domenica 5 giugno 2016

El mas grande

La stretta di mano finale offerta da Valentino Rossi e accettata con un sorriso compiaciuto e sorpreso da Marc Marquez vale da sola il prezzo del biglietto di questo Gran Premio di Catalogna, e riscalda il cuore di chi se lo è visto stringere nella morsa del gelo della morte.
La morte è quella di Luis Jaime Salom, arrivata durante le prove libere di venerdi e mal gestita per tutto il sabato. Sbaglia l’organizzazione a non sospendere la corsa. Lo spettacolo non può andare avanti sempre e comunque, non a qualunque costo. La morte di un ragazzo di 24 anni non può essere liquidata con una maglietta, per quanto suggestiva, né con la tardiva rimodulazione del tracciato del Montmelò alle curve 9 e 12 (quella appunto della morte), o con i minuti di raccoglimento prima della partenza delle gare odierne.
Sbagliano anche i piloti a darci dentro con le lamentele e le recriminazioni. Il solo Espargaro indovina le parole giuste: «Abbiamo solo la safety commission per proteggere noi e le categorie inferiori. Chi ha qualcosa da dire venga alle riunioni (come quella di ieri dove il tracciato è stato ridisegnato, n.d.r.). Altrimenti è meglio che stia zitto».
La frecciata è soprattutto verso il duo YamahaJorge Lorenzo e Valentino Rossi accusano infatti la concorrenza di aver sfruttato l’occasione per addolcire curve che avrebbero esaltato la potenza della loro moto, a vantaggio soprattutto di Honda. Forse era l’occasione per stare zitti. Forse, soprattutto nel caso di Valentino, era giusto assecondare fin da subito quella notte che ha portato consiglio. «Stanotte ho pensato che dobbiamo essere tranquilli e concentrati, facciamo una cosa bellissima ma anche pericolosa, era giusto farlo», dirà il Dottore a fine corsa per spiegare il suo andare a cercare il nemico Marquez per compiere con lui il gesto più bello tra quanti se ne sono visti qui a Barcellona, dentro e fuori la pista.
Si corre, dunque. E per fortuna con la regia di un Dio benevolo che farà scorrere tutti i momenti di questa gara, tutti i fotogrammi di questo spettacolo che deve andare avanti senza ulteriori scene drammatiche. Regalando anzi una giornata da ricordare, a prescindere dal doveroso cordoglio per chi non c’è più e per chi resta a piangerlo.
La prima fila sulla starting grid è Honda, con Lorenzo in mezzo a tentare una fuga a sorpresa. Il campione in carica è accreditato di aver scelto un assetto non aggressivo, in fondo gli basta gestire questa corsa, sono altri quelli che devono attaccare. Per esempio, quel Valentino Rossi che gli parte dietro, in quinta posizione. Dicono i box Yamaha che il Dottore ha scelto un assetto di gara estremo. Rivuole i punti persi al Mugello. Per entrambi, l’incognita è rappresentata una volta di più dalle gomme, che dovrebbero mandare i rispettivi buoni propositi in crisi già verso metà gara.
Marquez e Pedrosa qui sono a casa, e il pronostico attribuisce loro la moto migliore. Ma è Jorge Lorenzo a partire in testa, scattando a fionda come già altre volte. Il numero 99 ci prova ad andare via, ma bastano un paio di giri a chiarire che il suo tentativo è più apparente che reale. Marquez gli resta dietro senza sforzo.
Dietro è bagarre. Pedrosa non tiene il passo dei primi due. In compenso lo tiene Valentino, che malgrado la solita partenza non brillante (al primo giro è ottavo) passa senza sforzo lui e Vinales insieme. E ‘ pieno di tifosi italiani Barcellona, e cominciano a scaldarsi le mani. Il Dottore sembra in una giornata delle sue, se la moto stavolta gli regge e lo asseconda.
Ci prova Maverick Vinales a rendergli la vita difficile, attaccandolo più volte nel tentativo di prendersi il podio. Ma Valentino oggi non sbaglia nulla, chiude tutte le porte ed alla fine, approfittando anche di un lungo del più giovane avversario che guida al limite delle proprie possibilità, se ne va. Marquez è poco più avanti. Nessuno scappa via oggi, c’è spazio per riprendersi la gloria che nelle ultime gare gli ha voltato le spalle beffarda.
Quando passa Marquez, Valentino sembra farla facile. In realtà è un colpo di bisturi il suo. Precisione chirurgica, resa possibile peraltro dal comportamento di un avversario che si rivela una delle sorprese piacevoli di questa gara cominciata in modo così spiacevole. Il giovane Marc sembra aver messo giudizio in pochi mesi. Il suo è l’atteggiamento di chi lotta consapevole delle sue enormi possibilità, ma senza più alzate d’ingegno, senza più sportellate. Anche Marc ha da gestire una classifica mondiale, e forse la morte ha portato consiglio anche a lui. Non si sverniciano la moto stavolta Vale e Marc. E il Dottore può andare alla caccia di Lorenzo senza problemi.
Il leader della corsa e del mondiale sta calando di prestazione, siano le gomme o l’assetto complessivo. Lorenzo perde colpi e secondi. Valentino lo passa con qualche brivido, ma in modo pulito. Per lui comincia una corsa di testa che si protrarrà fin quasi alla fine. Per il campione del mondo comincia una discesa all’indietro interrotta solo da Andrea Iannone.
Qualcuno dovrebbe spiegare al talento della Ducati che scopo di questo gioco è sì arrivare in fondo primi, ma anche vivi. Al terzo incidente stagionale, al secondo dettato da troppa sconsiderata irruenza, a farne le spese è un Jorge Lorenzo che stasera può ringraziare di averci rimesso soltanto dei punti preziosi in ottica mondiale. La sua caduta, con la Ducati che entra nel fianco della sua Yamaha, è bruttissima. Jorge cade in piedi sulla colonna vertebrale. Si rialza subito, non c’è neanche tempo di ringraziare Iddio. Per le scuse di Iannone, fa capire, ci sarà tempo più avanti.
E’ una questione fra i soliti due. Nella scorsa stagione ci sarebbe stato da aver paura. Valentino allunga, Marc lo riprende senza sforzo, si prepara un finale a coltello che non promette nulla di buono, visti i precedenti. Ma stanotte son stati visitati da Luis Salom in sogno tutti e due. Ciò che succede negli ultimi giri è corretto, spettacolare, giustamente terribile come può e deve essere una lotta serrata tra due top driver di MotoGp come questi. Ma il fiato sospeso può liberarsi appena dopo l’arrivo, senza ulteriori magoni.
Al terzultimo giro, dopo un tentativo rintuzzato, Marquez passa Rossi. Ecco, adesso se ne va, vien da pensare. Valentino ha fatto il possibile. E invece no. Valentino fa anche l’impossibile, complice una Honda che non ha più stabilità. IL canto di Marquez è stato quello del cigno. Vale lo ripassa un giro dopo e da quel momento è fuga per la vittoria, con i secondi che aumentano con il progredire dei metri.
Non c’è arrivo al fotofinish come al Mugello stavolta. C’è un uomo solo al comando. Valentino come Nibali, si riprende ciò che era suo. El mas grande. Ha guidato all’estremo sapendo che oltretutto era l’unico modo per tenere la sua Yamaha e le sue gomme in prestazione ottimale. Non ha sbagliato nulla. Montmelò gli tributa una standing ovation, e non solo da parte dei numerosi tifosi italiani presenti.
Anche gli spagnoli applaudono, sportivamente. Ed è un peccato che a parti invertite noi in Italia ci dobbiamo sempre vergognare dei fischi che elargiamo quando sono loro a vincere in casa nostra. Ma tant’è, il Dottore sta provando ad educare i suoi stessi tifosi con la stessa caparbia intensità con cui sta allungando la sua carriera (21 anni) e sta inseguendo il record di Giacomo Agostini, 123 vittorie contro 114. La leggenda insegue ormai la leggenda.
In classifica, primo Marquez con 125 punti, secondo Lorenzo con 115, terzo Rossi con 102. E’ un gran mondiale. Una corsa a tre fra tre grandi campioni, senza più ruggini e vendette da consumare. Se è servita a qualcosa la morte di un povero ragazzo, è servita a questo.

Ci godiamo un grandissimo sport. Del quale, il futuro è sicuramente in mano alla Spagna. Ma il presente ce l’abbiamo noi, da vent’anni. Ha il numero 46.

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