Il sorriso di Tania è il sorriso dell’Italia. L’ultimo tuffo della sua
carriera costringe i giudici, fino a quel momento di manica stretta, ad alzare
un “81” che vale la medaglia di bronzo, il terzo posto sul podio olimpico
dietro alle cinesi con le quali, al pari di quanto succedeva con le atlete dell’est
europeo di una volta, non è dato competere.
Quinto tuffo: 81, è medaglia |
E’ la sesta medaglia olimpica della famiglia Cagnotto, dopo le quattro
di papà Giorgio conquistate tra Monaco di Baviera 1972 e Mosca 1980. Le
medaglie di Tania invece sono vinte tutte qui, a Rio, alla fine di una lunga
rincorsa e di tante delusioni. Gli sport dove decidono le giurie sono così, la
politica la fa da padrona. Ma alla fine la grazia e la bellezza di questa
tuffatrice prevalgono. Alla fine anche i giudici più severi si commuovono, e
dopo l’argento nel sincro con la Dallapé per Tania arriva la consacrazione, la
porta d’ingresso nella storia dello sport del suo paese.
Sarà difficile trovare un’erede a questa donna, così come ancora
aspettiamo di trovarne uno a suo padre. Di sicuro, se lo vorrà, Tania Cagnotto
sarà una splendida portabandiera alle prossime Olimpiadi così come lo sono state
Federica Pellegrini, Valentina Vezzali, Sara Simeoni. Grandi signore dello sport, che
lasciano un vuoto probabilmente incolmabile.
E’ la medaglia n. 570 nella storia dei Giochi Estivi per l’Italia.
Poco dopo arriva la 571. L’Italia – pardon, la Sicilia, perché i nostri eroi
vengono tutti da Acireale o da Catania – è seconda solo alla Francia nella
Spada a squadre. Ci sono sport che non smettono mai di alimentare il Medagliere
italiano. Judo, Scherma, Tiro, Ciclismo. Ce li abbiamo nel DNA? Forse. O forse
nel dissesto totale delle nostre istituzioni anche sportive, si salvano le
discipline di base, quelle dove contano solo la passione e la partecipazione
popolare. La domenica, c’è chi inforca la bicicletta, o va a tirare d’arco o di
fucile e pistola, o di scherma, o si butta in piscina. O d’inverno si mette gli
sci, o i pattini o monta sullo slittino. Sono questi gli sport che ci tengono
nell’alta classifica olimpica. Negli sport a squadre, il Volley e la Pallanuoto
azzurri sopravvivono alla morte del calcio, del basket, del tennis, perché
forse ancora dalle loro parti girano meno quattrini e meno politica.
Le Olimpiadi, per l’Italia, durano la prima settimana. Poi arriva l’Atletica,
e l’Italia sparisce. Se poi ci si mette la sorte, che prima ti regala un
Tamberi e poi te lo toglie a pochi giorni dall’accensione della fiamma
olimpica, allora è notte fonda.
Siamo un paese di dilettanti, in tutti i sensi. Forse è per questo che
almeno nella prima settimana, gli sport dilettantistici ci danno tante
soddisfazioni. La storia parla chiaro, la storia siamo noi, con quel quinto
posto assoluto nel Medagliere di tutti i tempi quanto a medaglie d’oro (243,
dopo il bis di Campriani) e sesto nel numero totale di medaglie (685, dopo il volo
di Tania e la grinta di Paolo Pizzo, Enrico Garozzo, Marco Fichera e Andrea
Santarelli).
L'abbraccio tra due generazioni di Cagnotto |
Ventinove partecipazioni su trentuno (ma nel 1896 e nel 1904, dove
risultavamo assenti, l’organizzazione, o per meglio dire la disorganizzazione
fu tale da non rendere attendibile qualsiasi statistica), le nostre medaglie
sono poco meno di un quarto di quelle degli Stati Uniti, sempre presenti, sempre
vincenti e sempre conseguenti al motto mens sana in corpore sano. Gli USA hanno
festeggiato l’oro numero 1.000 con la staffetta 4x100 femminile che è stata
anche probabilmente l’ultima gara della nostra Federica Pellegrini. Tra loro e
noi ci sono anche Gran Bretagna e Germania (nelle sue varie articolazioni del
dopoguerra). L’URSS è un ricordo del passato e prima o poi la riprenderemo, la
Cina ancora ci sta dietro. Siamo testa a testa con la Francia, qualche oro in
più noi, qualche medaglia nel complesso in più loro.
Giorgio Cagnotto, Monaco 1972 |
Siamo a giocarcela con paesi che investono nello sport, convinti che
sia una componente essenziale dell’educazione dei propri figli e del benessere
e della cultura dei propri cittadini. Noi siamo a batterci con loro, con la
sola forza della passione dei nostri atleti della domenica, che poi diventano
campioni in silenzio, e una volta ogni quattro anni ci impongono di ricordarci
di loro.
Il sorriso di Tania, di Niccolò, di tutti questi ragazzi è il nostro
sorriso. Sarebbe l’ora di ricordarcelo anche dopo che, il 21 agosto, la fiamma
si spegnerà e i ragazzi dei Cinque Cerchi lasceranno definitivamente o mundo
novo. Questa Rio de Janeiro che per ora per i nostri colori è stata migliore di
Barcellona 92 e punta adesso ad esserlo di Mosca 80. Non mettiamo limiti alla
Provvidenza, semmai mettiamoli a chi sperpera i nostri soldi, invece di spenderli
per il nostro futuro.
L'Italia ai Giochi Olimpici estivi |
l'Italia ai Giochi Olimpici invernali |
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