Sul gol del 2-2 del Palermo, con
Rigoni che ha addirittura il tempo di compilare il 730 e ordinare una pizza
prima di uccellare due terzi di Fiorentina portiere compreso, qualche dubbio ti
viene. Ma quando si trovano durante la settimana agli allenamenti, Montella ed
i suoi ragazzi cosa fanno e di che parlano?
Va beh, non può finire così. Tra
l’altro, nel festival del Barbera la Fiorentina finisce per vincere e conquista
matematicamente la sua terza Europa League consecutiva, concludendo di fatto e
di diritto una stagione in cui bene o male è stata protagonista nelle tre
competizioni in cui era impegnata, ottenendo due semifinali ed un quinto posto.
E’ mancata la fortuna e soprattutto un po’ di attenzione, non si può dire però che
sia mancato il valore, anche se qualche rinforzo per l’anno che viene è apparso
auspicabile se non necessario. E proprio su questo punto dolente si chiude
forse l’avventura in viola di Vincenzo Montella.
Nel dopopartita di Palermo il
mister è molto più misurato rispetto a quanto gli riuscì di essere nel
dopopartita con il Siviglia. Ma le sue parole sono precise e definitive come
quelle di un epitaffio. “La Fiorentina è una società seria, e lo sono anch’io.
C’è una clausola non scritta nel nostro contratto, e la rispetteremo al pari di
ogni altra. Siamo arrivati alla fine di un ciclo più velocemente di quanto
abbiamo previsto”. Più chiari di così si muore.
Va ringraziato anche per questo
Vincenzo Montella, qualora il suo prossimo incontro con Andrea Della Valle
sortisse l’esito che le sue parole di stasera sembrano prefigurare. Va
ringraziato perché è sempre stato una persona corretta. Magari non il migliore
allenatore in circolazione, lui che non ha mai fatto mistero di volere e dovere
crescere insieme a questa Fiorentina. Ma di sicuro uno dei più corretti. Quanta
differenza con i pesci in faccia che volarono tra Diego Della Valle e Cesare
Prandelli cinque anni fa, a prescindere da chi aveva ragione e chi torto.
La Fiorentina è cresciuta molto
da allora, nei comportamenti. Vincenzo Montella si è mantenuto quello che era.
Sempre misurato, sempre corretto con chi paga il suo stipendio e con chi paga
il biglietto dello stadio. La Fiorentina che si appresta a salutare il suo
pubblico al termine della stagione 2014-15 è una società e soprattutto una squadra
al bivio, ed a quel bivio c’è arrivata anche grazie a lui. Malgrado alcuni
errori che hanno precluso soddisfazioni ancora maggiori, la squadra ha fatto
divertire (magari anche penare per segnare un numero di gol commisurato a quel divertimento)
ed ha raggiunto risultati prestigiosi. Ed alla Champion’s League mancano
davvero pochi punti, a prescindere da come andrà a finire l’ultima giornata di
campionato. Lazio e Napoli sono lì, malgrado al pari di Juventus e Siviglia
abbiano dimostrato di avere qualcosina in più.
E’ tardi per i rimpianti, ma
siamo in tempo per programmare una crescita ed una rivincita nella prossima
stagione. Questo è il bivio davanti a cui si trovano i fratelli Della Valle. Lasciamo
stare i dirigenti della società, che fanno giustamente quello che viene detto
loro di fare con il budget che ricevono. Sono i fratelli di Casette d’Ete che
devono decidere se fare il tanto sospirato salto oppure rimanere a questo che
comunque è un livello per il calcio italiano ed europeo quasi d’eccellenza.
Il giovane Montella è attirato da
sirene nordiste e sudiste, ed è giusto che sia così. A chi si devono rivolgere
un Milan da rifondare completamente (sembra la Fiorentina di tre anni fa) o un
Napoli orfano di Benitez e di chissà chi altro? E’ il momento di Vincenzo, come
lo era quello di Prandelli cinque anni fa. La Fiorentina cosa gli offre? Lo
sapremo presto, in settimana. Ma da quello che dice Montella e da quello che
ancora non dicono i suoi datori di lavoro non è difficile evincere che la bella
storia scritta negli ultimi tre anni, il famoso ciclo programmato a Moena
davanti alle famose tagliatelle del 2012, siano giunti alla conclusione.
Va ringraziato dunque Montella,
per quello che ha fatto e per come si sta comportando. Tre anni fa la
Fiorentina uscì dal campo all’ultima giornata tra fischi assordanti e slogan
anti-Della Valle mai uditi prima. Per tre anni ha poi tenuto palla, divertito e
fatto paura agli avversari anche più blasonati. Spesso ha anche preso gol come
quelli di Siviglia o di oggi a Palermo, vanificando se stessa. E ha penato per
segnarne di propri come il gioco espresso e le ambizioni risvegliate nei suoi
tifosi avrebbero meritato.
Un giovane allenatore è cresciuto
insieme ad una squadra rifondata per venticinque trentesimi. Adesso, per
crescere ancora, ciascuno secondo le proprie possibilità ed il proprio
carattere, forse è il momento di separarsi. Se uscirà di scena, Montella lo
farà con classe e misura. I Della Valle gli stringeranno la mano con la classe
e la misura che hanno sviluppato – anche a loro spese – negli ultimi anni anche
burrascosi.
Il problema si porrà un attimo
dopo, anche se auspichiamo che si sia posto un attimo prima. Dopo Montella,
chi? Si fanno tanti nomi in questi giorni. Diciamolo chiaramente, nessuno all’altezza
delle ambizioni e – speriamo – dei progetti di questa Fiorentina. O per meglio
dire, uno c’é. Luciano Spalletti però non è più quello di Roma, lo Zenith San
Pietroburgo gli ha dato fama internazionale e stipendio fuori portata. Rumors
provenienti dalla solita Firenze bene informata lo danno desideroso di
accasarsi finalmente sulla panchina della sua squadra del cuore, al punto di
essere disposto a ridursi l’ingaggio.
Troppo bello per essere vero? Chi
vivrà vedrà, in fondo è questione di pochi giorni. Di certo, Lucianone
pretenderebbe più che soldi una squadra in grado di seguire i suoi insegnamenti.
E lì si apre un altro fronte delicato, come le esperienze di calciomercato
degli ultimi anni della Fiorentina insegnano.
Salutiamo Vincenzo Montella come
merita. E prepariamoci ad una lunga estate.
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