La settimana che precede la
famosa e prestigiosa regata velica detta La Barcolana (poiché si svolge nel
tratto di mare prospiciente la riviera denominata appunto Barcola)
restituisce a Trieste per un breve periodo quella che una volta era la sua
dimensione usuale cosmopolita. E’ uno degli eventi in concomitanza del quale
vale la pena di organizzare le proprie vacanze in questa città, anche per chi
non ama o non si intende di vela, perché è in questa occasione che essa cerca
di offrire il meglio di sé.
Negli stand e sulle bancarelle
che vengono allestite in questa ed in altre circostanze sulle Rive e lungo il
Canal Grande per il Mercato degli Ambulanti d’Europa, si può trovare una
varietà di merci provenienti non soltanto dall’area del mediterraneo e del
vecchio impero austro – ungarico, ma un po’ da tutto il mondo. Questa
settimana, per qualche giorno, fino al colpo di cannone che darà il via alla
44^ Barcolana, Trieste ritorna la capitale del Mare. Nella suggestiva Piazza
dell’Unità d’Italia si sta montando il palco su cui verranno ad esibirsi grandi
artisti d’ogni genere. Stasera, Elio e le Storie Tese. E chi non è in
cartellone questa settimana, probabilmente verrà sotto Natale, quando arriverà
il grande tradizionale abete da una località delle Alpi retrostanti (spesso dal
Trentino, Trento e Trieste sempre legate nella nostra storia, oppure dalla
Carinzia austriaca) e sotto la sua luminaria il grande palco verrà rimontato.
Tra le due feste, chi cerca
qualcosa di più tradizionale, ma altrettanto caratteristico di un mondo in via
di estinzione, può andare per Osmize nei dintorni di Trieste, sul Carso
italiano e sloveno. Le Osmize (nome derivato da una parola slava
italianizzata) altro non sono che fattorie dove si vendono e si consumano vini
e prodotti tipici (quali uova, prosciutti, salami e formaggi) direttamente nei
locali e nella cantine dei contadini che li producono. In determinati periodi
dell’autunno, a rotazione secondo un regolamento antichissimo, ciascuna di
queste fattorie può vendere direttamente, al dettaglio, i propri prodotti senza
pagar dazio, o altra gabella. L’usanza sembra risalire addirittura ala
dominazione di Carlo Magno, ma la sua codificazione definitiva avvenne nel 1784
con l’imperatore Giuseppe II, figlio della grande Maria Teresa. La fattoria che
vende espone una frasca per tutta la settimana, secondo la tradizione, così da
far capire al pubblico che l’Osmizza è aperta.
Per chi invece non vuole
lasciare la vecchia Trieste che si rinnova sempre, segnaliamo alcuni locali
dove tutto l’anno la buona cucina e il buon bere si sposano ad atmosfere
culturali che non hanno perso il loro fascino.
All’Happy Hour, niente
di meglio del James Joyce Bar, nello stesso edificio dove lo scrittore abitò
durante il suo soggiorno triestino in Piazza del Ponterosso, dove ad una calda
atmosfera d’epoca si unisce un ambiente giovane e accattivante e si servono
ottimi ed innovativi
aperitivi. Dal Caffè Tommaseo
una volta ritrovo degli irredentisti, al Caffè San Marco punto di raccolta di artisti
e intellettuali, dove è posibile trovarsi seduti accanto a Claudio Magris che
sta lavorando alla stesura del suo ultimo libro, al Caffe’ degli Specchi, da
sempre completamento elegante di Piazza dell’Unità, nella zona delle Rive sono
tanti i luoghi in cui è possibile perdersi in atmosfere suggestive, in attesa
della notte triestina.
La cucina locale è da tempo
immemorabile un esempio di fusion food, risultato dell’incrocio di
popoli e culture al pari dell’arte cittadina. Dallo strudel austriaco al
goulash ungherese ai sardoni in savor e a tutto il pesce cucinato
in tutti i modi possibili e raffinati conosciuti nell’Adriatico e nel
Mediterraneo, è a tavola che si può misurare il livello di integrazione
raggiunto dalle varie etnie che abitano a Trieste, città italiana a cui l’Italia
va stretta da sempre. Si può trovare un angolo della Baviera di Ludwig II da
Kapuziner dietro Piazza dell’Unità. O della Vienna tra le due guerre alla
Birreria Forst in Piazza Oberdan. O gustare dell’ottimo pesce alla Vecchia
Lira, locale di nuova apertura ma di buone tradizioni in Piazza Ponterosso.
Se poi si è in cerca dell’eccellenza
e di una pausa nella giornata tipicamente triestina, il cosiddetto rebechin (spuntino
o merenda a qualsiasi ora del mattino o del pomeriggio), c’è un nome solo: quello
di Pepi, che i triestini chiamano S’ciavo
(schiavo, appellativo anticamente riservato agli slavi) a sottolineare l’origine
slovena dei proprietari. Nello storico locale sito in Piazza della Borsa, a suo
tempo recensito addirittura dal New York Times, primo fast food dell’era
moderna, si possono assaporare i piatti tipici di carne di maiale cucinati a
caldaia: porcina, luganiga de Vienna e luganiga de cragno.
Altro nome storico della ristorazione triestina è quello di Masè, presente nel centro città con diversi punti vendita e specialità di carne a caldaia, nonché il delizioso baccalà mantecato e il prosciutto cotto tagliato a mano. Altro santuario della cucina locale è Marascutti in Via Battisti. Il tutto annaffiato da ottima birra viennese, bavarese o addirittura australiana, o da buon vino bianco di uva Tokai o Terrano carsolino. E se a tavola ci siamo andati pesanti, c’è sempre dell’ottimo amaro sloveno Pelinkovac, e una splendida passeggiata sul lungomare, verso la Riva IV Novembre o verso la Riva Nazario Sauro, per godersi lo spettacolo della città e del golfo che le luci notturne rendono se possibile ancora più suggestivi, e delle prime barche da regata o da crociera che attraccano al molo per la Barcolana.
Altro nome storico della ristorazione triestina è quello di Masè, presente nel centro città con diversi punti vendita e specialità di carne a caldaia, nonché il delizioso baccalà mantecato e il prosciutto cotto tagliato a mano. Altro santuario della cucina locale è Marascutti in Via Battisti. Il tutto annaffiato da ottima birra viennese, bavarese o addirittura australiana, o da buon vino bianco di uva Tokai o Terrano carsolino. E se a tavola ci siamo andati pesanti, c’è sempre dell’ottimo amaro sloveno Pelinkovac, e una splendida passeggiata sul lungomare, verso la Riva IV Novembre o verso la Riva Nazario Sauro, per godersi lo spettacolo della città e del golfo che le luci notturne rendono se possibile ancora più suggestivi, e delle prime barche da regata o da crociera che attraccano al molo per la Barcolana.
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