Se Verona è il centro benessere
della Fiorentina, Cagliari è la sua Nemesi. La parola, di origine greca,
significa evento negativo che si verifica puntualmente dopo un periodo
positivo. A Cagliari, insomma, si perde, anche nelle annate migliori. Al Sant’Elia,
ma anche a casa nostra a Firenze, contro il muro dei rossoblu si sono quasi
sempre infranti i nostri sogni. Dai tempi di Gigi Riva, che strappò via dalle
maglie viola il secondo scudetto, a quelli di Franco Selvaggi, che impedì
sempre ai viola di cucirsi sulle maglie il terzo.
Per citare soltanto gli episodi
più famosi, perché ce ne sono stati altri nel tempo. Nella scorsa stagione fu
proprio il Cagliari a segnare in negativo una stagione viola che avrebbe dovuto
essere trionfale. All’andata, i rossoblu picchiarono come fabbri, tra le
vittime ci fu proprio Maro Gomez che fu messo fuori gioco per due terzi di
campionato. Al ritorno la rincorsa al terzo posto di una Fiorentina che aveva
imparato a fare a meno delle sue punte fu frenata da una brutta prestazione in
Sardegna al cospetto di rossoblu scatenati.
Nemesis è un termine che implica
un destino negativo che non si può scongiurare. O quasi. Viene il giorno in cui
tuttavia si può affrontare il destino e rovesciarlo, se lo si affronta senza
fatalismo. Oppure se semplicemente si schierano in campo le proprie forze con
intelligenza e determinazione. Mettendo dentro gli uomini più in forma e
motivandoli a dovere.
Qualcosa è scattato nella testa
di Vincenzo Montella. Finito il periodo delle “dimostrazioni” tese a
significare a società e tifosi quanto scontento fosse della squadra che si
ritrova in mano per la terza stagione, dopo l’ultima sosta della Nazionale è arrivato
per lui finalmente il momento di ottimizzare quella squadra, di farla rendere
al meglio, visto che poi tanto male non è, specialmente in un campionato ormai
mediocre come il nostro.
E così, reso il doveroso tributo
con tanto di abbraccio al suo vecchio allenatore dei tempi romani Zdenek Zeman,
non gli ha offerto però il cortese omaggio già fatto ad altri di bloccare le
potenzialità offensive della squadra viola con “falsi nueve” ed altre amenità,
ma ha messo sul terreno di gioco i migliori, incitandoli a ripetere le ultime
prestazioni di Verona e Guingamp (quest’ultima almeno per il primo tempo).
Neto, Savic, Gonzalo, Basanta e
Alonso sono in questo momento il meglio che la Fiorentina ha in difesa. Il
miglior centrocampista, Aquilani, va a sedersi in panchina, ma i Borja Valero,
i Pizarro e i Mati Fernandez che vanno in campo oggi sono decisamente migliori
di quelli visti finora dall’avvio di questo campionato. Davanti Joaquin e
Cuadrado sono quanto di meglio abbiamo in attacco, lo spagnolo che non sente lo
scorrere del tempo ed il colombiano che smania per ritornare al suo tempo
migliore, quello della scorsa stagione. Mario Gomez poi ha bisogno di
ridiventare Mario Gomez, e per farlo deve giocare più che può.
Formalmente sarebbe un 3-5-2, di
fatto è come nei primi minuti a Guingamp una Fiorentina che sta ritrovando
confidenza con possesso palla e schemi di gioco offensivo, che aggredisce le
partite prima che gli avversari aggrediscano lei, che finalmente mette la palla
in rete alla prima occasione o quasi, senza farsi avvilire da occasioni
sprecate in serie. Il Cagliari di Zeman, rispetto a quello della scorsa
stagione, picchia molto meno e gioca molto di più. Fino al 50° minuto, è
perfettamente in partita. Una partita equilibrata e finalmente divertente, che
i viola hanno il merito di indirizzare subito dalla loro parte ma che se i
rossoblu fossero più bravi o forse più fortunati potrebbero riacchiappare in
virtù del loro gioco fatto di ripartenze micidiali. Ibarbo è un’ira di dio, Savic,
Basanta e Gonzalo devono fare gli straordinari per chiudere su di lui, Pisano,
Cossu e Farias.
Ma stavolta la Nemesi
distribuisce il suo favore ai viola, regalando loro una delle vittorie in
trasferta più eclatanti della loro storia, quasi a compensazione di tante
delusioni passate. Stavolta la Nemesi riporta in auge personaggi quasi
dimenticati, o sulla via di esserlo. Il migliore in campo è Joaquin, Montella
ormai non ci dirà mai cosa aspettava ad impiegarlo. Lo spagnolo sembra tornato
la Furia Rossa di un tempo, la sua prestazione fa quasi impallidire quella di
Cuadrado, che tuttavia si danna l’anima per liberarsi dai suoi ritardi attuali,
fisici e mentali, oltre che dei raddoppi avversari, ed alla fine ci riesce alla
grande.
Il punteggio viene sbloccato però
dal funambolo cileno che ha brillato a Firenze solo per brevi periodi. Qualcuno
già etichettava Matias Fernandez come giocatore da calcio a cinque. L’ex Colo-Colo
prende in mano la situazione fin dal primo calcio di punizione, piegando quasi
le mani al portiere rossoblu Cragno. Sul secondo, il ragazzo di Fiesole
trapiantato in Sardegna si fa sorprendere dalla traiettoria alla Rui Costa del
cileno. La palla finisce in rete, Mati viene abbracciato dai compagni mentre
spedisce un bacio a qualcuno. La porti un bacione a Firenze, o almeno a chi ha
creduto in lui fino ad adesso.
La Fiorentina potrebbe giocare a
questo punto in contropiede, ma proprio non le è congeniale. Il gioco ormai è
quello, possesso palla ed accelerazioni. Almeno, quando è svolto con la
padronanza di oggi, è un gioco produttivo. Il Cagliari potrebbe farle male con
Ibarbo e lo sciagurato Farias, che ad inizio ripresa si mangia due gol fatti,
salvati alla disperata dal soldato Savic. La legge del calcio si conferma in
questo caso implacabile: gol mancato gol subito. Il Cagliari meriterebbe il
pareggio ma la Fiorentina sta meritando di rimanere in vantaggio. Un’azione
insistita dei viola, una delle tante, si conclude fuori area sui piedi del buon
Mati, che si ricorda di avere i numeri per tirare in porta e lo fa. E’ la sua
giornata, quella che forse ricorderà a lungo. Rasoiata all’angolino sinistro di
Cragno, due a zero, Fiorentina che vede allontanarsi lo spettro di Guingamp ed
al suo posto appressarsi una cavalcata trionfale.
Il Cagliari accusa la mazzata e
con il calo di fiato e di morale mette in mostra i limiti del calcio di Zeman. Per
i viola nella difesa rossoblu si apre un’autostrada a quattro corsie. Appare
chiaro a questo punto che in contropiede la Fiorentina può segnare una sporta
di gol. Montella ritarda i cambi, le cose per i suoi vanno talmente bene che ha
quasi una remora a togliere uno qualsiasi dei suoi pezzi. Alla fine entra
Aquilani a razionalizzare il possesso palla a centrocampo a spese dei numeri di
Mati Fernandez, l’eroe di giornata. Joaquin rimane in campo, spesso nelle
azioni di ripartenza si fa addirittura vedere come il più lesto a rovesciarsi
in area avversaria. Borja sembra ritrovare a poco a poco la confidenza con la
regia avanzata, un suo break a metà ripresa meriterebbe miglior sorte della
ciabattata che Mario Gomez indirizza in curva.
Non c’è tempo di disperarsi per
Marione. Il suo problema è solo psicologico, per due volte ha anche tolto di
porta la palla scagliata da compagni, ci sarebbe di che avvilirsi. Ma il
ragazzo di Germania ha carattere, alla fine gli capita la stessa palla che a
Verona era finita sulla traversa. Stavolta Supermario si fa mezzo campo fino
davanti al portiere avversario. Lì giunto, ha ancora lucidità per ignorare
Joaquin meglio piazzato e per spedire nell’angolino sinistro. Un gran gol, che
come dirà lui stesso dopo la partita gli leva dalle spalle un peso immane. Dopo
oltre 250 giorni il tabellino del suo score torna a muoversi, il sorriso torna
sul suo volto, i pugni al cielo.
Sul tre a zero, Montella decide
che è il caso di mettere la testa alla Juventus, che renderà visita alla
Fiorentina venerdi prossimo. Savic e Cuadrado sono diffidati. Dapprima è il
serbo a lasciare il posto al connazionale Tomovic, poi è il colombiano ad
uscire per Vargas, ma non prima di aver segnato in contropiede il quarto,
splendido gol, con un tocco potente e piazzato alla sua maniera.
Va tutto bene alla Fiorentina
adesso. Perfino l’arbitro Calvarese dirige senza sbavature, neanche lontano parente
del Calvarese che nella scorsa stagione fece infuriare Firenze regalando al Napoli
una vittoria immeritata e beffarda. Il resto lo fanno gli attaccanti rossoblu
che proprio non ce la fanno a mettere nella porta viola il gol della bandiera,
malgrado la Fiorentina non infierisca più, né in attacco né in difesa. Un
quinto splendido gol viene annullato comunque ad Aquilani per fuorigioco,
peccato per il gran tiro al volo del numero 10 su assist preciso di Pizarro.
Finisce così, la Fiorentina si
ritiene paga dei doni della Nemesi, non infierisce e non affonda più. Meglio tenere
qualche colpo in serbo per venerdi prossimo. Arriva la Juve, come si è detto,
per la madre di tutte le partite. Nel frattempo, la zona Europa League è a tre
punti, quella Champion’s –occupata dal sorprendente Genoa di Gasperini (come
dire, si potrebbe anche fare) – è a soli quattro.
E’ un campionato assurdo,
stranissimo. Sognare o disperarsi è questione di un attimo. Se il tempo dei
capricci è finito, se gli uomini migliori stanno tornando, forse qualcosa si
può combinare davvero.