sabato 25 giugno 2016

The Day After * (Controcorrente soltanto in Italia)

Il giorno dopo, ci si sveglia e si scopre che è successo quello che era più probabile che succedesse: niente. L’Inghilterra non si è inabissata nell’Oceano come Atlantide. I tedeschi e i loro alleati non sono riusciti a invaderla (se non ci sono riusciti nel 1940……). Il continente curopeo non è stato spazzato via da tsunami, bore e maelstrom, e non è stato riportato all’Era Glaciale. Gli italiani oltremanica non sono stati chiusi in campo di concentramento. A Dover, nessuno si è sentito chiedere il passaporto. L’Erasmus prosegue as usual, le Borse hanno già ripreso quello che avevano perso ieri, o per meglio dire gli speculatori hanno già incassato le plusvalenze e i loro analisti a pagamento hanno smesso pertanto di rompere i coglioni.
Su Bruxelles, Strasburgo, Berlino, Rignano sull’Arno si è levata un’alba livida. Ma comunque un’alba. Corrono stipendi e dividendi come sempre, come ieri l’altro, come ieri. Corre magari ancora l’isteria collettiva, ma siccome ormai le sue valvole di sfogo sono Facebook e Twitter, gli unici danni che produce sono al quoziente di intelligenza di chi scrive e di chi legge.
E allora? Non doveva succedere qualcosa come nei film 2012 o The Day After Tomorrow, o Il Pianeta delle Scimmie? Tutto qui? Schauble, Schulz, Junker e Tusk bestemmiano qualcosa in alamanno e in goto, come diceva Guccini. Oscure maledizioni sulla Perfida Albione. A proposito, il Mein Kampf non andava ripubblicato, le dichiarazioni di questi figuri invece sì? Almeno Hitler quando parlava non faceva ridere. Per niente.
Dal più fedele alleato dell’alleato germanico (almeno fino alla prossima Cassibile), l’Italia, arrivano squittii – pardon, tweett – vari. Per primo - noblesse oblige, per quanto comunista – Lord Voldemort, pardon, l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L’uomo dei carri armati a Budapest. L’uomo a cui l’Europa chiese di detronizzare il governo legittimamente eletto di Silvio Berlusconi, e che ovviamente l'ottenne. L’uomo che essendo ancora a piede libero (anzi, a stipendio della Repubblica) dichiara senza mezzi termini: errore gravissimo far pronunciare il popolo su siffatte questioni.
Ecco, se qualcuno aveva dubbi sull’evoluzione della materia grigia di Voldemort, pardon, Napolitano dal 1956 ad oggi, è servito. Ma soprattutto è servita quella parte della nostra cittadinanza la cui materia grigia gravita ancora nell’area di pensiero che una volta mandava carri armati a discutere, o comunque se ne beava. Il popolo serve alle parate del 2 giugno, alle partite di calcio, agli Angelus del Papa e dovunque la rappresentanza giustifichi stipendi e prebende. Poi, qualsiasi questione è troppo delicata per poterla lasciar decidere a lui.
Chissà perché non è delicata per gli inglesi. O per i francesi. Per gli italiani sì. Sarà che il primo collo regale gli inglesi lo segarono nel 1649, e i francesi nel 1789? Sarà che noi al massimo per far dimettere Leone dovemmo arrivare sull’orlo di una guerra civile, e per far dimettere Vittorio Emanuele III detto Sciaboletta dovemmo farla davvero, ammazzandoci tra noi, la guerra civile?
Domande senza risposta. Gli italiani ormai tra l’altro vivono su Facebook e Tweetter. Al massimo possono uscire di casa per andare a votare qualche sindaco a Cinque Stelle, quando proprio i coglioni sono talmente gonfi da non poter essere più contenuti nella cubatura ammessa dai piani regolatori per le singole abitazioni. Poi, figuriamoci, la stagione balneare incombe. Allora, per fortuna, qui c’è l’articolo 75 della Costituzione che ci salva. Quello che stabilisce che non c’è possibilità, per non parlare della voglia, di fare un cazzo.
I francesi ne hanno cambiate cinque di costituzioni, e senza costituenti. Gli inglesi non ne hanno mai scritta una. Gli americani una sola, ma provatevi a venir meno al più insignificante degli Emendamenti.
Dicono gli europeisti (con il culo degli altri): é un voto – quello degli inglesi – dei vecchi che compromettono il futuro dei giovani. La famosa generazione Erasmus. Quella che –poverina – da stamattina è extracomunitaria in Gran Bretagna e rischia il rimpatrio. O quantomeno di non poter mai più imparare la lingua inglese. Come se noi, i vecchi, trent’anni fa non ci andavamo lo stesso in Gran Bretagna, ad imparare lo stesso inglese, e nessun Erasmus ci pagava il soggiorno, nessuna carta di identità in luogo del passaporto ci garantiva un visto per soggiorno a tempo indeterminato (ma il lavoro lassù si trovava lo stesso). Come se noi l’inglese non lo avessimo imparato ugualmente. Tanto da rammaricarsi ora più che mai di non essere rimasti lassù, ad usarlo un po’ di più e più a lungo.
Dicono ancora gli europeisti: ma i giovani inglesi erano tutti per restare in Europa. Già, peccato che si sono dimenticati di andare a votare. Questo all’Erasmus non glielo hanno spiegato. Le intenzioni di voto contano come le promesse del Renzi.
Capitolo giornalisti. Quelli italiani ormai sono degli impiegati. Al servizio di reti televisive lottizzate dai partiti, e quindi al servizio dei partiti. Tutti, su tutte le reti. Mentana e Vespa che litigano con gli ospiti non sono sussulti di indipendenza. Sono crisi di panico di funzionari che non sanno ancora come riposizionarsi in attesa dell’arrivo di nuovi padroni. Sanno solo di dover saltare nel buio, rischiando tutto. Gli altri, quelli della carta stampata, ormai sono velinari. Se ne trovi uno favorevole alla Brexit è giusto perché il suo editore sta speculando in borsa, o vuole comprarsi un pezzo di qualche ditta, e l’Europa gli sta mettendo i bastoni tra le ruote. A proposito, e adesso caro Marchionne? Come la mettiamo con la sede legale della FIAT in Inghilterra?
Bestiario. Il secondo figuro nato dalla fantasia dell’europeista J.K.Rowlings (scozzese, e gli scozzesi vogliono stare in Gran Bretagna, in Europa e dovunque un organismo superiore si occupi di loro, che altrimenti mangerebbero ancora torte salate e poco altro, salvo rompere periodicamente i coglioni al mondo con l'elegia di quanto si sentono oppressi dagli inglesi) è Mario Monti, che assomiglia a Nagini, il serpente di Voldemort. Sibila frasi minacciose e sinistre in serpentese Nagini, pardon, Monti, all’indirizzo dei popoli, delle democrazie, e di chiunque lo importuna con domande inopportune. Non gli è amica più neanche la Fornero. Non sta bene Nagini, pardon, Monti.
Poi ci sarebbe Peter Minus, pardon Matteo Renzi. Son due giorni che parla poco, non sa ancora cosa deve dire, le comunicazioni con Berlino sono disturbate. Del resto, alla Merkel chi glielo va a dire che cosa deve dire lei, e poi dopo far dire a Renzi? Intanto rinviamo la direzione del PD, vai. Anche gli schiaffi sono rinviati.
Eric Arthur Blair, in arte George Orwell
Chi altri? Mattarella non lo calcolo, sembra uno dei due vecchini del Muppet Show. Il Papa è in Armenia. Grillo ha fatto il passo di lato. C’è una carenza di cattivi d’autore, in questo casting. Pochi modelli a cui rifarsi. La gente deve pensare con la sua testa, anche per dire sciocchezze, e non c’è più abituata. George Orwell, di cui oggi ricorre il centotredicesimo anniversario della nascita, disse una volta: «Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare. Ortodossia e inconsapevolezza son la stessa cosa.» Il libro era 1984, quello del Grande Fratello. Non ne trovate la riduzione televisiva sulle reti Finivest. Va letto, per forza.
Ecco, noi italiani siamo ortodossi. E non vogliamo rotture di coglioni fuori Facebook e Tweetter almeno fino a ottobre. E poi noi abbiamo l’art. 75 (e giù un sospirone di sottofondo, presumo di sollievo).
Francia e Olanda stanno già chiedendo la loro Brexit tramite referendum. Non lo sanno nemmeno se hanno l’art. 75, loro. Stamattina si sono svegliate, l’Inghilterra c’è ancora, nessuno si è fatto male. L’erba del vicino inglese è ridiventata di colpo la più verde.
«Siamo impegnati in un gioco in cui non possiamo vincere. Alcuni fallimenti sono migliori di altri, questo è tutto.» E’ sempre lo stesso autore, nello stesso libro di cui sopra a dirlo. Ecco il punto. Chi vota, è soggetto al rischio di fare cazzate. Ma le cazzate fatte in libertà alla fine assicurano una vita migliore, più degna di essere vissuta di quella garantita dal seguire i consigli degli analisti a reti unificate della nostra televisione.
«Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri»
da La fattoria degli Animali, George Orwell (25 giugno 1903-21 gennaio 1950).

Caro George, ti saresti divertito a vedere quanti animali ci sono qui, nel paese del Grande Fratello.

* celebre film catastrofico degli anni 80

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