Nel 50 avanti Cristo tutta la Gallia è
occupata dai Romani… Tutta? No! Un villaggio dell'Armorica, abitato da
irriducibili Galli, resiste ancora e sempre ...
Cominciavano
così le avventure di Asterix il Gallico, sceneggiate da René Goscinny e
disegnate da Albert Uderzo. Quando ci deliziavamo da piccoli con le loro bandes dessinées, o fumetti, non
potevamo mai immaginare che un giorno, nel 2014 dopo Cristo, di affrontare
quella tribù di irriducibili galli sarebbe toccato nientemeno che alla
Fiorentina, lungo la strada per la qualificazione ai sedicesimi di finale di
Europa League.
Dai tempi di
Giulio Cesare, il villaggio della Cotes-d’Armor, dipartimento della odierna
Bretagna, ha perso molto del suo smalto, se è vero che la sua squadra di
calcio, orgogliosamente denominata En
Avant de Guingamp, ha fino ad oggi collezionato pochissime partecipazioni
al campionato maggiore francese, la Ligue 1, e due sole vittorie della Coppa di
Francia, l’ultima nel 2009 allorché militava nella Ligue 2, la serie cadetta
d’Oltralpe.
Anche nella
stagione in corso i bretoni non è che se la passino granché bene, se è vero che
figurano attualmente al diciannovesimo e penultimo posto della classifica, in
piena zona retrocessione. E il primo quarto d’ora della partita – decisiva per
il passaggio del turno – che li oppone alla Fiorentina chiarisce subito perché.
I viola arrivano allo stadio Roudourou forti dei dieci punti con i quali
guidano il girone di eliminazione dopo quattro partite giocate, gliene basta un
altro per avere la certezza del passaggio ai sedicesimi, con una vittoria il
primo posto è al sicuro.
Vincenzo
Montella opta per un turnover parziale ma doveroso, domenica la banda viola è
attesa a Cagliari da un confronto tradizionalmente ostico, anche nelle annate
migliori, cosa che questa in corso non è stata di certo almeno finora. Con
Tatarusanu tra i pali, la difesa si schiera a quattro con Richards, Basanta,
Tomovic e uno a turno tra Kurtic e Lazzari, anche se il modulo non è certissimo
visto che lo sloveno più volte durante il corso della partita chiederà conferma
al suo allenatore se il sistema di gioco è 4-4-2 o 3-5-2.
Il centrocampo
fa a meno di un Pizarro ancora in cerca della condizione, spedito in tribuna, e
di un Borja Valero che la sta lentamente ritrovando, spedito infreddolito in
panchina. Al loro posto il redivivo Aquilani e Badelj, affiancati dall’ariete
Vargas e da chi tra Kurtic e Lazzari non è indietro a dare mano alla difesa. In
avanti, fiducia a Khouma El Babacar e al talento finora inespresso di Marko
Marin, che in molti aspettano come possibile deus ex machina (tradotto in
italiano, leva-castagne-dal-fuoco) in sostituzione di un ancora lontano
Giuseppe Rossi.
Per la verità,
nel primo quarto d’ora non c’è bisogno di parlare di schemi o di tattiche di
gioco. La Fiorentina sorprende gli avversari avventandosi sulla partita con una
foga e una lucida cattiveria che fanno stropicciare gli occhi ai suoi tifosi,
sia i 300 giunti fino quassù nella fredda Armorica sia i moltissimi rimasti a
casa ad assistere ad un altro passo in avanti verso la rinascita viola sugli
schermi della Pay-TV (a proposito, pare che finalmente al prossimo turno tocchi
anche alla Fiorentina essere trasmessa in chiaro, non è mai troppo tardi).
Dapprima Marin
si mangia un gol quasi fatto con la porta spalancata in contropiede, poi –
siamo ancora al sesto minuto - una percussione
di Babacar ribattuta alla disperata dall’estremo difensore francese Lossi
finisce sui piedi giusti, quelli di Alberto Aquilani. Il quale, come già altre volte in questa
stagione quando è sollevato da compiti di regia arretrata, offre al mondo un
saggio della sua classe e del suo genio calcistici evitando di tirare e
porgendo un assist di giustezza all’accorrente Marin, che più che visto ha
sentito arrivare alle sue spalle. Il tedesco di origine serba tocca nella porta
semi-sguarnita altrettanto deliziosamente, prendendo Lossi in contropiede.
La Fiorentina
in vantaggio non si mette subito comoda ad attendere la reazione degli spaesati
padroni di casa, ma continua a tagliare il campo con le sue trame affilate come
un rasoio. Pochi minuti dopo, al tredicesimo, viene pescato bene Vargas sulla
sinistra. Ottimo controllo, cross da par suo sul quale si avventa da grande
centravanti Babacar, che con tocco d’esterno veramente splendido fa due a zero
all’angolino sinistro del portiere francese.
Ancora qualche
minuto di gioco piacevole dei gigliati, per l’occasione in maglia bianca, ed è
Lazzari a scottare le mani guantate di Lossi con un gran tiro da fuori area.
Sugli spalti, la pattuglia del tifo viola pregusta la seratona. Ma è proprio in
quel momento, verso la mezz’ora di gioco, che qualcosa si rompe nel giocattolo
di Montella. I francesi progressivamente si svegliano dal loro stordimento, e
capiscono che tutto è perduto fuorché l’onore, ed anche il punticino che in
caso di pareggio loro e del PAOK che gioca a Minsk terrebbe vive le loro
speranze di qualificazione. Non sono uno squadrone, ma sono la tipica squadra
transalpina, veloce, leggera e tecnica, quando non confusionaria.
La Fiorentina
dal canto suo forse crede di aver già archiviato la pratica, e comincia il
graduale (ma neanche tanto) ritiro dei remi in barca. Dalle parti di Tatarusanu
(che non è in serata, proprio adesso che arrivano insistenti le voci di un
addio di Neto) cominciano a farsi vivi sempre più spesso i giocatori in maglia
rossoblu. L’arbitro russo Eskov nel frattempo si ricorda che in tribuna è
presente nientemeno che sua maestà Michel Platini e probabilmente ciò lo
condiziona in negativo. Siamo sempre lontani dalla performance del norvegese
Ovrebo quattro anni fa a Monaco di Baviera, ma anche il russo non scherza
allorché al 43’
si inventa un rigore contro la fiorentina, con conseguente espulsione di Basanta
per fallo da ultimo uomo su chiara occasione da gol.
L’unica cosa veramente
chiara è che Marveaux entra in area viola e, cercando con mestiere l’appoggio
sul difensore viola, non lo trova e perdendo l’equilibrio finisce a terra
praticamente da solo. Ha un bel protestare la Fiorentina, Basanta deve
guadagnare gli spogliatoi, sul dischetto va Beauvue, palla da una parte e Tatarusanu
dall’altra.
Si va al riposo
arrabbiati e con la partita riaperta. Ma anche preoccupati per il vistoso calo
di concentrazione di una squadra viola che aveva sottovalutato i segnali di
ripresa dei transalpini. Si aspetta la reazione dei ragazzi di Montella e di
Montella stesso, sulla base del principio che a volte in 10 si gioca
addirittura meglio, se si ha la giusta determinazione.
Marveaux va giù, Basanta va fuori, rigore |
La ripresa
invece è un calvario. Si gioca d una porta sola, quella della Fiorentina. Unica
eccezione, una punizione che a un quarto d’ora dalla fine i viola si guadagnano
nell’unica sortita oltre la metà campo riuscita loro. Vargas calcia anche bene,
ma la barriera si muove in anticipo malgrado la schiuma depositatale davanti
come da regolamento da Eskov, che peraltro fa finta di non vedere.
L’arbitraggio del russo è a senso unico per tutto il tempo restante, eccezion
fatta per un fallo da rigore su Schwarts apparso molto più netto di quello
concesso nel primo tempo (la spinta di Savic oggettivamente c’è) e per il gol
annullato a Diallo nei minuti finali per fuorigioco non facile da vedere.
Effetto compensativo? Forse, sta di fatto che la Fiorentina alla fine non può
proprio lamentarsi dei torti subiti, anche perché le occasioni per pareggiare del
Guingamp, che la schiaccia nella sua metà campo per tutta la ripresa, sono
veramente tante, e alcune clamorose.
Stavolta
Montella azzecca i cambi, anche perché l’espulsione di Basanta li rende ovvi.
Ma è Cuadrado subentrato al posto di Lazzari a non azzeccare la serata,
risultando poco efficace e di scarso aiuto per i compagni sotto pressione.
Anche Savic è sotto tono, e rischia nell’occasione del fallo su Schwarts di
compromettere lo sforzo di una Fiorentina che cerca ormai di resistere con le
unghie e con i denti fino al novantesimo, chiusa nel Fort Apache allestito dal
suo vistoso calo fisico che fa seguito a quello di concentrazione.
Entra anche
Alonso a rilevare un Badelj come di consueto senza infamia e senza lode, ma
anche lo spagnolo può fare poco per raddrizzare la barca viola che fa acqua da
tutte le parti. Con Babacar che gioca i venti minuti finali in preda ai crampi
(ma siamo sicuri che le metodiche di allenamento di questi ragazzi siano quelle
giuste?), i gigliati assistono praticamente inermi alla scorpacciata di gol praticamente
fatti da parte di Beauvue ed alla clamorosa traversa di Yatabaré, prima che Eskov annulli
giustamente (ma vista l’aria che tira miracolosamente) il pareggio di Diallo a
tempo quasi scaduto.
Alla fine,
restano solo i tre punti che valgono il primo posto nel girone a prescindere, e
la gioia dei tifosi viola sotto la postazione dei loro 300 coraggiosi
supporters, tutti quanti consci dell’impresa realizzata quassù, nel villaggio
degli irriducibili galli e in condizioni ambientali avverse. Per non parlare
delle proprie, mentali, al limite della Caporetto.
Ci si rituffa
in campionato. Domenica c’è una delle nemesi viola, quel Cagliari che tante
volte ha posto bruscamente fine ai sogni viola. Il match di Guingamp, che
doveva quasi essere defatigante in vista dello sbarco al Sant’Elia, è stato
piuttosto preoccupante. Per aspera ad
astra, speriamo.
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