E’ una sindrome incurabile, che
proviene da lontano. A “compagni” e “post-compagni” adesso rode
enormemente il fegato e brucia consistentemente il fondoschiena alla vista di Latorre
e Girone che tornano a casa. Ogni pretesto è buono per criticare: ma
la Pinotti non doveva abbracciarlo, ma lui non doveva fare quel gesto,
ma perché non c’era anche Latorre, ma perché non c’era Renzi, ma perché c’era
Renzi, ma perché il processo non si fa in India, ma perché non si fa la Coppa
UEFA…..
Negli anni settanta, la polizia
era fascista per definizione. I compagni avevano sempre ragione
anche quando sbagliavano. E magari, sbagliando, uccidevano. All cops
are bastards, l’unico poliziotto buono è quello morto, e via dicendo. In
quarant’anni, la premiata ditta fondata nel 1921 a Livorno non è
cambiata. Non può cambiare (aveva ragione Eltsin e torto Gorbaciov). Non
cambierà.
Per quella ditta, valeva la pena
che un funzionario dello stato si facesse ammazzare per liberare un personaggio
francamente equivoco e sordido come Giuliana Sgrena, una doppiogiochista
senz’altra patria che il suo immondo partito e le sue oscene amicizie. Mai
sentita una parola di cordoglio su Callipari, dai suoi amici. Tanto ci sono gli
americani a cui dare la colpa di tutto, dal Buco dell’Ozono alla eliminazione
della Fiorentina al primo turno della Coppa Italia. E’ un altro must,
americani ed ebrei sono altre bestie nere storiche, lasciate in eredità dal
fascismo al comunismo senza soluzione di continuità (ma del resto il 25 aprile
molti avevano la camicia rossa già pronta sotto quella nera).
Per quella ditta, l’ideale
sarebbe stato che Latorre e Girone fossero stati trucidati sul posto dai pirati
del Kerhala. Come facevano i tagliatori di teste Dayakhi di Salgari con
le giubbe rosse della Compagnia delle Indie. Altro che giusto processo,
sono gli stessi che se non ti fermi ad un posto di blocco ed il poliziotto
(giustamente) ti spara come da consegna chiedono l’incriminazione del
poliziotto. Per questi pirati della Malesia nostrani e moderni, i compagni
indiani hanno ragione a prescindere e Latorre e Girone sono due bastardi
assassini, per i quali era accettabile far sì che non rivedessero mai più la
loro casa e le loro famiglie.
L’ho detto tante volte, lo ripeto
a costo di venire a noia. Chi ha fatto il servizio militare con un minimo di
presenza di spirito, sa che cosa è successo ai due marò quella mattina sulla Enrica
Lexie. Sa che sbagliarono in tanti, dal comandante al ministro della
difesa, ma non loro due. Un militare in regolare servizio in quel momento ha
una consegna e delle regole di ingaggio da rispettare. Nient’altro.
La signora ministro Pinotti che
abbraccia Salvatore Girone sulla pista di Ciampino è un politico che per una
volta rappresenta tutto un popolo, in questo disgraziato paese. Io mi sono
commosso, e avrei voluto abbracciare personalmente Salvatore. Sono contento che
l’abbia fatto la signora ministro, al posto mio. Come fui contento – si fa per
dire in quel caso – che il presidente Ciampi appoggiasse le sue mani sulle bare
di quei poveri morti a Nasyriya, sulla stessa pista di Ciampino.
Magari anche allora la premiata
ditta Cialtroni dal 1921 era contenta di quei morti, una grande vittoria
dei compagni combattenti irakeni, ora e sempre resistenza, sul sentiero di Ho
Chi Mihn. Io no, mi onoro di appartenere a quella – credo – maggioranza del
popolo italiano che vorrebbe ancora stringersi attorno ai propri ragazzi in
divisa, quando tornano vivi e quando tornano morti. Che magari si arrabbiano
come belve quando la polizia commette un sopruso (perché quando ha una pistola
al fianco una mela marcia può fare danni irreparabili), ma che comunque stanno
con lo Stato perché non possono fare altro. Perché fuori, non c’è altro. Right or wrong, my country.
Credo che per una volta il MIO
Stato abbia fatto il SUO dovere riportando a casa i Fucilieri della NOSTRA
Marina. Gliene sono grato.
Da domani si ricomincia, ma oggi
a questo governo mi sento soltanto di dire grazie.