venerdì 7 novembre 2014

Batticuore Fiorentina



Narrano le cronache che l’antica città di Tessalonica fu fondata da Cassandro re di Macedonia e così nominata in onore della moglie di costui, sorellastra di Alessandro il Grande. Nell’Impero Romano di cui fece poi parte per più di mille anni, la sua importanza fu seconda solo a quella di Costantinopoli, la capitale. Un destino fulgido, insomma.
L’odierna Salonicco sembra tenere fede al proprio glorioso passato imperiale solo con molta difficoltà. Come la Fiorentina, il PAOK (acronimo che in greco significa Club Atletico Pan-tessalonicese dei Costantinopolitani) è nato nel 1926 e nel corso della sua storia ha vinto 2 scudetti. Quest’anno è momentaneamente in testa alla classifica del campionato greco, la squadra più forte della penisola dirimpettaia alla nostra.
Era ritenuta la formazione più pericolosa del girone di Europa League della Fiorentina, per il valore tecnico e per le storiche difficoltà ambientali che le nostre formazioni incontrano a giocare in Grecia, anche se ormai gli stadi ellenici rammodernati non offrono più quel “calore” che aveva una volta il pubblico assiepato a poca distanza dai calciatori. Lo scontro con i tessalonici insomma era la chiave per la qualificazione dei viola.
Missione compiuta, a meno di imprevedibili ecatombi. Da ieri sera, pur con qualche patema che per come si erano messe le cose non era tutto sommato preventivabile, la Fiorentina ha un piede e tre quarti negli ottavi di E.L., basterà un pari in una delle ultime due partite, tra Guingamp in Bretagna e Dinamo Minsk al Franchi.
Per quanto il campionato sia stato avaro di soddisfazioni in questa fase iniziale della stagione per Montella & C., la Coppa europea invece sta riservando soddisfazioni, ed una discreta passerella ad una squadra che ritrova bel gioco e motivazioni appena esce dai confini nazionali. In Europa si gioca meglio, si è sempre detto, il tatticismo italiano si ferma per fortuna alle Alpi. Ma non è tutto, e ieri sera tecnico e giocatori della Fiorentina l’hanno dimostrato.
A quanto si è visto, il Montella in apparente confusione tecnico-tattica osservato nelle prime dieci giornate di campionato si è dissolto nel trasferimento tra Marassi ed il Franchi. Ieri sera il giovane tecnico viola non ne ha sbagliata una, a cominciare dalla formazione iniziale. Undici giocatori motivati ed al posto giusto. Con qualche sorpresa, in mezzo fuori Borja Valero ed Aquilani a favore di un centrocampo più muscolare con Kurtic ed il redivivo Lazzari (nomen omen). Scelta consapevole ed incredibilmente efficace, con il senno di poi, perché la Fiorentina gioca una partita finalmente tutta di prima e di penetrazione in profondità.
Il tiki taka finisce in soffitta, sul prato del Franchi vanno in scena le prove tecniche di un nuovo modulo e di una nuova convinzione soprattutto. Chissà cosa ha convinto Montella, forse la consapevolezza che i margini di errore ormai sono ridotti al minimo, perché lui ha un bel dire di non aspettarsi grandi cose da questa squadra sostanzialmente secondo lui non rinforzata, il fatto è che tutti – proprietà e tifosi – se le aspettano. E cominciano a mugugnare perché il piatto piange, almeno in campionato.
Ecco allora una Fiorentina messa in campo per mostrare i suoi lati migliori, non i difetti. Il tridente d’attacco è quello che si può sognare in questo scorcio di stagione, con Rossi ancora in infermeria per chissà quanto: Vargas, Gomez e Cuadrado li vorrebbero avere in tante squadre, anche nelle condizioni non perfette di adesso. Il ragazzone tedesco è accompagnato dal sospiro del popolo viola ogni volta che si affaccia in area. Il Franchi (che presenta larghi vuoti, ma siamo sicuri che Firenze abbia bisogno davvero di uno stadio nuovo?) spasima per un gol di Mario Gomez.
Supermario ci prova diverse volte, e sono purtroppo altrettanti errori. Uno dei quali, il primo, decisamente marchiano. Ricorda un po’ il Pazzini del 2008, o se si preferisce il Matri della stagione scorsa: più facile metterla dentro che buttarla fuori in quel modo. Ma la gente sugli spalti e a casa capisce che il tedesco ce la sta mettendo tutta, e che come sempre succede la troppa foga è nemica del risultato. Stasera non c’è pressione per il risultato, non è in Coppa che la Fiorentina sta rischiando di compromettere la stagione (non ancora almeno), e allora c’è tempo e pazienza per attendere la forma migliore del centravanti e perdonargli le imprecisioni di questa serata.
Un altro che va aspettato, anche alla luce dello sforzo economico fatto per tenerlo, è Juan Guillermo Cuadrado. Non è ancora lui, non salta l’uomo, anche se spesso è raddoppiato. Ma si batte sempre con generosità, portandosi via spesso appunto due uomini a beneficio di qualche compagno, e il suo errore più grave in fondo è un gesto di altruismo verso Mario Gomez, a cui passa un pallone improbabile invece di tirare in porta ormai a tu per tu con Glykos. Il colombiano è una risorsa di questa Fiorentina, bisogna solo aspettare tempi migliori.
Chi invece i tempi migliori li sta già vivendo è Juan Manuel Vargas. Dalla sua parte l’uomo viene saltato con facilità, peccato che le sue percussioni non trovano quasi mai compagni liberi e pronti. Il peruviano è un ira di Dio, quando la squadra lo segue si trova spesso in superiorità numerica, o comunque in buone condizioni per sfondare.
E’ una serata strana, i viola danno l’impressione di poterne segnare tanti, facendo sembrare i tutt’altro che modesti avversari veramente poca cosa almeno nel primo tempo. Non è così, il Paok esce nella ripresa e acquista spessore, anche se alla fine tira in porta due volte sole. Peccato che segni due gol, il primo annullato per fuorigioco, il secondo giustamente convalidato. E’ un gol in fotocopia di quello che permise al Grasshoppers di passare al Franchi nella scorsa stagione, creando patemi a una Firenze già convinta di essere qualificata al turno successivo.
Mancano nove minuti alla fine circa, e anche stavolta Firenze si dispone a vivere una nuova beffa (con qualificazione complicata) dopo aver assaporato il gusto del predominio, anche se sterile, per 80 minuti. Ci vuole all’ultimo minuto una prodezza su punizione di Manuel Pasqual, il quale sembra ripetere sul punto di battuta la pantomima di domenica scorsa sul rigore di Marassi tra Gonzalo e Cuadrado. La controparte è sempre la stessa, ma stavolta il colombiano deve inchinarsi al carisma del capitano. E meno male, perché il tiro è splendido e l’urlo del Franchi libera sollievo.
La Fiorentina evita la beffa in extremis e con dieci punti festeggia i nove decimi di qualificazione raggiunti. Nel frattempo, ha giocato un altro scampolo di partita il gioiellino Marko Marin. Il tedesco di origine serba, giunto in estate in apparenza ad allungare la lista dei convalescenti, stavolta mette in mostra numeri notevoli. Non tocca molti palloni, ma li tocca tutti bene, tre passaggi e tre assist. La sensazione è che al di là del suo valore individuale – sembra uno Jovetic con molta più personalità e coraggio – il talento germanico sia in grado di innescare il centravanti connazionale più e meglio degli altri compagni, non foss’altro per il fatto di conoscerlo già molto bene.
Insomma, tutto e bene quel che finisce bene, ed un risultato accettabile consente di apprezzare una prestazione di squadra che pur con diverse cose da migliorare è da ritenere assai positiva. Per il cambio di passo e la maggiore ricerca della penetrazione soprattutto. Una annotazione sulla difesa, rimasta tranquilla per 88 dei 90 minuti anche per proprio merito e poi fattasi sorprendere in maniera imbarazzante nell’azione del vantaggio greco. Soprattutto è la condizione di Gonzalo Rodriguez a preoccupare, l’argentino è in vistoso ritardo e ciò sta costando alla squadra diversi punti.
I sedicesimi di finale dell’Europa League tuttavia sono ormai in vista, e per questo c’è tempo per lavorare sulle singole situazioni, continuando possibilmente sulla strada finalmente imboccata ieri sera da Vincenzo Montella. Ma c’è anche in vista la ripresa di campionato con l’arrivo del Napoli. Sarà bene fare attenzione, perché Higuain e soci, come purtroppo ben sappiamo, di errori ne perdonano assai pochi.

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