Estadio
da Luz di Lisbona, 4 luglio 2004. L’ultima foto, quella che rimane più
impressa non è quella dei greci che fanno festa, ma quella di un ragazzo
vestito di rosso e verde, seduto – o per meglio dire – accasciato sull’erba del
campo di gioco, che piange disperato con la testa tra le mani.
Si chiama Cristiano Ronaldo,
è una giovane promessa del calcio europeo e mondiale. L’ultimo arrivato in una
squadra piena zeppa di talenti, che ha appena visto sfumare il sogno di alzare
quella coppa per vincere la quale sembrava in quel momento la più forte.
L'intervento killer di Dimitri Payet su Cristiano Ronaldo |
Estade de France, Saint
Denis, Parigi, 10 luglio 2016. Piange ancora quel ragazzo nel frattempo
diventato uomo e acclamato miglior giocatore del mondo. Ma stavolta di rabbia e
di dolore. Il killer Dimitri Payet è entrato sul suo ginocchio
a far male. A stroncare. Lui ha provato a restare in campo stringendo i denti,
con una gamba sola, in quella partita che attende da tutta una vita e che vale
più di tutto ciò che ha vinto finora. Ma non ce la fa, e deve lasciare il posto
a Quaresma.
Luglio sembra il mese maledetto per
l’uomo che ormai tutto il mondo conosce come CR7, e per il suo
Portogallo che ha scritto spesso la storia del calcio ma mai
fino in fondo. I Lusitani non hanno mai avuto la gioia di alzare un
trofeo, né con il grande Eusebio, né con Figo
e Rui Costa, né con lui. Tre generazioni di fenomeni
intristite come nemmeno le sublimi melodie del Fado riescono a fare.
Ci sono storie sportive a lieto fine. A
volte gli dei si commuovono, dopo tanta sofferenza. L’Italia non batteva la
Spagna da 22 anni. La Germania non batteva l’Italia dal 9 d.C. (autogol di
Varo), la Francia non batteva la Germania dal 1958, dai tempi di Just
Fontaine e Raymond Kopa, la Repubblica Francese era
ancora la Quarta. Entrando a Saint Denis, la numerosissima colonia portoghese
coltivava speranze di colmare l’ultima lacuna, i rossoverdi non battono i bleus
da ventidue incontri, nel 2000 e nel 2006 furono eliminati in semifinale da
altrettanti rigori trasformati da Zinedine Zidane, e la squadra
migliore in entrambi i casi era la loro.
Stavolta non c’è un migliore. Non di
sicuro la Francia, che ha riscosso simpatie contro la Germania (bella forza) e
che può spendere sempre l’immenso capitale emotivo rappresentato da quella Marsigliese
che prima dell’inizio di un match ci fa sempre sentire tutti un po’ francesi.
Ma la pessima organizzazione di questo Euro 2016 e la
chiarissima intenzione manifestata fin da subito di voler sfruttare il fattore
campo al di là dei propri (pochissimi) meriti, hanno alienato tutte queste
simpatie.
L’Europa si scopre a tifare Portogallo.
Questa nazione ai suoi confini, abitata da uno dei popoli più passionali del
pianeta, pare fatta apposta per riscuotere simili consensi, sempre e comunque.
C’è un credito storico poi da risarcire. Stavolta la Grecia è il Portogallo. E
quando alla fine segna Eder, tutta l’Europa, dalle Alpi alle
Piramidi, dal Manzanarre al Reno, salta sul divano e baila la portuguesa.
Sono tanti i portoghesi qui a Parigi. E’
la seconda città per numero di abitanti lusitani dopo Lisbona.
Cominciarono ad arrivare nella capitale francese ai tempi della dittatura di Salazar,
e vi si riversarono in massa quando questa finì, il 25 aprile 1974, la rivoluzione
dei garofani. Chiunque vinca questa finale, sugli Champs Elysées
stanotte sarà gran festa.
Il quoziente simpatia dei francesi scende
a zero subito dopo il fischio d’inizio, allorché appare evidente che le
direttive di Didier Deschamps sono state
quelle del vecchio o palla o gamba, con la variante – rispetto ai
nostri maestri catenacciari che tutto sommato erano persone dotate di maggior
bonomia – del meglio se gamba.
Cristiano Ronaldo esce in barella |
Le gambe di Cristiano Ronaldo resistono
una prima volta ad un intervento da brividi. L’arbitro inglese Mark
Clattenburg – quello di Italia – Belgio e della recente finale di
Champion’s League vinta dal Real sull’Atletico Madrid – arbitra appunto
all’inglese, ma un po’ troppo. Quando comincia ad estrarre i cartellini gialli,
e comunque per ammonire i portoghesi, CR7 è già fuori da un po’. Esce in
barella tra la costernazione non soltanto lusitana, dopo che Payet gli
entra a freddo su una rotula. Cristiano non fa in tempo a cadere che dall’altra
parte Evra completa l’opera assestandogli un mezzo colpo di
grazia.
Sembra di assistere ad una replica del
film Quella sporca ultima meta. L’impassibile Clattenburg si limita a
prendere nota del tempo occorso a soccorrere il fuoriclasse portoghese,
segnalando che quel tempo sarà recuperato. A metà della prima frazione, Ronaldo
si toglie la fascia di capitano sbattendola a terra con rabbia, e acconsente ad
uscire dalla sua finale.
Senza più colui che è sembrato
francamente l’unico giocatore di calcio all’altezza del tempo che fu, se non
addirittura degno di questo nome in assoluto, ci si dispone a seguire una
partitaccia di rollerball che più che una finale sembra un certificato
di decesso per il gioco più bello del mondo.
Al di là del clima casalingo che
pare aleggiare attorno a questa Francia, va fatto un discorso sulla qualità
degli atleti in campo. I muscolari giocatori di colore che i transalpini
schierano ormai in stragrande maggioranza (potendoli annoverare tra i propri
cittadini) sembrano francamente più adatti ad una esibizione di football
americano che ad un gioco che faceva dell’eleganza una delle sue
caratteristiche principali ed essenziali. E per di più sono anche pericolosi
negli atteggiamenti e nella gestualità, parimenti irruenti. Se per qualcuno
questo è un discorso razzista, la pace sia con lui. Il calcio con interpreti
come questi Umtiti, Matuidi, Sagna e
compagnia bella, se non è morto ha poco a morire.
Oddio, anche il bianco Griezmann
non è che si danni l’anima per nobilitare la propria partecipazione a questo
campionato. Si aggira per il campo con lo sguardo di uno di quei ragazzotti
troppo cresciuti che nelle parrocchie di una volta venivano aggregati ai più
piccoli per una questione di quoziente d’intelligenza, e che risultavano anche
tra loro sgraziatamente fuori posto. Di Pogba meglio non
parlare. Se c’è qualcuno disposto a pagare 120 milioni di euro, la Juventus
fa bene a portarglielo subito.
Insomma, il piccolo Portogallo cresce
nella simpatia degli spettatori insieme al proprio coraggio. L’infortunio del
suo uomo migliore lo ricompatta. Stasera la Linea Maginot la
tirano su i portoghesi, ed è una linea che non si passa. Quando qualcuno dei bleus
sporadicamente trova il varco per tirare, ci pensa un superlativo Rui
Patricio a mantenere intatta la propria porta.
Eder lascia partire il tiro decisivo al 109° minuto |
Nella ripresa, quella convinzione di sé che
cresce nei rossoverdi viene a mancare progressivamente nei francesi. Le cui
giocate a testa bassa focalizzate soprattutto su un Sissoko ad
Alta Velocità vanno ad infrangersi sistematicamente sulla Maginot lusitana.
Deschamps toglie Payet, che a parte tentare di assassinare CR7 non ha fatto
nient’altro. Coman che entra al suo posto peraltro fa poco di
più. Dall’altra parte, il cambio giusto lo indovina Fernando Santos,
che toglie un evanescente Sanches per Eder.
Che peraltro non è parente del nostro.
Ai supplementari, succedono diverse cose.
Il Portogallo è diventato un commando che entra nella metà campo
francese con piglio sempre più minaccioso e dà la sensazione di poter diventare
letale. La Francia non sa più che pesci pigliare e dà la sensazione di avere in
campo ormai soltanto scarti buoni per il cacciucco. Sulla panchina portoghese
intanto, ha luogo un curioso avvicendamento. CR7 ha smesso di piangere per il
dolore, si è alzato in piedi e si è messo a camminare su e giù per l’area
tecnica con la sua vistosa fasciatura. Man mano che i minuti passano, i suoi
compagni di squadra è a lui che prendono a fare riferimento piuttosto che al
tecnico Santos. Anche fuori gara e menomato, Cristiano conferma il suo carisma
di leader.
La gioia di Eder e di Cristiano Ronaldo |
Quando al ‘108 Guerrero
va a calciare una punizione dal limite per fallo di mano di Koscielny
(che pare più un fallo di Eder, ma la sorte confonde giustamente le idee al
pessimo Clattenburg), è Ronaldo a dirgli come e dove calciarla, e per poco il
piccolo Guerrero non sorprende Lloris.
Quando un minuto dopo Eder lascia partire
il tiro della sua vita e fulmina la Francia, è lui più che Santos a richiamare
subito i compagni a porre termine ai festeggiamenti e a disporsi alle barricate
degli ultimi dieci drammatici minuti.
Quando al ‘116 Guerrero resta a terra
dopo un salvataggio alla disperata, è ancora lui a rimetterlo in piedi e a
rispedirlo in campo a stringere quei denti che lui non può più stringere per
gli ultimi tre minuti più due di recupero. Quando finalmente Clattenburg
fischia la sospirata fine, è lui a partire a corsa alla testa dei compagni per
andare ad abbracciare quelli sul campo.
la gioia portoghese al fischio finale |
E’ lui, giustamente, ad alzare nella
notte di Parigi quella Coppa Delaunay che sognava da
quell’altra notte di Lisbona, quando l’aveva vista andare via in mani greche e
si era accasciato disperato sull’erba. E’ lui che probabilmente vince
definitivamente il confronto a distanza con Leo Messi per il
titolo di miglior giocatore del mondo. Di sicuro si guadagna il rispetto del
mondo per quel gesto compiuto alla vigilia di invitare la moglie di Stefano
Borgonovo, Chantal, ad assistere alla finale
promettendole inoltre il sostegno alla sua Fondazione contro la Sla.
Un gran giocatore ed un grand’uomo, a cui questa notte arriva meritatamente
quella che lui stesso definisce la più grande soddisfazione della sua vita.
Chissà come sorride Eusebio da
Silva Ferreira lassù su quella nuvola da cui ha assistito al trionfo
dei suoi nipotini. Sorridono in tribuna Manuel Rui Costa e Luis Figo, che
c’erano a Rotterdam ed a Lisbona nei precedenti assalti a questa coppa che
finora era stata per loro maledetta.
Sorridiamo tutti, perché nella notte di
Parigi che lentamente si stende su tutto il continente europeo ci scopriamo
tutti portoghesi.
Diceva Amalia Rodrigues:
"Non sono io che canto il fado, è il fado che canta in me".
CR7 alza la Coppa Henri Delaunay |
Questo talentuoso giocatore ha iniziato la sua carriera nello Sporting Lisbona. Quando era ancora molto giovane, il livello di gioco del calciatore era alto e le sue abilità e il suo dribbling potevano essere fonte di invidia per molti giocatori famosi.
RispondiEliminaCristiano Ronaldo non vede l'ora di indossare questa nuova maglie calcio a poco prezzo Juventus sul campo di gioco, per continuare a soddisfare le grandi ambizioni del club la prossima stagione. "