Il 1° ottobre 1962, preceduto
da una sigla di apertura destinata a diventare leggendaria, la Gunbarrel,
usciva nelle sale cinematografiche del Regno Unito e degli Stati Uniti Doctor
No. Il film, prodotto da due sconosciuti, Harry Saltzman e Albert R. Broccoli,
girato a basso costo da un regista altrettanto sconosciuto, Terence Young, ed
avente come protagonista principale uno sconosciutissimo attore scozzese, tale
Sean Connery, costituiva la trasposizione sullo schermo di un romanzo d’azione
nato dalla fantasia di uno scrittore inglese che aveva da poco raggiunto una
modesta notorietà, Ian Fleming.
Fleming era stato marinaio
durante la seconda guerra mondiale, e poi giornalista. Dicono le cronache che
si mettesse a scrivere nel 1952 un romanzo avente per protagonista un agente
del servizio segreto inglese, il leggendario MI6, quasi per gioco, per alleviare
le noie della vita coniugale. Il personaggio da lui creato, James Bond, nome
in codice 007, agente britannico con licenza di uccidere al servizio di
Sua Maestà e dell’Occidente, era l’ultima di una lunga serie di spie nate dalla
fantasia letteraria di scrittori anche assai famosi, da Rudyard Kipling a Graham
Greene, che si erano cimentati con il grande gioco in cui la Gran
Bretagna era da secoli impegnata per la supremazia nel mondo prima e per la
sopravvivenza poi. Fleming, modesto scrittore fino a quel momento, non poteva
immaginare che proprio la sua creatura sarebbe diventata la spia più famosa di
tutti i tempi, nonché uno dei personaggi di maggior successo della
cinematografia mondiale.
A decretare il successo di
James Bond, fu certamente il suo sbarco al cinema dei grandi effetti speciali
nel momento in cui il mondo si scopriva più che mai terrorizzato dalla Guerra
Fredda, dalla corsa ad armamenti sempre più tecnologici, sofisticati e
micidiali, dall’ossessione per le Quinte Colonne, le spie, appunto, che
si infiltravano nella nostra rassicurante società occidentale per sovvertirla,
a beneficio di un avversario sinistro facilmente identificabile nel Blocco
Sovietico prima, e nelle nascenti organizzazioni terroristiche internazionali poi.
Era il 1962, l’anno della crisi dei Missili a Cuba, e di una Terza Guerra
Mondiale (nucleare) sventata per un soffio. La presenza di Bond fu subito molto
rassicurante.
Dopo un tentativo da parte di
Fleming di realizzazione di una serie televisiva (sulla falsariga di altre che andavano
per la maggiore all’epoca, come Il Santo, o il Prigioniero), Saltzman e
Broccoli acquisirono i diritti d’autore del personaggio e produssero il primo
film. Che non fu il primo libro, in ordine cronologico, di quelli scritti da
Fleming, cioè Casino Royale (poiché il produttore che aveva già acquistato i
diritti per la serie tv non accettò di cederli), ma bensì – appunto – Doctor
No, in Italia tradotto in Licenza di uccidere. Ad impersonare l’agente
segreto furono chiamati la star dell’epoca Cary Grant, che declinò ritenendosi
troppo in là con gli anni, poi Roger Moore e David Niven. Entrambi rinunciarono
a loro volta, essendo già impegnati nelle serie televisive suddette (anche se
Moore aveva comunque Bond nel suo destino, e lo avrebbe incontrato 10 anni
dopo). La scelta cadde alla fine su un oscuro attore scozzese, che fino a quel
momento aveva recitato solo in alcune comparse, come il soldato nello Sbarco in
Normandia nel Giorno più lungo di Darril F. Zanuck.
Nel primo film, Sean Connery
fa il suo ingresso nei panni di 007 dopo una ventina di minuti circa, e non è
una entrata in scena di quelle epiche. La cinepresa lo coglie seduto al tavolo
da gioco, intento ad una di quelle partite a carte che saranno una delle sue
specialità, ed è lì che riceve la chiamata di M, il capo dell’MI6, per la prima
missione, indagare sulla morte di un collega in Giamaica. Niente di
travolgente, ma dal momento in cui pronuncia la storica frase “il mio nome è
Bond, James Bond” ha inizio la carriera straordinaria di uno dei più grandi
attori di tutti i tempi. E insieme, la leggenda di 007.
Da allora, l’agente segreto più
amato del mondo è tornato sullo schermo 22 volte in film ufficiali, e 2 in film cosiddetti apocrifi,
cioè al di fuori dei diritti d’autore di Saltzman e Broccoli. Connery ha
vestito lo smoking di Bond sette volte, altrettante Roger Moore che gli
succedette nel 1973, una George Lazemby, due Timothy Dalton, quattro Pierce
Brosnan e due l’attuale interprete, Daniel Craig, che l’ha impersonato anche
nella cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Londra. Craig è in procinto
di tornare a combattere per il mondo libero nel ventitreesimo episodio della
serie, Skyfall, in procinto di uscire.
Buon
compleanno 007. Cinquanta anni e non sentirli.
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