Cerco di ripensare il meno
possibile agli anni del Liceo e dell’Università. La nostalgia e la malinconia
sono brutte bestie, possono sbranarti. Gli anni della nostra vita che ormai
sono dietro le spalle, se i migliori o i peggiori non lo so. So solo che quella
vita non c’è più. Quella città non c’è più. Vorrei essere invecchiato assieme a
lei. Io sono invecchiato. Firenze invece è morta.
Avevo fatto il Liceo in Via
Martelli, al Galileo. L’Università la feci alla Cesare Alfieri, Scienze
Politiche, che allora era in Via Laura. Al piano di sopra c’era Legge, pardon,
Giurisprudenza. Metà dei miei vecchi amici di scuola era disseminata in quel
palazzo. La Monica era una di questi. Soltanto una di questi, purtroppo, perché ero giovane e timido.
La mattina andavo in Via Laura,
che ci fosse lezione o no. Ero privilegiato, nato e cresciuto a Firenze,
studiavo nella mia città. La maggior parte dei miei amici e compagni prediletti
negli anni universitari finì per essere gente che veniva da fuori.
Io prendevo l’autobus, montavo
sul 6, e lì cominciava l’avventura. Che ci fosse lezione o no, la méta era il Centro,
Via Laura, Piazza SS. Annunziata, Via Gino Capponi al baretto all’angolo. Oppure, nei primi tempi, al mitico Bar Lux di
Via Martelli, che aveva fatto da base a tutta la nostra adolescenza, formalmente
trascorsa nei locali dell’antistante Liceo Classico Galileo. Di fatto trascorsa
ospiti di Mario e Franco del Lux.
Se non c’era lezione, c’era da
studiare, o almeno da far finta. In Via Zannetti, da Federico (che poi trovò di
meglio da fare, e non sapremo mai chi ha fatto bene e chi ha fatto male, se io
a continuare o lui a darci un taglio, ma è giusto così) e da sua Nonna Roma (si
chiamava così, come uno dei grandi personaggi della commedia all’italiana), che
m’aspettava sempre con lo sguardo interrogativo e l’accento romanesco: “ ‘a fijo, che lo damo st’esame o nun lo damo?”.
Sotto c’era Nannucci Radio, che vendeva dischi. Intorno, il mondo. Tante sollecitazioni
per dei ragazzi che si affacciavano ad una vita che volevano viversi tutta,
appieno. Colazione da Scudieri in Piazza del Duomo, per cominciare. Vai a
studiare, dopo, se ti riesce.
Oppure in Via Nuova de’ Caccini. Il
prim’anno ci stava la Silvia, quella che poi ha fatto carriera come manager nella
Fiorentina. E che allora per dare l’esame di Economia Politica dovette raccomandarsi
alla Beata Vergine del Sacro Cuore, nonché al sottoscritto (a cui era andata
bene, passato al primo tentativo, mancava il titolare, il mitico,
squilibratissimo Nardozzi, con l’assistente me la giocai alla grande). L’altro
futuro manager viola, Sandro, era ad Economia e Commercio. Fratelli separati, almeno
di mattina. La sera era un’altra storia. La movida
fiorentina.
Al second’anno conobbi Gino, e di
lì si proseguì insieme. Non ho mai capito se da quel momento non si fece più
una mazza, oppure al contrario si proseguì in
tromba verso una laurea in pieno corso su cui non avrebbe scommesso
nessuno, in primis noi medesimi. Ricordo le prime lezioni, Storia delle
Dottrine Politiche, prof. Antonio Zanfarino. Il primo giorno sul significato di
Storia, il secondo su Dottrine, il terzo su Politiche. Ci risparmiò il delle. All’uscita dall’Aula Magna, il
leggendario Alfio, custode di tutti noi nei secoli dei secoli, ci rincuorava: “ragazzi,
venite qua, ci sono le dispense…..tutto scritto qui, per l’esame”.
Statistica lo levai dal piano di studi dopo mezz’ora di lezione. Politica Economica me lo fece togliere
la Silvia, per motivi altrettanto “di pelle”. Non era cosa per noi. Aveva
ragione lei. Saremmo stati ancora lì a cercare di darlo.
Al second’anno, il Johnny Depp de noantri, Leonardo Morlino, tenne il
più bel corso di Scienza della Politica
a memoria d’uomo. Le femmine erano estasiate per motivi carnali, noi maschietti
pendevamo dalle labbra del professore che ci spiegò come si passa Dalla Democrazia all’Autoritarismo, la
Guerra Civile Spagnola in slow motion.
Momenti di grande fosforo. Il titolare, Alberto Spreafico, sospetto tutt’ora
che fosse uomo addentro ai Servizi (non quelli igienici, facciamo a capirsi). Si
faceva vedere poco, era spesso a Washington, dice.
Al terz’anno, folgorati sulla Via
di Damasco, da Giorgio Spini ed Ennio Di Nolfo. Come a dire il meglio che può
toccare ad una giovane mente per ricevere una istruzione superiore. Erasmo da
Rotterdam e Tommaso Moro. Un anno passato velocemente, anche se detti nove
esami e non uscii di casa quasi mai. Ma come aveva detto Churchill, quella fu
per me l’ora più grande. O almeno, la
vissi così.
Spini non c’è più, Di Nolfo lo
trovate su Twitter. Allora mi
incuteva un certo timore reverenziale. Adesso è un gentilissimo signore che vi
risponde con cortesia, ricordando insieme a voi anni per i quali evidentemente
conserva una certa nostalgia anch’egli.
Formidabili quegli anni.
To be continued
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