare l’indimenticabile Cuadrado.
E’ probabile che per convincerlo gli sia stata offerta quest’arma con cui lui ha poi dato il benservito a quella società dove – a suo dire – aveva trascorso sei mesi ottimi. Anche se – va considerato – può averlo fatto a ragion veduta dopo gli eventi sconcertanti seguiti alla fine del campionato, dall’addio di Montella a quello di buona parte dei suoi ragazzi. Eventi dei quali evidentemente non siamo ancora alla fine, a giudicare del ritmo balbettante e più faticoso che mai a cui procede la campagna acquisti (chiamiamola così) della Acf Fiorentina.
Nel frattempo, a far dimenticare se possibile lo shock causato dall’affaire Salah è intervenuta la tragicommedia della presentazione di Milinkovic Savic, per finire con il preoccupante tamtam mediatico che vorrebbe un altro pezzo pregiato come Joaquin in procinto di salpare le ancore per far ritorno alla natìa Siviglia. Perdita che sarebbe tra le più incolmabili, a pochissimo tempo dall’avvio di un campionato già adesso in probabile salita.
Chissà che alla base di tutto quello che Firenze calcistica sta vivendo questa estate non ci sia la sconcertante rivelazione del collegio dei revisori dei conti viola. Dopo diverse stagioni in attivo – mosca bianca nel panorama pre-bancarottiero del calcio italiano –, la Fiorentina ha chiuso l’esercizio 2014 con un disavanzo di 37 milioni di euro. La circostanza sembrerebbe più episodica che strutturale, la contabilizzazione dell’operazione Cuadrado e della consistente riduzione del monte ingaggi arrivata a giugno incideranno infatti sull’esercizio in corso e non su quello ormai concluso. Tuttavia avrebbe indotto i Della Valle ad un ridimensionamento della loro esposizione economica nel calcio fiorentino.
Delle due l’una: o prestare fede alle rinnovate assicurazioni del fratello minore Andrea circa la volontà della famiglia marchigiana di continuare con lo stesso impegno nel calcio fiorentino stesso (non soltanto femminile ma anche maschile), o prestare fede ai rumors che vogliono il gruppo in fase di sganciamento da un mondo diventato per loro troppo costoso e sempre meno comprensibile (non soltanto quando si tratta di aver a che fare con Roma ed Inter).
A pochi giorni dal battesimo in campionato di fronte alle Tigri di Mihajlovic, ognuno scelga l’interpretazione che preferisce. O che teme di più.
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