La porta dello studio del Presidente
della Repubblica si apre intorno alle 19,00. Il governo Renzi è appena nato e
si presenta alla stampa, che attende da oltre due ore e mezzo. Il Presidente
del Consiglio incaricato cerca di nascondere una certa emozione con la consueta
spavalderia, quella faccia tosta che l'ha sempre aiutato e che adesso, per sua
stessa ammissione, è diventata la principale posta in gioco.
Si, perché come chiarirà
Matteo Renzi nella breve ma significativa conferenza stampa, questo governo
nasce con l'obbiettivo dichiarato di arrivare alla fine della legislatura nel
2018, ma ha un altro obbietivo decisamente più impellente: arrivare a domattina
quando, subito dopo il giuramento, il nuovo Consiglio dei Ministri dovrà
mettersi al lavoro per attuare prima possibile quelle riforme che "sono ad
un passo" e di cui il paese non può più fare a meno.
Matteo Renzi è il più
giovane Presidente incaricato della storia repubblicana e anche in assoluto
dell'Italia unita, avendo superato di pochissimi mesi il precedente detentore
del record, Benito Mussolini. Insieme a lui, sono altri due i ministri under
40, Marianna Madia a cui è toccata la Pubblica Amministrazione e Maria Elena Boschi
andata alle Riforme ed ai Rapporti con il Parlamento. E' appena quarantenne la
neo-ministra degli Esteri (che erediterà subito dal predecessore Emma Bonino la
patata bollente del caso dei Marò detenuti in India da due anni) Federica
Mogherini.
Il governo Renzi stabilisce
altri record assoluti. E' il secondo governo con il minor numero di ministri
(16) dal dopoguerra ad oggi, dietro un De Gasperi 3 che ne aveva 15. Ed è il
primo a realizzare effettivamente le pari opportunità, poiché le donne sono
presenti con lo stesso numero degli uomini. Quasi tutti volti nuovi, tra l'altro,
ad eccezione di Angelino Alfano, Beatrice Lorenzin e Maurizio Lupi, confermati
rispettivamente a Interni, Sanità e Trasporti ed Infrastrutture.
Alla seconda esperienza di
governo anche Dario Franceschini alla Cultura e Andrea Orlando alla Giustizia, mentre
non può essere definito un volto nuovo Pier Carlo Padoan, già consulente della
Banca Mondiale e della Banca Centrale Europea, nonché vicepresidente
dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che succede a
Saccomanni al Ministero dell'Economia e delle Finanze. Giuliano Poletti di Legacoop
si accomoda invece sulla poltrona del Ministro del Lavoro e del Welfare.
Questa è la squadra che da
domattina si metterà al lavoro per riuscire a fare quello che non è riuscito ai
predecessori, di cui eredita la maggioranza delle "larghe intese". Il
governo presieduto da Renzi è il terzo infatti che non nasce da un voto
popolare ma da scelte discrezionali del Presidente della Repubblica favorite dalle
forze politiche. Dopo Monti e Letta, tocca adesso all'ex sindaco di Firenze.
Che sia la volta buona?
Renzi è convinto di sì, ripetendolo dovunque, da Twitter ai microfoni della
sala stampa del Quirinale, e affermando di giocarsi la faccia sulla salvezza
dell'Italia prima ancora che la carriera.
Poco dopo esce il
presidente Napolitano, che commenta con soddisfazione l'incarico a un governo
con tutti i requisiti per realizzare quello che a suo dire è stato l'impegno
principale della sua presidenza, le riforme.
Prodi, Berlusconi, Letta e
Monti sono archiviati. Tocca al nuovo che
avanza, domattina il giuramento, lunedi la fiducia.
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