sabato 4 agosto 2012

DIARIO OLIMPICO: Oscar Pistorius, la cosa più veloce senza gambe



LONDRA - Oscar Pistorius è in semifinale nei 400 metri alle Olimpiadi. Il ragazzo che corre sulle cheetah, protesi in fibra di carbonio che sostituiscono le gambe amputategli a soli undici mesi di vita per una gravissima malformazione, l’uomo che è stato soprannominato the fastest thing on no legs (la cosa più veloce senza gambe), ha coronato un sogno. Quello che si porta dentro da tutta la vita.
Come dice sua madre, non è un perdente chi arriva ultimo, ma chi resta seduto a guardare. Oscar, a guardare, non c’è mai rimasto. Fin dai tempi della scuola superiore, ha praticato sport niente affatto semplici quali il rugby e la pallanuoto. Poi un infortunio l’ha costretto a passare all’atletica, prima per riabilitazione e poi per scelta.
Lunghi anni di allenamenti, poi la chance della vita. Viene selezionato dal suo paese, il Sudafrica dove più nessuno è segregato, per le Paralimpiadi di Atene 2004. E’ un outsider, ma vince il bronzo nei 100 e l’oro nei 200, superando atleti più quotati provenienti da un paese più avanzato, gli Stati Uniti d’America.
Se è lecito sognare, allora il sogno non ha limiti. Il neocampione paralimpico si guarda dentro, e trae le ovvie conclusioni: se posso correre con gli atleti amputati, perché non posso farlo con i normodotati? Perché non posso andare alle Olimpiadi?
Già, perché? Nel 2005 Pistorius avanza la richiesta al federazione Atletica Internazionale di essere omologato e di poter pertanto partecipare ai Giochi successivi, che si terranno a Pechino. Soltanto a pochi mesi dal loro inizio, giunge la risposta, raggelante, della I.A.A.F. non è possibile, un atleta che utilizzi queste protesi ha un vantaggio meccanico dimostrabile (più del 30%) se confrontato con qualcuno che non usi le protesi.
Il ricorso di Pistorius al Tribunale Sportivo gli da ragione, le argomentazioni del C.I.O. vengono giudicate pretestuose e infondate, ma ormai è tardi, manca un paio di mesi alle Olimpiadi e Oscar non riesce a realizzare il tempo minimo per qualificarsi, senza adeguata preparazione. Alle Paralimpiadi, in compenso, stavolta vince tutto: 100, 200 e 400 (in questa ultima disciplina fa addirittura il record del mondo paralimpico).
Dal 2011 si allena in Italia, a Gemona del Friuli insieme ad altri atleti sudafricani, e con loro realizza il tempo minimo per andare a Londra. Il resto è storia di oggi. Il primo atleta biamputato della storia a partecipare alle
Olimpiadi si è qualificato stamattina alle semifinali (cioè nei primi 16 del mondo) con il tempo di 45’44, primato personale stagionale. Cos’altro può fare, a questo punto, è nella mente di Dio, sia nella prova individuale che nella staffetta, in cui difenderà i colori del Sudafrica.
Quello che conta è quello che ha fatto. A 26 anni, Oscar Pistorius ha scalato il mondo, ha corso più veloce di quasi tutti gli uomini più fortunati di lui. E comunque vada, ha vinto. Aveva ragione la sua mamma.
Stamattina, signori, è cominciato un mondo nuovo.

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