Erano due amici fin dal tempo in
cui il loro connazionale de Coubertin aveva riportato in vita i Giochi
Olimpici, infondendo loro uno spirito dilettantistico puro che forse non era
esistito neanche nell’antica Olimpia. Il tempo in cui la Francia si illudeva
ancora di poter mantenere una grandeur che il campo di battaglia della Prima
Guerra Mondiale aveva mostrato essere anch’esso un ricordo del passato con
venature mitologiche, malgrado la vittoria. Il tempo in cui la Gran Bretagna
premeva per esportare il gioco che aveva reinventato (dopo gli esordi
rinascimentali fiorentini) nei propri colleges e farne il gioco più bello e più
importante del mondo, assumendone la guida proprio a scapito degli amici-nemici
d’Oltremanica.
Henri Delaunay e la coppa che porta il suo nome |
Jules Rimet ed Henri Delaunay
avevano fatto per il football quello che il barone de Coubertin aveva fatto per
gli sport olimpici. Gli avevano dato una organizzazione planetaria che ogni
quattro anni celebrava la propria liturgia e la propria apoteosi nel Campionato
del Mondo per Nazioni. Rispettivamente presidente della FIFA e suo braccio
destro per il continente europeo (l’UEFA come istituzione sarebbe arrivata solo
nel 1954), i due dirigenti sportivi francesi erano riusciti a spostare
l’attenzione degli appassionati dal torneo olimpico di calcio (l’ultimo nel
1928 ad Anversa l’aveva vinto l’Uruguay dei mitici Andrade e Petrone) al
mundial che ebbe luogo in prima edizione proprio nel paese sudamericano che era
considerato allora la Svizzera del Sudamerica, e che festeggiava nel 1930 il
centenario della sua indipendenza.
L’appetito vien mangiando, ed al
mondiale a cadenza quadriennale la FIFA ebbe l’idea di alternare campionati
continentali. Il Sudamerica aveva già la sua Copa de América fin dal 1916. Il
subcontinente latino-americano, che aveva smesso all’epoca di essere teatro di
sanguinose guerre di indipendenza e civili, aveva trasferito la propria
turbolenza endemica sui campi di calcio. La finale del 1930 tra Uruguay e
Argentina fu drammatica non tanto per il numero dei gol segnati (4-2 per i
padroni di casa) quanto per il numero dei morti e feriti che si registrarono
sugli spalti. La Copa inizialmente si giocava gli anni dispari, ogni due. Solo
in seguito la cadenza diventò quadriennale, sempre ad annate dispari per non
sovrapporsi né ai Mondiali né alle Olimpiadi.
Per l’Europa, la patria del gioco
e dello sport in genere in senso lato, il discorso era più complicato. Fino
agli anni Quaranta del secolo, gli istinti competitivi dei suoi abitanti si
erano sfogati sui campi di battaglia piuttosto che su quelli di gioco. L’idea
di un campionato europeo risaliva indietro tanto quanto quella che si era
concretizzata nella Coppa del Mondo, ma si dovette aspettare che si diradassero
i veleni lasciati in circolo dalla Seconda Guerra Mondiale perché potesse
diventare realtà anch’essa.
Se Jules Rimet (in qualità di
segretario FIFA) aveva dato il proprio nome alla Coppa del Mondo, ad Henri
Delaunay (primo segretario della neonata UEFA dal 1954) fu intitolato invece il
Campionato Europeo per Nazioni. A differenza del più celebre collega, Delaunay
non fu tanto fortunato da poter tenere a battesimo la propria creatura.
Scomparve infatti nel novembre 1955, quasi un anno prima di Rimet, ed il suo
testimone fu preso dal figlio Pierre, a cui toccò provvedere ai dettagli organizzativi
della Prima Edizione.
La coppa di Chobillon |
Tanto per cominciare mancava un
trofeo da mettere in palio. Qualcosa che potesse sollecitare l’immaginario
collettivo al pari della mitica Coppa Victory, poi diventata Coppa Rimet,
destinata ai campioni del mondo. La Coppa Henri Delaunay fu commissionata dal
figlio Pierre all’orafo parigino Chobillon, che la realizzò dal 1957 al 1959,
giusto in tempo per la disputa della prima edizione prevista per la primavera
dell’anno successivo.
Poi mancava un regolamento. Tanto
per mantenersi sul copione di un film già visto, alla prima edizione dettero
forfait nazionali del calibro di Germania Ovest, Italia e Inghilterra,
probabilmente per la concomitanza con l’Olimpiade di Roma. L’europeo nasceva
gravemente malformato, e per di più privo di tre potenziali paesi
organizzatori. Si optò pertanto per una formula leggera, con eliminatorie da
disputarsi tra andata e ritorno a casa dei paesi partecipanti, ed un girone
finale a quattro tra le vincitrici delle eliminatorie, da disputarsi nel paese
di una delle quattro.
In un modo o nell’altro, comunque,
l’Europa ebbe i suoi Championnats.
Il torneo poteva cominciare. L’albo d’oro e la Coppa Delaunay aspettavano di
iscrivere il nome della prima nazione vittoriosa.
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