domenica 12 giugno 2016

Cahiers de Paris 2016 - La Battaglia d'Inghilterra

La Francia che schiera un esercito di Robocop a blindare il suo Europeo scopre che la sua gente è la prima ad aver voglia di menare le mani. Così, nella notte che segue il problematico ancorché vittorioso esordio della sua Nazionale, ai tafferugli sanguinosi di Marsigia (dove hooligans inglesi e russi fanno a gara a chi ne combina di più dentro e fuori lo stadio) si aggiungono quelli di Nizza. Protagonisti sempre cittadini del Regno Unito di Gran Bretagna, ma stavolta del ceppo nordirlandese.
"Rombo di Tuono" Wayne Rooney
Belfast ha smesso da un po’ di tempo di essere una delle capitali della violenza mondiale giustificata dalla politica, a quanto pare anche i suoi abitanti stanno ripiegando sul più pratico pandemonio da stadio usa e getta. Dicono le prime cronache che gli irlandesi sono stati provocati dalla popolazione locale. Se così fosse, la Francia sta scherzando con il fuoco più che mai. Non solo perché ripone eccessive speranze in una squadra le cui quotazioni sono apparse eccessivamente gonfiate, ma anche e soprattutto perché ripone eccessive speranze nella capacità di tenuta della propria società civile. Non bastasse il problema islamico, mettersi a sfruculiare anche gli hooligans di ogni ordine, grado e provenienza potrebbe rivelarsi troppo, anche per chi convive da decenni con i riots delle proprie banlieues e li lascia fare stando a guardare.
Paradossalmente, è proprio quell’Inghilterra che è stata la prima a perdere la faccia per le strade francesi non appena i suoi tifosi sono sbarcati a Euro 2016 (a proposito, ma c’era bisogno di spedirla a Marsiglia, non era più pratica la Normandia o il Pas de calais? Si va e si torna con un’ora e mezzo di traghetto….) la prima a recuperarla sul campo. La sua Nazionale, la squadra dei Tre Leoni è proprio bella. Roy Hodgson sembra avere finalmente alle mani un’altra golden generation, e la sta mettendo in campo come Nelson dispose le sue cannoniere a Trafalgar, o Drake a fronteggiare l’Armada.
Roy Hodgson, allenatore dei Lionhearts
L’avevamo già intravista a Manaos, una squadra di corsari giovani e di belle speranze tradotte in bel gioco, capace di tenere testa alla banda Prandeli a cui un Mario Balotelli per l’ultima volta presente a se stesso aveva tirato fuori le castagne dal fuoco forse al di là dei meriti propri e dei demeriti dell’avversario. Fino al 1973, con l’Inghilterra non vincevamo mai, neanche a piangere. Dopo, abbiamo vinto quasi sempre, a prescindere che ce lo meritassimo o meno.
Dopo due anni, l’Inghilterra è sempre una fregata da corsa che sembra appena uscita dai cantieri navali di Sua Maestà, ma i suoi giovani marinai ormai sono dei veterani. Wayne Rooney orchestra quello che sembra uno dei migliori reparti d’attacco del mondo facendo il centravanti boa (lui che potrebbe aspirare ad essere la reincarnazione di Rombo di Tuono) a vantaggio degli inserimenti di Ally, Lallana, Sterling, Harry Kane. Quest’ultimo ieri il Pogba britannico, ancora non sembra essersi calato nel clima del torneo, lui che è stato capocannoniere dell’ultima Premier. Hodgson si permette di tenere un Vardy in panchina, segno che ne ha di frecce al suo arco. E l’arco inglese, è noto, dai tempi di Crecy ed Azincourt, in Francia ha sempre fatto molto male.
Chissà che in mezzo a tanti pronostici a buon mercato non possa essere finalmente l’anno dei Tre Leoni? Il pareggio al ’92 dei russi è una beffa immeritata, ma non è detto che segni negativamente questa loro trasferta oltremanica. Dopo decenni di crisi di identità, del resto, l’Inghilterra sta ritrovando il proprio spirito e la propria ragion d’essere nazionale non solo nel football.
Wolfgang Schaeuble e Angela Merkel
I giorni dell’Europeo sono anche quelli del Brexit. Della possibile uscita dall’Europa. Sarebbe proprio un bello scherzo del destino se la Coppa Delaunay montasse sul traghetto a Calais proprio mentre i suoi possessori per i prossimi quattro anni dell'Europa decidono di non fare più parte. Forse il sinistro reichsfuhrer Schaeuble, tra le tante previsioni di sventura formulate ai danni degli inglesi recalcitranti al Neu Ordnung della Merkel sta meditando di aggiungere anche la sconfitta sul campo di calcio.
Gli inglesi non hanno avuto paura di Hitler, che quando predicava sventura era assai più credibile (non foss’altro per il phisique du role e una certa tonalità di voce) del duo Merkel – Schaeuble. Difficile che avranno paura adesso. Così come sarà difficile che si abbattano per una testata di Berezutski a tempo scaduto. Non hanno quei Tre Leoni sulla maglia per caso. Lo spirito del Cuor di Leone si sarà anche un po’ appannato, da quel 1940 che Winston Churchill battezzò come la sua ora più grande, o anche da quel 1966 che – gol fantasma o non gol fantasma – vide gli inglesi dare una bella lezione ai tedeschi, e stavolta senza ricorso agli Spitfire.
Parafrasando Churchill, la sensazione è che la battaglia di Francia possa finire ancor prima di essere avviata. La Battaglia d’Inghilterra, al contrario, é appena cominciata. Ed è tutta da godere.

God save the Queen.

8 maggio 1945: Victory Day in Europe. Da sinistra verso destra: Elizabeth l'attuale regina, Elizabeth l'allora regina,   Winston Churchill, Re Giorgio VI, la principessa Margaret

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