La strada per Lourdes
per la Fiorentina passa da Empoli. E’ l’ultimo derby che rimane alla Toscana in
serie A. E se non è l’ultima spiaggia per la Fiorentina per mantenere il quinto
posto e l’Europa League senza patemi, poco ci manca. Alle 16,45 la Sampdoria
sbanca Udine, alle 18,00 la Fiorentina scende in campo al Castellani per non
farsi sbancare anche dal campionato e dalla prossima stagione di coppe, sapendo
già di essere praticamente obbligata a vincere.
Partita preceduta da veleni
vecchi e nuovi. Empoli aspetta dal 1997 la vittoria sul capoluogo di regione e
di provincia, Firenze – che di solito si riversa in massa sulla trasferta più
breve con ogni mezzo (memorabile un esodo di qualche anno fa, tutti in sella al
motorino sulla FI-PI-LI) – aspetta di capire come mai questa volta un biglietto
di curva costa 35 euro. Manco fosse, per restare in tema di attualità, una
semifinale di Europa League.
Si rispolverano vecchi dissapori,
legati all’inevitabile Campanile: la torcida viola ritira fuori il mitico
tormentone sullo stadio comprato all’IKEA dai cugini empolesi, che replicano
dando grande enfasi al tweet dell’attaccante georgiano azzurro Levan
Michelidze, che ironizza sulla scoppola rimediata dalla Fiorentina a Siviglia.
Roba da derby, parenti serpenti, ordinaria amministrazione.
Meno ordinaria è l’amministrazione
di questa sfida sul campo per la Fiorentina. I ragazzi di Sarri hanno appena conquistato
nella Torino granata una meritatissima salvezza, e oggi giocheranno con la
consueta grinta e aggressività e senza più il peso sull’anima del proprio
destino da salvaguardare per la prossima stagione. Brutto affare, la Fiorentina
dovrà scordarsi il fioretto quest’oggi e impugnare la sciabola. Per lei, in
questa stagione, quanto di più difficile.
Montella sa di dover dare una
prima risposta al pubblico amico che sogna la remuntada in Coppa o almeno un
finale di campionato dignitoso. A Empoli deve opporre a quel Maurizio Sarri che
viene sempre più accreditato come nouvelle vague proprio al posto suo (lui che
ha un’immagine appannata dai risultati dell’ultimo mese) una squadra in grado
di tenere botta e classifica risparmiando nello stesso tempo energie preziose,
per non avere il minimo rimpianto la notte di giovedi prossimo.
La squadra che va in campo è un
compromesso tra troppe esigenze, compresa quella di ridare spazio al ragazzino
appena ristabilitosi, quel Federico Bernardeschi su cui Firenze avrebbe tanta
voglia di costruire il proprio futuro calcistico. Fede va a prendersi uno dei
due vertici bassi del triangolo d’attacco il cui angolo acuto è Gilardino. All’altro
angolo di base va Ilicic, che ci mette quattro minuti a guadagnarsi lo stipendio
di giornata e a ribadire che questo è il suo momento, peraltro lungamente
atteso da società, allenatore e tifosi.
Bernardeschi capisce subito di
stargli vicino e cercarlo il più possibile. Il suo corner corto battuto
intelligentemente libera lo sloveno per una sterzata in area delle sue, a
specchio di quella offerta con il Cesena. Stavolta la palla se la aggiusta sul
sinistro prediletto e per Sepe non c’è scampo, gran tiro ad effetto e
Fiorentina in vantaggio, con licenza di illudersi di aver davanti una domenica
in discesa.
Comincia una partita da calcio
inglese, dove la tecnica cede qualcosa alla velocità ma dove il pubblico si
diverte non foss’altro perché non c’è un attimo di tranquillità per nessuno ed
il risultato è sempre in bilico. Nel
primo quarto d’ora la Fiorentina dà la sensazione di poter giocare agevolmente
di rimessa, anche se il fraseggio viola produce soltanto una occasione per
Gilardino anticipato dal portiere empolese ed una ciabattata di Aquilani alle
stelle.
Il centrocampista romano appare
spesso in ritardo d condizione, quasi che il taglio di capelli avesse nuociuto
alla sua classe. Recupera un sacco di palloni ma spesso e volentieri non sa
redistribuirli al meglio ai compagni che si propongono in fuga per il raddoppio.
Accanto a lui, Badelj appare ancora frastornato dalla testata ricevuta giovedi
da Mbia, e non solo per la vistosa fascia che indossa. Pizarro regola bene il
traffico sulla propria tre quarti, ma neanche per lui è giornata di prodezze in
fase di costruzione. Con il centrocampo viola alla ormai consueta ricerca di se
stesso e la difesa esposta alle ripartenze fulminee di un Empoli che a poco a
poco prende coraggio, l’inerzia del match vira progressivamente dalla parte dei
padroni di casa.
Saponara ci prova una prima volta
sparacchiando a lato, la seconda volta invece è micidiale quanto fortunato.
Basanta e Gonzalo si ostacolano a vicenda, e l’attaccante empolese si ritrova
libero a tu per tu con Neto, che può solo guardare il pallone insaccarsi nella
propria rete. E’ la mezz’ora, e per la Fiorentina a questo punto si prospetta una
partita fatta di rincorse ad un Empoli indiavolato, che gioca a questo punto sulle
ali dell’entusiasmo e della consapevolezza di non aver nulla da perdere e molto
da guadagnare.
Il tempo si chiude su una
punizione di Vargas che Sepe non trattiene e sulla cui ribattuta Bernardeschi
arriva con una lentezza che non è da lui. Segno che il ragazzino, che ha
giocato un primo tempo decisamente bello ed efficace risaltando in mezzo alla
confusione prodotta da molti compagni, ha finito la benzina. Montella sceglie
di togliere lui piuttosto che un Vargas che appare comunque affaticato,
puntando tutto sull’estro di Salah per salvare la giornata.
Alla ripresa del gioco l’Empoli è
una squadra di corsari che si avventano sugli avversari in difficoltà. La
Fiorentina è una squadra in debito di ossigeno e di concentrazione. Malgrado un
Richards sorprendente che si carica spesso sulle possenti spalle le percussioni
offensive viola, sono i padroni di casa ad andare per due volte vicini al
raddoppio. La Fiorentina appare ormai una squadra sfilacciata, pronta per
subire l’ennesima beffa.
Ma in avanti, alla giornata di
grazia di Ilicic si somma quella di un Salah tornato Messi delle Piramidi. L’egiziano
ha delle intuizioni geniali e degli scatti che a volte sorprendono perfino se
stesso. Quando prende palla sul filo dell’offside al 12’ della ripresa, per la
difesa dell’Empoli non c’è remissione. Chi di Saponara ferisce di Salah
perisce. 2-1 e domenica che torna serena per la Fiorentina.
Montella dispone la squadra per
una gestione più serena del risultato, togliendo l’esausto Gilardino per Mati Fernandez.
Il cileno appare più ispirato che nelle ultime apparizioni, peccato che non
trovi la porta nemmeno a piangere. Servono tre gol per ribaltare la sconfitta
di Siviglia, ne servono tre anche oggi al Castellani per stare tranquilli contro
un Empoli stanco ma niente affatto battuto.
Al 23’ per fortuna si completa l’Ilicic
Day. Tira Salah, respinge la difesa empolese, Ilicic si trova più o meno nella
posizione in cui Fabio Grosso dette la pugnalata alla Germania a Dortmund nel
2006. Il tiro è lo stesso, Sepe – come Lehmann allora – lo vede solo quando
finisce in fondo alla rete malgrado il proprio tuffo disperato.
Dieci minuti dopo Sarri tenta il
tutto per tutto, fuori Maccarone e dentro Michelidze, quello del tweet, proprio
lui. Deve avere qualcosa contro la Fiorentina perché il primo pallone che tocca
finisce alle spalle di Neto. Non è destino che la Fiorentina possa riposarsi,
non in questa stagione.
Negli ultimi minuti ne succedono
di tutti i colori, dapprima un buglione indescrivibile in area viola con
Gonzalo e Savic che seguono l’istinto avventandosi entrambi sul pallone e regalando
un pericolosissimo calcio d’angolo all’Empoli. Sugli sviluppi, lo
sciaguratissimo Mati Fernandez regala ancora agli avversari un calcio di
punizione dal limite dell’area. Sulla battuta, Valdifiori consente a Neto di
esibirsi in una paratona che salva forse molto di più del risultato odierno.
Nei tre minuti di recupero grazie
a Dio sale in cattedra Aquilani, che nasconde la palla agli avversari fino al
fischio finale di Gervasoni. Mentre i ragazzi viola vanno a festeggiare sotto
la curva dei tifosi, almeno di quelli che hanno sfidato il caro prezzi, è
lecito chiedersi se debba prevalere la gioia per questi tre punti strappati ai
corsari di Sarri oppure la preoccupazione per quello che aspetta i viola giovedi
di fronte ai corsari di Emery. O forse, la domanda è un’altra: Firenze ci crede
ai miracoli?
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