Allora era tutta colpa
di aprile. E’ bastato cambiare mese e sono tornati i tre punti. Per il gioco
bisognerà attendere test più probanti, il primo già giovedi prossimo allo
stadio Ramon Sanchez Pizjuan di Siviglia dove i padroni di casa detentori della
Europa League cercheranno la qualificazione alla seconda finale consecutiva a
spese di questa Fiorentina. La quale nel frattempo ritrova il quinto posto in
campionato a spese delle genovesi ed anche di un Cesena che ha mostrato tutta
la sua inconsistenza proprio qui allo stadio Franchi, nella giornata in cui di
fatto ha abbandonato le ultime speranze di salvezza.
E dire che anche oggi la
Fiorentina ha fatto molto, se non tutto, per complicarsi la vita e
semplificarla agli avversari, e può ringraziare un Mohamed Salah tornato in
stato di grazia ed un sorprendente Iosip Ilicic che il suo stato di grazia l’ha
trovato per la prima volta da quando è a Firenze. Lo sloveno aveva dato segnali
di ripresa nelle ultime gare, facendo gridare all’ennesimo recupero di Vincenzo
Montella. Oddio, magari gridare è un po’ troppo, ma insomma tra il giocatore
visto all’opera oggi per togliere dal fuoco alla sua squadra le castagne di
giornata e quello che nel girone di andata non poteva neanche agitarsi a sedere
sulla panchina senza prendersi bordate di fischi dai suoi stessi tifosi c’è un
po’ di differenza.
A Siviglia giovedi servirà la
miglior Fiorentina, e se possibile anche qualcosa di più. Stavolta sul turnover
di Montella non discute nessuno, del resto il Cesena ha, sportivamente parlando,
già un piede nella fossa, Gonzalo è squalificato, e insomma nelle ultime uscite
i titolari viola – o presunti tali – non è che abbiano fatto meglio delle
riserve. E allora la lista dei convocati presentata all’arbitro all’ultimo
momento (segno di qualche dubbio sciolto dal mister soltanto nell’imminenza del
match) recita Neto, Tomovic, Savic, Basanta, Vargas, Kurtic, Badelj, Borja
Valero, Salah, Gilardino, Ilicic.
Torna la banda degli IC, in campo
la parte del leone la fa la ex Jugoslavia. Vargas e Gilardino assicurano invece
le quote rappresentative ai reduci di Prandelli, e per quanto si è visto oggi
costituiscono pur sempre un usato sicuro. Di fronte hanno un Cesena che come
squadra merita i punti che ha, ma come individualità può dare assai fastidio ad
un centrocampo e ad una difesa spesso sbadati come quelli viola. Il vecchio
Brienza dimostra di avere ancora istinto e tecnica, Rodriguez, Carbonero e Defrel
non scrivono pagine di calcio immortali ma se lasciati liberi pungono quanto
basta da far male. E siccome la Fiorentina qualcuno solo lo lascia sempre,
almeno per lo spagnolo di Romagna oggi ci sarà gloria.
Nel primo tempo pare di assistere
ad un copione diventato scontato, più che consueto. Giro palla insistito e
velocizzato da un Salah sulla via di ritornare devastante e micidiale come quando
era appena arrivato, nonché impreziosito da un Ilicic che sembra aver capito di
dover ridurre al minimo il tempo intercorrente tra pensiero ed azione e non
appena riceve palla punta dritto verso l’area avversaria e la condizione migliore
per tirare in porta.
Nella prima mezz’ora le occasioni
create dai viola sono appena un po’ meno di quelle registrate con Dinamo e
Verona, ma vengono vanificate con eguale spensieratezza. C’è anche un po’ di
sfortuna, due volte Agliardi è battuto – prima da Ilicic e poi da Salah – ed altrettante
è salvato da un compagno piazzato sulla linea di porta.
Alla mezz’ora, quando già viene
voglia di recitare l’ormai celebre mantra “siamo alle solite”, Borja Valero fa
finalmente qualcosa da Borja Valero e si avventa in area come un rasoio,
facendosi falciare dal possente Mudingayi. Daniele Doveri, arbitro della
sezione di Roma, non può avere dubbi e concede la massima punizione tra lo
sconcerto generale. Chi lo tira?
Con Gonzalo squalificato, si fa
avanti Ilicic. Lo sloveno va accreditato di un bel coraggio, nella stagione dei
cinque rigori falliti (e costati cari) e delle tante difficoltà personalmente
vissute per riaccreditare al cospetto del Franchi una immagine positiva. Il
momento è critico, lo percepisce nettamente il migliore amico di Ilicic, quel
Kurtic che unico tra i compagni si volta per non guardare la trasformazione. Ma
Iosip oggi è ispirato da qualche divinità. Batte bene, angolato, e piega la
punta delle dita al pur attento Agliardi.
Quattro minuti dopo, ancora
Superiosip riceve palla appena fuori area, e con una sterzata alla Messi
penetra dentro portandosi al tiro con il suo piede non preferito, quello che ci
costò dalla stessa posizione un quarto di finale di Europa League contro la
Juventus l’anno scorso. Stavolta JoJo, come lo chiamano al suo paese, ha
veramente gli Dei a favore, e tutti: il suo splendido, chirurgico tiro passa
sotto le gambe dei difensori e si infila nell’angolino destro di Agliardi.
Toccherà chiamarlo il Cristiano Ronaldo di Lubiana?
Scherzi a parte, Ilicic fa un bel
regalo oggi alla Fiorentina, perché fino al momento del rigore era chiaro che
la differenza tecnica con il Cesena poteva tradursi in differenza reti solo a
prezzo delle ormai usuali fatiche, vista la difficoltà congenita del tiki taka
di Montella a verticalizzare e a portare a tiri in porta. Con Salah quest’oggi
incisivo come nei momenti migliori ma al di fuori delle grazie di Allah in
quanto a precisione e fortuna, l’intuizione di Borja Valero e la buona vena dello
sloveno semplificano l’equazione ai viola. Che nel giro di tre minuti si
ritrovano tanto per cambiare una domenica se non di relax quanto meno sgombra
da patemi.
Il tempo finisce e poi ricomincia
con altre occasioni viola fallite, ormai vissute però con ben altro spirito. L’Inter
non passa con il Chievo e Genova torna dietro le spalle. La Fiorentina è quinta
in classifica a quattro punti dal Napoli (che però deve ancora giocare). La
partita, se crede, la faccia anche il Cesena, altrimenti può salutare la serie
A. I romagnoli hanno in Brienza, Carbonero e Rodriguez altrettanti fuochi che
non vogliono spengersi, non ancora. Cominciano a premere e ad avere le loro
occasioni, facilitati da un centrocampo viola che come sempre dimostra di
essere molto meno bravo a recuperare palla che non a gestirla.
Due volte Rodriguez mette
preoccupazione a Neto, compagni e tifosi. Poi al quarto d’ora ci pensa il Gila
a segnare il suo cinquantesimo gol in maglia viola. Perfino Kurtic oggi ha il
piede addomesticato, e quando va sul fondo riesce a mettere in mezzo un pallone
che il centravanti di mille rapine tocca in anticipo, costringendo Capelli ad
una autorete. Il Gila fa cifra tonda, meritandosi poco dopo la fascia di
capitano come Oscar alla carriera allorché Montella richiama in panchina Borja
Valero per Mati Fernandez.
Nel frattempo è già uscito a
risparmiare energie preziose l’indiavolato Salah per Diamanti. E soprattutto il
Cesena ha accorciato con un gol di Rodriguez da fuori area. Lo spagnolo
beneficia di una prateria lasciatagli dalla compiacente difesa viola, ma il suo
destro a girare è splendido, batte sul palo sinistro di Neto e va dentro a
ricordare alla Fiorentina che non è mai il caso di scherzare. Men che meno con
il cesena, che una volta tanti anni fa da 0-3 fece piangere sul 3-3 la
Fiorentina in pochi minuti finali.
Stavolta, a parte un’ultima
galoppata di un Ilicic inesauribile e un paio di colpi di testa di Carbonero da
posizione defilata ma sufficientemente pericolosa, non succede altro. La
partita si trascina noiosa (per fortuna) fino al novantesimo più recupero, interrotta
solo dalla standing ovation dello stadio quando il figliol prodigo sloveno esce
per lasciare il posto a Lazzari.
La Fiorentina svolge in modo
abbastanza diligente il suo compitino, con molte sufficienze ed un paio di voti
d’eccellenza. La prossima volta va in campo a Siviglia, per l’esame di
spagnolo. Gli andalusi hanno perso in casa con il Real Madrid per 3-2, ma non
hanno certo bisogno di stimoli particolari per rappresentare per questa
Fiorentina un test durissimo. Al Ramon Sanchez Pizjuan i viola si giocano la
stagione, servirà molto di più di ciò che si è visto al Franchi quest’oggi.
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